Come nel 2001, anche se un mese prima del voto (e non 5 giorni), Silvio Berlusconi annuncia di stare per presentare un nuovo contratto con gli italiani che prevede “subito l’abrogazione dell’Imu al primo Consiglio dei ministri dopo la vittoria”, seguito dall’impegno, “se gli italiani ci daranno la maggioranza, di dotare il governo degli stessi poteri che hanno le democrazie occidentali. Bisogna mettere uno stop alle intercettazioni se non per reati gravi e poi elevare il tetto di spesa in contanti”. La politica di rigore applicata a un’economia in difficoltà, ha aggiunto il Cavaliere, “ha prodotto lo sconquasso che vediamo”, quindi “occorre cambiarla diametralmente e l’unico modo è lavorare alla riduzione della spesa dello Stato”. Berlusconi, come anche gli altri in questa campagna elettorale, rinnova l’invito di “andare a votare e non disperdere il voto”, puntando la propria attenzione su coloro che ancora non hanno ben chiara la propria intenzione di voto. Gli indecisi sono tanti, spiega a IlSussidiario.net Arnaldo Ferrari Nasi, sondaggista e direttore dell’omonimo istituto di ricerca, ma non molti di più rispetto al passato.
Cosa può dirci a riguardo?
Attraverso rilevazioni condotte di recente possiamo notare una quota di indecisi che al momento si aggira intorno al 35-38%. Al contrario di quanto si possa pensare, parliamo di una cifra piuttosto frequente, già vista nelle precedenti elezioni.
Quanti erano in passato?
Nel 2008, a un mese dal voto, la quota degli indecisi si attestava intorno al 33%, leggermente inferiore a quella attuale ma comunque non troppo distante dai valori che registriamo oggi. Nel 2006, invece, l’anno in cui abbiamo assistito al rapidissimo recupero di Berlusconi, simile a quello che sta attuando anche in questa campagna elettorale, la quota degli indecisi era di poco inferiore al 30%. C’è però una differenza sostanziale tra queste elezioni e quelle passate.
Quale?
Attraverso un recente sondaggio abbiamo fatto una domanda riguardo l’auto-collocazione politica per capire la distribuzione al centro, a destra e a sinistra degli intervistati, una rilevazione che per certi versi risulta essere anche più stabile rispetto all’intenzione di voto. Nel 2006 coloro che si “sentivano” di centrodestra e di centrosinistra tutto sommato si equivalevano in un 49-51%, risultato che poi è effettivamente uscito dalle urne.
Quest’anno invece?
Come sappiamo, quest’anno troviamo la maggiore collocazione a sinistra e questo ha un significato particolare: gli elettori di centrosinistra sono più “convinti” della loro posizione, grazie in particolare alle primarie che abbiamo visto in questi mesi e al fatto che il partito non ha comunque subito scandali o particolari crisi come gli altri schieramenti. Gli elettori di centrodestra, invece, appaiono più indecisi e sono meno propensi a definire la propria appartenenza politica.
Al momento dove si trovano i maggiori indecisi?
Senza dubbio nell’area di centro, almeno secondo i dati in mio possesso riguardanti la seconda metà del 2012. Andando, anche in questo caso, a fare un paragone con gli anni passati, notiamo che nel 2010 gli indecisi presenti nell’area di centro erano al 30%, aumentati poi nel 2011 fino al 40% e arrivati attualmente a oltre il 50%. Bisogna però notare che proprio quest’area è quella che al momento offre all’elettorato la maggior offerta politica, tra piccoli e grandi partiti che in qualche modo qui si collocano, quindi è un numero che alla fin non stupisce più di tanto.
Chi ha attualmente le maggiori possibilità o capacità di attrarre gli indecisi?
Ad attingere maggiormente dalla quota di indecisi è proprio la lista centrista, seguita dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Potenzialmente, quindi, nel corso di questa campagna elettorale e grazie a tutta una serie di fattori, l’opinione pubblica potrebbe alla fine confermare la propria fiducia alla coalizione di Monti con una conseguente contrazione dei berlusconiani.
Quali sono le maggiori tematiche che in questo momento attirano gli indecisi?
Da Monti che afferma di aver ridato all’Italia una certa credibilità e stabilità, a Berlusconi che punta sulla riduzione della pressione fiscale e a Bersani che invece si rivolge al mondo del lavoro, l’82% degli intervistati (tra gli indecisi) spera semplicemente che l’Italia possa trovare una stabilità politica. Si tratta quindi di una risposta che, al momento, conferma parzialmente i temi affrontati da Monti.
(Claudio Perlini)