L’autocollocazione, cioè quanto ognuno di noi dice di sentirsi “a destra” o “a sinistra”, è uno dei valori più classici delle rilevazioni politiche ed è anche uno dei più stabili ed affidabili. E’ molto semplice da comprendere da parte di tutti gli intervistati, anche dalle fasce più anziane o meno istruite, ed è un concetto chiaro e sempre uguale nel tempo. Molto più ad esempio delle intenzioni di voto per i partiti, che vengono maggiormente influenzate dalle sigle, dai nomi dei leader, dalle alleanze, dalle contingenze del panorama politico.
E’ poi importante capire come, nei sondaggi politici, dichiararsi di centrodestra o di centrosinistra assuma una sfumatura molto importante: una valenza premiante o punitiva per l’area politica di appartenenza e di conseguenza per i partiti che la compongono. Può succedere che più elettori di una certa area (centrodestra o centrosinistra), scontente dall’operato dei partiti di riferimento, alla domanda sull’autocollocazione rispondano di non sapere o di non voler dire. Questo, a livello percentuale, indebolisce proprio quello schieramento ed ingrandisce quello avversario.
E’ proprio con questo parametro che ora si può fare un’analisi riassuntiva di questo quasi ventennio chiamato “Seconda Repubblica”. Alla vittoria di Silvio Berlusconi, nel 1994, l’Italia è ancora un paese che in maggioranza si definisce di centrosinistra (54%). Nel senso del “centrosinistra storico”, quello del pentapartito in opposizione al Pci/Pds. Il concetto di bipolarismo come oggi lo conosciamo sarà proprio il Cavaliere a portarlo una volta iniziata la sua carriera politica.
Con Dini, subentrato con il “ribaltone” nel ’95, la situazione non varia e L’Ulivo vince le elezioni l’anno successivo. Il Governo Prodi però, sebbene sia il primo governo di centrosinistra della storia della Repubblica, rimane spesso impantanato per via di tensioni interne. Ed ecco come l’opinione pubblica comincia a “punire” il centrosinistra consentendo un forte recupero al centrodestra a partire dal 1998. Da quando il Professore cade, si dice per il tiro orchestratogli da D’Alema e da esso sostituito, il centrosinistra diventa minoranza (48%).
Né la situazione muta con il Governo Amato, il quarto della legislatura, con la conseguenza che l’Italia si trova pronta per la vittoria della Cdl alle Politiche del 2001. Ma non appena questa vince, inizia a litigare. E subito dopo l’opinione pubblica si fa sentire: nel 2003 il centrodestra è al 48%, nel 2004 al 45%, nel 2005 al 43%. Nel 2005 la débacle della coalizione alle Regionali (12 regioni su 14 agli avversari) e di li a poco la caduta del Governo Berlusconi II. Nell’ultimo anno di legislatura, quello della grandiosa rimonta del Cav in campagna, vi è un sensibile recupero anche nel campo dell’autocollocazione. Ma non sufficiente e il centrosinistra, con L’Unione, nel 2006 va al governo.
Il Prodi II inizia ad operare da giugno e già a luglio sono accaduti due fatti che hanno fortemente scosso l’esecutivo, la questione dell’indulto e quella dell’invio dei militari in Libano, la cui gestione da parte della maggioranza non pare essere piaciuta alla cittadinanza. Il centrodestra è risalito al 52%. Prodi non riesce a governare, addirittura nel febbraio 2007 presenta le dimissioni (che poi ritira) con il centrodestra ormai al 55%. Il governo vivacchia ancora un anno per cadere il gennaio successivo e costringere il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere il 6 gennaio 2008. Il centrodestra è salito al 58% e la schiacciante vittoria del Pdl+Lega alle elezioni di quell’anno lo conferma.
Il dato si mantiene per tutto il 2009, si veda anche il buon risultato del centrodestra alle Europee e, nonostante sia già esplosa la questione Fini-Berlusconi, regge anche nel 2010 (discreto risultato alle amministrative). Nel 2011 la questione economica si fa pressante e diventano sempre più evidenti molte contraddizioni del governo in carica. Sempre meno cittadini hanno fiducia in Berlusconi e il centrosinistra inizia a risalire. A novembre Berlusconi si dimette e gli subentra Monti. Nel 2012 l’opinione pubblica ha scelto: il centrosinistra è maggioranza con il 53%. Il centrodestra ha perso più di dieci punti nel giro di due anni.
Il 24 febbraio si andrà a votare. Se consideriamo quale è oggi il mood degli elettori e visto quanto è regolarmente successo per tutte le elezioni precedenti, il risultato sembrerebbe scontato. Ma a questa tornata non si presenteranno due soli poli contrapposti, sarà per lo meno un duello a quattro, se non a cinque. Di questi, due (Grillo ed Ingroia) insistono maggiormente sull’elettorato di centrosinistra, parzialmente penalizzato anche da Monti, mentre gli altri due si dividono quello che era la Cdl. E’ probabile che si arrivi lo stesso ad una vittoria di Bersani. Ma, siccome la coalizione di Monti non sembra per ora essere stata premiata dai sondaggi, la rinnovata energia del Cavaliere in questo inizio campagna e considerando appunto l’erosione che il Pd subisce a sinistra e al centro, si potrebbe effettivamente arrivare ad un sostanziale stallo nel dopo voto.