Il programma-appello di Mario Monti è arrivato, il posizionamento del “nuovo centro” sponsorizzato dal professore dovrebbe chiarire l’arco dei concorrenti al nastro di partenza della cavalcata elettorale. Tuttavia, occorre fare attenzione alle sorprese, proprio mentre questa campagna elettorale si apre.  La sensazione è che malgrado i primi “incroci di lama” tra Silvio Berlusconi e Monti, tra Pier Luigi Bersani sia con Monti che, ovviamente, contro Berlusconi, il quadro politico italiano sia ancora in grande movimento e la sorpresa possa arrivare da un momento all’altro, magari dopo l’Epifania, forse nel giro di una settimana. Stefano Folli, ex direttore de “Il Corriere della Sera”, autorevole editorialista de “Il Sole24Ore”, ma soprattutto grande analista con un fiuto politico sopraffino, aspetta anche lui una sorpresa. Vediamo con ordine che cosa si sta profilando all’orizzonte, partendo dal programma di Monti.



Che ne pensa Folli ?

Il manifesto non poteva avere altro che quel profilo. E’ un appello a una scelta europeistica e, nei vari punti, rivolto soprattutto alla realtà politica ed economica italiana. E’ evidente che il superamento tra destra e sinistra, così come è stato posto dal premier, abbia una specificità tutta italiana. E’ ben diversa la dialettica tra socialdemocratici e democristiani tedeschi, così come tra laburisti e conservatori in Gran Bretagna. Non c’è dubbio che nel richiamo di Monti ci sia anche un avvertimento implicito: questa destra italiana, l’area moderata che ha gestito Berlusconi, e la sinistra sono due schieramenti di cui l’Europa non si fida. Quindi il bacino elettorale di Monti, in questa prospettiva, diventa più ampio rispetto all’attuale forza dei centristi classici di questi anni.



Qualche giorno fa, Roberto D’Alimento, ha stimato un bacino elettorale, quindi una potenzialità di voto del nuovo centro sponsorizzato da Monti intorno, anche un poco sopra, al venti per cento. E’ realistico? Condivide questa stima?

Credo che sia realistico. Del resto si comprende anche dal “manifesto” del premier quale è il suo modo di muoversi in campagna elettorale. Ha un obiettivo ben preciso: erodere voti al centrosinistra e soprattutto al centrodestra, andare a “pescare voti” nell’area del Pdl, nel partito di Berlusconi. In fondo l’obiettivo di Monti non è poi tanto segreto: è quello di sostituire Berlusconi nella leadership dell’area moderata. In questo modo anche Monti, se gli riesce questa operazione, non ricusa il bipolarismo.



In questa prospettiva, la partita si gioca facendo la somma dei voti di Berlusconi in confronto a quelli di Monti, E quindi il professore punta a prendere anche solo un voto in più del Cavaliere.

Questa è una parte importante, decisiva della partita in corso, nel senso che Monti vuole proprio sostituire Berlusconi come leader del centrodestra o comunque come leader dell’area moderata, vuol sostituire il polo berlusconiano. Ma c’è anche altro. C’è una partita con la sinistra. Che cosa si aspetta Monti per essere decisivo nel futuro della politica italiana? Che la sinistra non vinca contemporaneamente alla Camera e al Senato. Insomma se Monti diventa con il suo nuovo centro sponsorizzato un ago della bilancia, può poi giocare la carta della “grande coalizione” con la sinistra.

Ma intanto girano voci sulla candidatura a premier di Berlusconi. E’ da lì che può arrivare la sorpresa?

Io mi aspetto da tempo una sorpresa da parte di Berlusconi. Il Cavaliere non può rinunciare all’alleanza con la Lega Nord, c’è in ballo la Lombardia. Per questo la trattativa è ancora aperta. Tuttavia la sua candidatura a premier è contestata dalla base leghista. In tutti i casi la trattativa continua. E allora che cosa ci si può aspettare? Una classica “mossa del cavallo. Berlusconi potrebbe fare un discorso ponendo una distinzione: io faccio il leader della coalizione e un altro viene indicato come premier.

 

Un altro chi? Angelino Alfano?
 

Non credo. Ho ascoltato proprio oggi un discorso di Alfano da cui si percepiva proprio una distinzione tra capo della coalizione e candidato a Palazzo Chigi. Lo stesso Berlusconi, nella sua intervista a “SkyNews24” non ha ammesso che potrebbe anche rinunciare a fare il premier.

 

Proviamo a parlare di Giulio Tremonti. Si è smarcato con un suo movimento, pensa di presentarsi distinto ma insieme alla Lega, Conosce la  realtà della Lega Nord e anche del Pdl.

 

E’ questa indubbiamente la “mossa del cavallo”. La candidatura di Tremonti potrebbe effettivamente dare fastidio a Monti, potrebbe metterlo in imbarazzo. Tremonti gode ancora di un certo credito a livello internazionale. Il problema è che ci sono controindicazioni all’interno del Pdl, del partito di Berlusconi. A parte alcuni “nemici storici” di Giulio Tremonti presenti nel Pdl o nei “cespugli” del centrodestra, si calcola che ci sia almeno il 30 percento del Pdl che lo sopporta poco. La mossa sarebbe indubbiamente abile, abbastanza valida, ma è difficile da realizzare.

 

Forse perché il Pdl vedrebbe tutto questo come una cessione, quasi una subalternità ala linea della Lega.

 

Tremonti è uno degli autori del collegamento, dell’alleanza tra Lega e Pdl. Non c’è dubbio che una sua candidatura solleverebbe perplessità anche da questo punto di vista. Ma c’è d’altro canto la necessità per Berlusconi di chiudere un’alleanza con la Lega. Staremo a vedere come va a finire. Indubbiamente questa è una pista molto calda.


(Gianluigi Da Rold)