Mario Balotelli alla fine è un giocatore del Milan. Manca solamente l’annuncio ufficiale, ma sembra che la società rossonera e il Manchester City abbiano trovato un accordo sulla base di 20 milioni di euro per il cartellino dell’attaccante più 3 di bonus. Inizialmente, tra le mura di via Turati e non solo, riecheggiava il nome di Kaka, ora diventato invece possibile obiettivo dei russi dell’Anzhi. Eclissata questa ipotesi, quindi, la società rossonera ha concentrato le proprie attenzioni su Super Mario, nonostante gli esperti considerassero anche tale ipotesi estremamente improbabile: “Balotellli o Kakà? Nessuno dei due. Non è possibile in tempi come questi. Galliani spera sempre ma poi il linguaggio duro e inevitabile dei conti lo trattiene dall’operare”, diceva lo stesso Silvio Berlusconi meno di una settimana fa. E se Kaka, come ci ha recentemente spiegato il sondaggista Alessandro Amadori, sarebbe stato capace di attirare una cifra compresa tra i 50 e i 100mila voti in più per il partito del Cavaliere, con Balotelli la situazione non cambia poi di molto. IlSussidiario.net ha contattato nuovamente Amadori per un aggiornamento.
Cosa cambia adesso che nel Milan è arrivato Balotelli?
Quello che rimane è il cosiddetto effetto “grande campione”, quindi l’impatto di un acquisto così importante la cui notizia viene diffusa durante una campagna elettorale. Ciò che cambia notevolmente è invece il connotato simbolico di Balotelli rispetto a Kaka.
Cosa intende?
Kaka è universalmente considerato un giovane “gentiluomo” globale, internazionale. Balotelli, al contrario, è diventato un interessante simbolo che possiamo quasi definire nazionalpopolare, il simbolo di un nuovo tipo di Italia e di italiani.
Si spieghi meglio.
Alcune caratteristiche del giocatore sono in qualche modo tipicamente italiane, come l’impulsività, la passionalità e l’esclusività, ma Balotelli è allo stesso tempo un italiano proveniente da una cultura diversa. Quindi, in un certo senso, il vantaggio simbolico che Balotelli apporta al Milan, al suo presidente e di conseguenza anche a tutto ciò che ruota attorno a Berlusconi, è quello di mettere in luce un leader politico che sembra dimostrarsi aperto a un’italianità più moderna, fatta di culture diverse, ma caratterizzata dalla stessa passione per il Paese.
Sembrano quasi temi più da “sinistra”.
Proprio per questo, se effettivamente fosse un’operazione studiata a tavolino, l’acquisto di Balotelli sarebbe una mossa perfetta. Il problema di Berlusconi e dell’alleanza con la Lega è sempre stato quello di apparire appiattiti su posizioni antiquate, come il rapporto “medievale” con la figura femminile, la chiusura nel recinto difensivo di interessi localistici e così via. Con un’iniziativa del genere, quindi, se avesse davvero anche un fine elettorale, si potrebbe sfruttare l’effetto-evento aggiungendo però una valenza libera che può fare certamente bene a Berlusconi. In poche parole, è come se fosse una cosa di sinistra fatta da un personaggio di destra, il che non guasta.
Quanto potrebbe influire una mossa del genere in Lombardia, la regione in cui i seggi in palio al Senato sono più numerosi?
Bisogna innanzitutto sottolineare che quello che stiamo facendo è un ragionamento azzardato che va preso con molta prudenza, però possiamo dire che, nell’ambito di una situazione di tendenziale equilibrio in Lombardia, anche effetti emozionali di questo tipo possono esercitare un certo tipo di influenza.
Cosa significa in numeri?
L’impatto è più o meno quello che avrebbe generato l’acquisto di Kaka, quindi pari all’1% elettorale, ma non è facile dirlo. Certo, è anche possibile che siano solamente 4 mila voti e non 40 mila, ma come sappiamo un’elezione si può vincere o perdere anche con uno scarto minimo come questo. Quindi, nell’ambito di una strategia globale di competizione multicanale, anche l’acquisto di Balotelli può avere un ruolo nel determinare un equilibrio dinamico più favorevole al centrodestra. Volevo poi sottolineare un’altra cosa.
Cosa?
Che gli aspetti emozionali legati all’acquisto di un personaggio come Balotelli, di cui sto parlando, non rappresentano affatto un indizio di poca intelligenza o scaltrezza degli elettori, semplicemente perché vi è sempre un collegamento tra la politica e gli altri aspetti della vita.
In che senso?
La politica è un progetto che si costruisce pensando ad ogni aspetto possibile, quindi anche agli eventi sportivi, l’economia, lo spettacolo e così via. Se il leader di uno schieramento dimostra di avere una capacità progettuale elevata, di fare degli investimenti e delle scommesse anche su fronti extra politici, genera quello che in psicologia si chiama “effetto alone”, cioè una valutazione positiva che può riverberarsi, anche solo marginalmente, su altri aspetti. Proprio come l’intenzione di voto.
(Claudio Perlini)