Il presidente della Cei arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco rilascia un monito relativo alla campagna elettorale in corso. Evidentemente il continuo scambio di piccate battute fra i principali protagonisti della campagna elettorale stessa non piace all’alto prelato che chiede che essa venga condotta con toni più rispettosi di quanto fatto sino ad oggi. La campagna elettorale, ha detto parlando dopo un incontro con il presidente della regione Liguria Claudio Burlando, deve essere più costruttiva e rispettosa delle opinioni altrui. Giusta la dialettica, ha detto, ma si calmino i toni. Quindi ha rilasciato quelle che sono le priorità della Chiesa nei confronti di chi dovesse vincere queste elezioni (il 28 gennaio si terrà l’incontro della Conferenza episcopale italiana in cui è probabile si tocchi in maniera più approfondita tale argomento). Per Bagnasco, è auspicabile una riduzione della pressione fiscale, meno tasse cioè. La speranza e l’augurio, ha aggiunto, è che si possa avviare finalmente quella fase di crescita in cui tutti sperano e che in molti annunciano in modo tale che il peso delle tasse venga alleggerito. L’arcivescovo di Genova chiede anche un miglior utilizzo delle risorse a tutti i livelli e in tutte le forme. Tal miglior utilizzo, ha spiegato, deve essere “la via attraverso cui si possa arrivare a delle soluzioni che tengano insieme i servizi assolutamente necessari, le persone che lavorano e le articolazioni dello Stato e della società. Sono tre valori che devono essere tenuti insieme nel modo più virtuoso possibile”. Bagnasco ha poi speso qualche parola sull’increscioso episodio avvenuto ieri durante la partita di calcio Pro Patria – Milan in cui al calciatore di origine africana Boateng sono stati rivolti insulti e fischi di natura razzista. E’ il frutto  della cultura individualista, ha detto: “Più al mondo del calcio  il mio messaggio è rivolto al mondo in generale, alla nostra cultura, al nostro modo di stare insieme. Viviamo in una cultura che vede negli altri dei nemici potenziali”.



Per Bagnasco, il fatto di seminare una cultura individualista dove ognuno è per sé porta inevitabilmente a questa situazione. L’individualismo non libera la persona ha detto, ma la rinchiude in sé stessa e negli altri vede solo potenziali nemici.

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