Mario Monti ha svelato ogni ultimo segreto: nome della sua lista e anche il logo. Lo ha fatto presentandosi con quasi un’ora di ritardo a una conferenza stampa a Roma. La sua lista si chiamerà Scelta Civica con Monti mentre il logo, invero un po’ spartano, vede l’aggiunta di “per l’Italia” e un tricolore stilizzato su campo bianco. Svelato anche l’ultimo arcano: questa lista ci sarà solo per il senato mentre alla camera i partiti che lo sostengono correranno tutti con proprie liste, e cioè Futuro e Libertà e Udc. In realtà alla camera ci sarà anche una terza lista, quella cosiddetta degli esponenti della società civile, ovviamente tutte in coalizione tra di loro. La curiosità: il logo è stato ideato graficamente dalla stessa azienda che cura immagine e comunicazione di Nichi Vendola. Nel dettaglio il simbolo di Monti al Senato non conterrà la scritta “scelta civica” mentre la lista alla camera, ha detto lo stesso Monti, non presenterà al suo interno politici ma solo esponenti della società civile. C’è qualche polemica per il fatto che sia la lista di Fini che quella di Casini nel proprio logo non potranno scrivere alcun riferimento a Monti: lo dice infatti l’articolo 14 della legge elettorale che proibisce a più liste di presentare nei propri loghi i medesimi simboli grafici. Questo potrebbe portare confusione agli elettori che non riconoscerebbero così la propria intenzione di voto. Forse sarà possibile usare tali simboli alla terza lista in corsa, quella che fa riferimento al movimento “Verso la terza repubblica”. Confusioni elettorali a parte è adesso tutto pronto per Monti e i suoi sostenitori: esiste una lista, esiste un logo, si può andare a caccia di voti. Voti che ancora non è dato sapere quanto potranno essere nonostante i diversi sondaggi. Il leader dell’Udc Casini ha ricordato che se si ottiene un buon risultato alle elezioni senza vincerle, non sarà comunque un successo. Alla conferenza stampa di presentazione, l’ex capo di govenro ha annunciato poi che nei prossimi giorni saranno annunciati i criteri di candidabilità nelle liste.
In realtà ha già fatto sapere i principi cardine di tali criteri: “condanne e processi in corso, conflitti di interesse, antimafia, limiti legati all’attività parlamentare pregressa con massimo due deroghe per ciascuna lista”.