Continuano le scaramucce tra i vari candidati alla guida del prossimo governo in vista delle elezioni di febbraio. L’ultima battuta arriva dal segretario del Pd Bersani che prende di mira Mario Monti, sottolineando come la sua discesa in campo non sia una buona notizia per l’Italia. Inoltre, fa notare ancora Bersani, non si capisce come mai Monti adesso trovi tanti difetti nel Pd quando per oltre un anno, quando il Pd sosteneva il suo governo, c’erano solo apprezzamenti. Bersani era ospite ieri sera del programma Otto e mezzo ed è tornato sulle accuse di Monti relative ad alcuni aspetti del suo partito, definito conservatore nelle sue ali più radicali, in particolare Nichi Vendola e la Cgil. Nonostante questo, Bersani dice che i suoi veri avversari sono Pdl e Lega mentre per Monti, sentendosi sicuro della vittoria della sua coalizione, dice che potrà esserci la possibilità di dialogo e collaborazione anche dopo le elezioni. Non siamo settari, dice, e ci rivolgeremo anche alle forze che rimarranno fuori dal governo. Pronto anche lui dopo che Berlusconi aveva dato il suo assenso a un dibattito tv, Bersani spiega che le parole pronunciate da Vendola ieri (i ricchi devono andare al diavolo) erano solo una battuta, anche se ricorda che i ricchi devono restare in Italia (e non fuggire all’estero come sta succedendo in Francia) e pagare tutti le tasse. La sua proposta economica, ricorda, è che l’Imu vada alleggerita e che l’Irpef possa essere ridotta per i redditi più bassi e per il lavoro. Sul fronte elettorale invece, mentre Bersani ricorda che Renzi parteciperà alla campagna elettorale e annuncia la candidatura di un nome non ancora precisato da parte del mondo cattolico moderato, il Pd ha presentato ieri nelle proprie liste Gianpaolo Galli, attuale direttore generale di Confindustria. Presentato anche il numero due della Cisl, Giorgio Santini, nuovo candidato del Pd. Bersani ha poi rilasciato un commento anche sull’annuncio della nuova alleanza tra Pdl e Lega, definendolo un revival scontato e anche inquietante. Una alleanza ha detto che ha messo l’Italia nei guai durante il suo governo, ma allo stesso tempo si dice tranquillo: non potrà mai succedere che Berlusconi diventi di nuovo presidente del consiglio. 



L’accordo annunciato ieri tra Berlusconi e Maroni non ha però un punto comune sul canddiato premio della coalizione: Berlusconi vorrebbe Alfano, Maroni Tremonti. Entrambi però sono d’accordo ad aspettare l’eventuale vittoria prima di fare il nome ufficiale.

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