Il professore della Bocconi non ha mai nascosto un certo malessere per le consuetudini e la retorica della politica italiana. Seccature. Da ultimo, in occasione della presentazione del simbolo della sua lista, è apparso visibilmente infastidito dai giornalisti. Ai quali, pur trattandosi di una conferenza stampa, non si è degnato di rispondere neppure a una sola delle loro domande. Col ditino alzato, invece, a un certo punto li ha redarguiti: «Seduti!». Sta di fatto che, a scapito delle sue attitudini, sembra che in campo sia sceso sul serio. Tanto da aver deciso di sporcarsi le mani con la compilazione delle liste. Pratica che, normalmente, anche ai politici più navigati non può non provocare almeno qualche disgusto. Troppi interessi, debiti da onorare, richieste, compromessi ed equilibri di cui dover tener conto. Aldo Cazzullo, inviato de Il Corriere della Sera, ci spiega come sta evolvendo il centro.



Casini, ieri mattina, ha fatto sapere che il ritardo nella compilazione delle liste è meramente fisiologico. Tutti i candidati, non solo quelli della lista Monti, ma anche di Udc e Fli, saranno vagliati dal premier

Beh, in realtà, non c’è dubbio che qualche conflitto tra gli obiettivi dei partiti tradizionali, che devono salvaguardare dirigenti e potentati locali, avendo non pochi interessi sul territorio, e Monti, che si è impegnato a compilare liste il più possibile aperte alla società civile e con meno parlamentari possibili, ci sia, eccome.



Per il momento, sappiamo che tra i candidati della società civile della lista di Monti ci saranno Valentina Vezzali, Alberto Bombassei e Mario Sechi

Mi sembrano, anzitutto, nomi di grande livello: la Vezzali non è solo una tra le più grandi atlete italiane di tutti i tempi, ma è anche una donna che ha dato esempio di serietà e spessore morale straordinari; Bombassei è tra i più grandi imprenditori italiani; mentre il direttore de Il Tempo, benché abbia dei dubbi sul suo passaggio alla politica, è un ottimo giornalista.

Che dubbi?

In generale, un giornalista dovrebbe rimanere tale, e non scendere in politica. E’ pur vero che il caso di Sechi è a sé; fin dall’inizio, infatti, si è connotato per la sua militanza, schierando il Tempo a favore di Monti. In definitiva, mi pare che finora si siano scelti degli ottimi nomi. Ancora più di spessore di quelli scelti dal Pd. Nel Pdl, invece, per il momento assistiamo solo alla candidatura di persone che vogliono salvaguardare la propria poltrona.



Più in generale, il centro che va delineandosi si esaurisce nella sommatoria di Udc, Fli e la lista di Monti o sta per nascere un soggetto realmente nuovo?

La realizzazione di un’entità inedita è stata inficiata da due fattori; Monti aveva promesso che non si sarebbe candidato, ma l’ha fatto. Inoltre, a Casini e Fini è mancato il coraggio di costruire, per tempo, un nuovo soggetto politico che non si limitasse ad essere la somma di Udc e Fli, ma rappresentasse quel partito della nazione di cui a lungo avevano parlato, nell’auspicio che vi potessero confluire i moderati del Pd come Fioroni, o del Pdl, come Pisanu. In un partito del genere, Monti, ma anche Montezemolo, avrebbero potuto riconoscersi con più facilità rispetto all’attuale aggregato di liste.

Avrebbero dovuto fare il Ppe italiano, quindi?

Questo sarebbe stato più difficile. La costruzione del Ppe deve pur sempre fare i conti con il Pdl di Berlusconi. Invece, avrebbero potuto dar vita ad una formazione  di centro che, sicuramente, avrebbe avuto uno grande spazio elettorale. Detto questo, resto convinto del fatto che il centro prenderà comunque parecchi voti.

Perché?

Lo spazio elettorale di mezzo è piuttosto vasto: Berlusconi gioca palesemente in difesa, riagganciando la Lega; Bersani, invece, ha dato al Pd un’impronta decisamente di sinistra. Sia alleandosi con Vendola, che emarginando i riformisti, da Renzi a Veltroni, fino allo stesso Ichino che già se n’è andato.

Quindi, quanto potrebbe prendere il centro?

Al Senato, più del 15%. A quel punto, Palazzo Madama, la cui legge elettorale è diversa da quella della Camera, e prevede un premio su base regionale, sarebbe privo di una maggioranza politica. Il centrosinistra, (tenuto conto del fatto che il Pd non supererà il 30%) sarà quindi costretto ad accordarsi con Monti. E, con ogni probabilità, a cedergli il passo a Palazzo Chigi.

Monti, intervistato da Alessandro Banfi su TgCom24, ha fatto sapere che intende abbattere le tasse, che l’Imu ce l’ha chiesta l’Europa e che ha sempre combattuto, nella sua carriera europea, le lobby e i poteri forti. E’ semplicemente in campagna elettorale, o il Monti politico sarà diverso dal Monti tecnico?

Il passaggio dal Monti tecnico a quello politico è stato decisamente brusco. Il che giustifica dubbi del genere. Credo, in ogni caso, che più che le sue promesse in campagna elettorale, conterà il fatto che per una parte non trascurabile dell’elettorato continua a rappresenta serietà, stabilità e rigore; e, prendendo in considerazione i voti che gli arriveranno da sinistra (molti di più di quelli che, salvo qualche cattolico e qualche moderato, gli arriveranno dall’altra parte; per lo più, gli elettori del centrodestra continueranno a votare i propri partiti di riferimento), un argine alle frenesia di nuove tasse che il Pd intende introdurre.

Sempre a TgCom24 si è detto d’accordo con il Papa rispetto allo spread tra ricchi e poveri. Una consonanza tutt’altro che causale considerando che, fino a pochi giorni fa, Bagnasco, l’Osservatore Romano e Avvenire sembravano intenzionati ad appoggiarlo esplicitamente salvo il fatto che, il 7 gennaio, i cattolici di Todi hanno deciso di ritirare l’invito rivolto al premier (infine, il convegno è saltato); cosa sta succedendo sul fronte cattolico?

Credo che la Chiesa, benché le sue gerarchie non siano un monolite, non farà scelte dichiarate, ma darà una mano a Monti così come in passato l’ha data a Berlusconi. Presumibilmente, inoltre, l’invito è stato ritirato perché le aperture di Bagnasco e dell’Osservatore Romano sono state interpretare come un avvallo esplicito che non avrebbe dovuto essere dato.

Perché la Chiesa dovrebbe appoggiare Monti?

Probabilmente, lo considera un freno all’egemonia della sinistra, un interlocutore serio, affidabile, con ottime entrature in ambito europeo e tedesco e attento alle esigenze del mondo cattolico.

 

(Paolo Nessi)