Allo stato attuale il presidente del Consiglio Enrico Letta “non può chiedere la fiducia” perché “prima deve risolvere il rebus delle dimissioni dei suoi ministri, e solo dopo può chiedere alle Camere di esprimersi favorevolmente o meno rispetto al suo governo. L’alternativa è dimettersi”. A dirlo è Renato Brunetta, che in una lunga dichiarazione ha spiegato anche che la Costituzione, all’articolo 92, “prevede una determinata composizione del governo” (presidente del Consiglio e ministri che insieme formano il Consiglio dei ministri) che ottiene la fiducia delle Camere e tale fiducia è presunta esistente fino ad un espresso voto di sfiducia. “Il governo può ovviamente spontaneamente dimettersi e può anche compiere una verifica della fiducia attraverso specifiche votazioni fiduciarie”, prosegue Brunetta, ma “la delicatezza dell’attuale situazione consiste nel fatto che il governo si trova ad avere 5 ministri dimissionari, alcuni dei quali costituiscono organi necessari del governo stesso in quanto titolari di dicasteri con portafoglio”. Ecco allora che difficilmente si può dire che che il governo “sia perfettamente in grado di funzionare secondo un criterio di normalità”. È vero che le dimissioni non sono state ancora accettate, ma “il fatto che siano state presentate ha certamente una rilevanza giuridica”, si legge ancora. Dunque, secondo Brunetta, la situazione può essere risolta in vari modi: “a) con il ritiro delle dimissioni; b) col rigetto delle dimissioni (che potrebbero poi essere confermate dal proponente); c) con l’accoglimento delle dimissioni e la nomina dei nuovi ministri; d) con l’accoglimento e il conferimento dell’incarico di ministro ad interim (per i ministri con portafoglio); e) con la presentazione delle dimissioni dell’intero governo”. Più problematico è invece che il governo “chieda una conferma della fiducia senza chiarire preliminarmente al Parlamento su quale soluzione in ordine alla propria compagine ciò debba avvenire”. Potrebbe anche aspettare di risolvere il dubbio alla luce del dibattito parlamentare, ma “ciò che è certo è che non può chiedere un voto di fiducia prima di aver sciolto il nodo delle dimissioni”.



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