Notte di trattative convulse nel Pdl: Silvio Berlusconi sta incontrando in questi minuti Angelino Alfano a Palazzo Grazioli. Difficile trovare una ricomposizione dopo le rispettive e nettissime prese di posizione, ma la notte è ancora lunga e l’incontro fa pensare che i ponti tra i due non siano del tutto tagliati, anche se Il Giornale, in edicola domani, senza mezzi termini aprirà con un eloquente “ALFANO TRADISCE”. Nelle prossime ore – sicuramente domani mattina in Parlamento – sapremo l’esito di questo (forse ultimo) chiarimento tra i due.



La riunione a Palazzo Grazioli tra parlamentari Pdl e Silvio Berlusconi si è conclusa con un nuovo niet da parte dell’ex premier. Domani l’ordine del Cavaliere ai suoi fedelissimi è di togliere la fiducia al Governo Letta. Non sono note le reazioni di Alfano, Lupi e i 40 “dissidenti” alla notizia della decisione del leader.



-Fonti vicine al Premier Letta hanno diffuso la notizia che il Presidente del Consiglio in carica avrebbe rifiutato le dimissioni dei ministri Pdl. A questo punto si rafforza l’ipotesi che la fiducia del Governo sarà chiesta sull’attuale esecutivo, una configurazione quindi che allontanerebbe l’ipotesi di un rimpasto. 

Un nuovo vertice di partito ha preso il via in questi minuti a Palazzo Grazioli, ma di Angelino Alfano e delle altre “colombe” del Pdl pronte a votare la fiducia al governo Letta non c’è traccia, con un’unica eccezione. Alla riunione sono stati infatti visti Renato Schifani, Renato Brunetta, Sandro Bondi e Nunzia De Girolamo (la “colomba”), seguiti da Mariastella Gelmini, Raffaele Fitto, Maurizio Gasparri, Lucio Malan, Altero Matteoli e Niccolò Ghedini.



“Sono sempre stato del parere che non questo o quel gruppo, ma tutto il nostro partito debba votare la fiducia al governo. Oggi lo sono ancora di più”. Lo ha fatto sapere pochi minuti fa Maurizio Lupi, anche lui d’accordo con il segretario Pdl Angelino Alfano, il quale si è detto “fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti” (clicca qui per leggere la notizia).

Nell’incontro di questa mattina tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Enrico Letta si è configurato “il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell’azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014”. Lo rende noto una nota diffusa di recente dal Quirinale.

Quanti danni ha provocato all’Italia “un ventennio di assalto alla politica, alla società, all’economia, da parte dei cosiddetti magistrati democratici e dei loro alleati nel mondo dell’editoria, dei salotti, delle lobby?”. Se lo chiede Silvio Berlusconi in una lunga lettera inviata a Tempi, settimanale vicino a Forza Italia, che sarà pubblicata integralmente sul prossimo numero in edicola dal 3 ottobre e di cui sono stati anticipati ampi stralci. Sono in molti però a chiedersi quando la missiva sia stata effettivamente scritta e se, nel frattempo, la posizione del Cavaliere sia cambiata o meno dopo tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore (clicca qui per leggere la notizia).

Durante “un pranzo lungo e cordiale” svoltosi nell’appartamento privato del premier a Palazzo Chigi, Matteo Renzi avrebbe dato il suo via libera alla formazione di un nuovo governo Letta con l’appoggio dei dissidenti del Pdl. Niente trucchi o trabocchetti, avrebbe assicurato il sindaco di Firenze. Fonti vicine al presidente del Consiglio hanno fatto sapere che l’incontro “è stato concordato nei giorni scorsi” e che si è svolto in un “clima molto sereno” (clicca qui per leggere la notizia).

“Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti”. Lo ha detto il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Poco fa era stato invece il senatore Carlo Giovanardi a dire: “Abbiamo i numeri, siamo anche più di quaranta e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo”. “Per questo – ha aggiunto – voteremo la fiducia”.

Dopo mesi di indiscrezioni costantemente smentite, Marina Berlusconi avrebbe cambiato idea e sarebbe pronta a scendere in campo per prendere in mano le redini della nuova Forza Italia. Lo fa sapere l’agenzia di stampa Agi, citando fonti anonime del Pdl, secondo cui la primogenita del Cavaliere vorrebbe reagire in questo modo a tutti coloro che in queste ore si dicono pronti a voltare le spalle a Berlusconi e a votare la fiducia al governo Letta.

A confermare le voci circolate nelle scorse ore su una ormai imminente rottura nel Pdl è il senatore Carlo Giovanardi: “Abbiamo i numeri, siamo anche più di quaranta e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo”, ha detto l’esponente Pdl parlando con i cronisti fuori da Palazzo Chigi. “Per questo – ha aggiunto – voteremo la fiducia. Il problema dei numeri al massimo è degli altri”.

Anche il commissario europeo agli affari economici Olli Rehn ha voluto commentare l’attuale instabilità politica italiana, spiegando in un’intervista all’Ansa che “dobbiamo essere consapevoli che molto è in gioco ora per tutta la Ue: la ripresa iniziata è fragile, e soffrirebbe della continua instabilità politica con rischi non solo per l’Italia ma per tutta la zona euro”. L’Italia, ha poi aggiunto il Commissario Ue, “è la terza economia della zona euro e l’impatto di ciò che accade nel Paese non si ferma ai confini ma si sente in tutta l’Ue” (clicca qui per leggere la notizia).

Al termine del vertice Pdl a Palazzo Grazioli, si fa sempre più insistente la voce, che al momento non trova conferme, riguardo la possibile formazione di un nuovo gruppo parlamentare al Senato a sostegno del governo Letta. In particolare, sembra che almeno 25-30 senatori del Pdl sarebbero pronti a lasciare Silvio Berlusconi per formare un gruppo Pdl-Ppe, mentre i “fedelissimi” del Cavaliere confluirebbero nel nuovo progetto di Forza Italia. Questo nuovo gruppo potrebbe proporre a Letta un patto di legislatura fino al 2015.

Anche il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, ha voluto commentare in una recente intervista all’Ansa la possibile caduta del governo Letta: “L’Ocse – ha detto – ritiene che l’Italia stia recuperando e che la crescita possa riprendere a fine anno”, ma “l’attuale instabilità politica non aiuta questo cammino”. Per questo “noi speriamo – ha aggiunto Gurria – che la situazione in Italia si risolva il prima possibile, che vi sia una normalizzazione, anche se comprendiamo che la questione è complessa e che la decisione sul da farsi spetta solo agli italiani. Credo che se la questione politica sarà risolta si vedranno i risultati dei sacrifici che gli italiani hanno fatto in tutti questi anni”.

“Sono sicuro che Letta resterà presidente del Consiglio”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, a margine del meeting di Sant’Egidio. “In Italia – ha poi aggiunto – ci sono tre milioni di disoccupati, chi pensasse di far tornare il Paese in una condizione di precarietà e instabilità si fermi, perché realmente rischiamo di compromettere il lavoro realizzato con il contributo di tutti che può avere come esito buono aiutare l’Italia a venire fuori dai propri guai”.

“Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose”. Pertanto Daniela Santanché, come ha detto lei stessa di recente, offre “spontaneamente” la sua testa “al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi”.

Mistero sulle dimissioni chieste ieri da Silvio Berlusconi ai sottosegretari in carica appartenenti al Pdl. Lo aveva detto e annunciato ieri durante la riunione dei parlamentari Pdl, ma al momento non risultano pervenute. Lo dicono fonti qualificate: al momento non è pervenuta nessuna comunicazione del genere. Cosa significa? Una semplice impasse tecnica o un nuovo atto di ribellione che segnala la spaccatura all’interno del partito? (clicca qui per saperne di più).

Allo stato attuale il presidente del Consiglio Enrico Letta “non può chiedere la fiducia” perché “prima deve risolvere il rebus delle dimissioni dei suoi ministri, e solo dopo può chiedere alle Camere di esprimersi favorevolmente o meno rispetto al suo governo. L’alternativa è dimettersi”. A dirlo è Renato Brunetta, che in una lunga dichiarazione ha spiegato anche che la Costituzione, all’articolo 92, “prevede una determinata composizione del governo” che ottiene la fiducia delle Camere e tale fiducia è presunta esistente fino ad un espresso voto di sfiducia. Attualmente, invece, difficilmente si può dire che che il governo “sia perfettamente in grado di funzionare secondo un criterio di normalità” (clicca qui per leggere le dichiarazioni di Renato Brunetta).

“Domani sapremo se Letta avrà una maggioranza. L’alternativa sono solo le elezioni. Domani prenderemo atto se Letta risorgerà o se si andrà al voto”. A dirlo, a margine di un evento per Expo 2015, è il governatore lombardo Roberto Maroni, il quale esclude “un governo di scopo”. Anche nel caso in cui questo dovesse nascere, la Lega Nord comunque non ne farà parte: “Non esiste la nostra partecipazione, noi siamo all’opposizione”, ha detto Maroni.

Una caduta del governo creerebbe “enormi turbolenze politiche e sui mercati finanziari” non solo in Italia ma in tutta Europa. A dirlo, nel corso di una intervista all’Ansa, è il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz. Proprio adesso che nell’area euro è in atto “un modesto raddrizzamento economico che può portare più lavoro soprattutto ai giovani”, “ogni elemento che possa frenare questo processo è assolutamente superfluo. Dunque tutti quelli che domani voteranno per un governo stabile sosterranno il processo di rilancio in Europa”, ha aggiunto Schulz. Eventuali parlamentari del Pdl che voteranno a favore del governo Letta, si legge ancora nell’intervista, “non sono né traditori né eroi” ma “gente che, dopo tutto, si prende la sua responsabilità per il paese e per l’Europa”. Il presidente del Parlamento Europeo conclude quindi con un appello “ai colleghi del Parlamento” affinché “riflettano bene, abbiamo tutti insieme una responsabilità verso l’Europa”.

“Dopo quello che è accaduto ieri, dopo che il mondo economico, il Ppe, le associazioni dei commercianti e i sindacati ci chiedono di rimanere al governo, mi auguro che correggiamo l’errore politico fatto ritirando i ministri e che andiamo avanti in modo che ci sia un governo. Mi auguro che lo faccia tutto il Pdl e il presidente Berlusconi”. Queste le parole di Fabrizio Cicchitto a Montecitorio.

“La mia posizione la conoscete”. Maurizio Lupi si limita ad un brevissimo commento lasciando Montecitorio. A chi gli chiede se il governo Letta ce la farà ad andare avanti, lui risponde: “Io sono sempre ottimista, molto ottimista”. A Palazzo Grazioli, intanto, dove è in corso il vertice tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito, è arrivato anche Angelino Alfano. Partecipano alla riunione anche Renato Schifani, Renato Brunetta, Denis Verdini e Maurizio Gasparri.

“Mi auguro per l’Italia e per l’Europa che il governo Letta ottenga una piena fiducia dal Senato e dalla Camera”. A dirlo è il presidente della Compagnia delle Opere, Bernhard Scholz, secondo cui la stabilità politica “non è di per sé una garanzia per il superamento della crisi, ma ne è una precondizione indispensabile”, quindi la caduta del governo “farebbe perdere all’Italia il riconoscimento ottenuto per il lavoro fatto nel contesto europeo e internazionale e avrebbe una conseguenza certa”, quella di “mettere a repentaglio le condizioni per una ripresa e aumentare nei cittadini la sfiducia verso la classe politica” (clicca qui per leggere le dichiarazioni di Bernhard Scholz).

“Questo furto di conversazioni private è criminale. Chi lo compie è un criminale”. Questo il commento di Maurizio Gasparri ad Agorà sulla telefonata di Silvio Berlusconi trasmessa ieri sera da Piazzapulita. “Vi sembra normale che Berlusconi viva in questo modo?”, ha proseguito l’esponente del Pdl, “che si rubi una telefonata e venga divulgata in modo illegale? Berlusconi non credo che abbia offerto questa conversazione. La Costituzione tutela la privacy”.

“Personalmente non darei per scontata la rottura”. Intervistato da Il Mattino, l’ex ministro Gianfranco Rotondi (Pdl) ha spiegato che “il discorso di Berlusconi apre degli spiragli ai democratici per cui dipende moltissimo dal Pd”. Secondo Rotondi, infatti, “il nodo è che è fallita una società nella quale uno dei due soci voleva spedire in galera l’altro”.

Enrico Letta “non intende governare a tutti i costi”, quindi “o si crea una maggioranza forte, in grado di rispondere ai problemi del Paese con respiro fino alla primavera del 2015”, oppure “sarà meglio trarne le conclusioni”. Con queste parole il premier, secondo quanto si è appreso di recente, avrebbe confidato a più persone. “Non faccio cose rabberciate e tantomeno vado in giro a reclutare singoli parlamentari – avrebbe aggiunto il presidente del Consiglio -. Voglio il sostegno di un consistente fronte moderato. Se questo non arriva, e dovessi trovarmi costretto a governare con due-tre voti di scarto, mi dimetterò”. Il voto di fiducia previsto per domani, quindi, non è così scontato: Letta potrebbe tenere il suo discorso programmatico, ma se il Pdl reagirà come si teme allora salirà al Quirinale per dimettersi, ma senza essere sfiduciato. Questo potrebbe dunque aprire la strada a un eventuale Letta-bis. E’ scontro aperto, intanto, tra Silvio Berlusconi e il Quirinale, dopo la telefonata trasmessa ieri durante la trasmissione di La7 “Piazzapulita” tra il Cavaliere e un esponente del Pdl: “Mi è stato detto che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata”, dice Berlusconi parlando del risarcimento da oltre mezzo miliardo di euro per la vicenda del Lodo Mondadori. Dal Colle è quindi giunta l’immediata replica attraverso una nota ufficiale: “Quel che sarebbe stato riferito al Senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul Lodo Mondadori è semplicemente un’altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del capo dello Stato”. Per quanto riguarda il futuro politico italiano, è intervenuto su queste colonne Luciano Violante, ex presidente della Camera dei Deputati nonché uno dei dieci saggi per le riforme nominati da Napolitano: “O si riesce a trovare una maggioranza politica, e non soltanto numerica, che governi fino al 2015  – ci ha detto di recente – oppure è inutile cercare escamotage. Molto dipenderà da come si svilupperà il dibattito interno al Pdl, anche se ritengo che la maggioranza vada estesa a Sel e, qualora vi fossero le condizioni, a singole personalità del Movimento 5 Stelle in grado di separarsi dalla logica sterilmente antagonista dei loro leader”. Anche Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa, ha commentato l’attuale situazione, spiegando che in realtà “la questione è molto semplice. A me pare che se i cinque ministri e il gruppo dei dissidenti, ad eccezione di Cicchitto che ha riconfermato la sua posizione di dissenso, non hanno fatto sentire la loro voce, dobbiamo prendere atto che il Pdl è passato alla linea di Berlusconi”. Quindi mercoledì “Letta andrà al Senato; se il capogruppo Schifani confermerà la posizione di Berlusconi, Letta non aspetterà nemmeno di andare alla Camera e si dimetterà, aprendo la crisi di governo. Le consultazioni potrebbero sfociare in un nuovo incarico a Letta, nella nascita di un altro governo a tempo oppure nello scioglimento delle Camere”, ha aggiunto Sorgi.