Cose mai viste. I parlamentari grillini si ribellano ai capi. Si sarà guastato il chip di controllo a distanza. I senatori Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, dopo aver fatto approvare in commissione Giustizia un emendamento che abolisce il reato di clandestinità, e dopo esser stati gravemente redarguiti da Grillo e Casaleggio, si son pure permessi di fare spallucce, rimandare la questione all’assemblea grillina, e dirsi convinti che nessuno mai li espellerà. Il comico e il guru, dal canto loro, si sono espressi, in via del tutto inedita, con un post sul blog che reca la firma di entrambi: spiegando che la posizione dei senatori «in Commissione è del tutto personale, non faceva parte del programma. Non siamo d’accordo sia nel metodo e nel merito»; «l’M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo». Poco dopo, Grillo ha postato sul proprio blog un video che ricorda le procedura per mantenere un rapporto corretto tra eletti e cittadini. Cosa sta succedendo nell’M5S? Lo abbiamo chiesto al politologo Gianfranco Pasquino.



Come interpreta il gesto di Grillo e Casaleggio?

Entrambi cercano di mantenere il controllo capillare dei propri parlamentari. In questo caso, il merito della questione non ha avuto alcuna rilevanza. Si è trattato di un atto volto a indicare un metodo: “comandiamo noi. Voi non potete permettervi di fare niente che non abbia ricevuto la nostra preventiva approvazione”. Le sconfessioni servono esclusivamente a questo scopo.



Un tempo sarebbe bastato loro schioccare le dita per far rientrare i grillini nei ranghi.

Non mi stupisce. Rimanendo all’interno di un’istituzione come il Parlamento, anche i grillini hanno capito che se vogliono contare qualcosa – e non aver finora contato nulla dev’essere stato piuttosto frustrante – devono negoziare. Non è sufficiente pretendere la realizzazione del proprio programma, e rigettare tutto ciò che non ne fa parte. E’ necessario essere disposti a modificare il proprio punto di vista se gli avversari, a loro volta, vi si accostano. E’ molto più ragionevole cercare di fare passare i propri contenuti con l’aiuto degli altri e, se non ci si riesce, di individuare quelli più simili ai propri. 



L’opposto di ciò che, sin qui, la dottrina grillina ha professato.

Ci sono alcuni aggiustamenti determinati dalla circostanze e della struttura. Dalle circostanze, perché quando si ha l’occasione di poter votare un provvedimento sacrosanto come quello di ieri, non si può stare a sindacare sul fatto che fosse presente o meno nel programma; e dalla struttura, in tal caso rappresentata dal Parlamento. Intendo dire che chi, tra i grillini, ne fa parte, si è reso conto di come effettivamente esso funzioni, e di cosa comportino i meccanismi democratici.

Il movimento cambia, ma Grillo e Casaleggio restano uguali a se stessi. In un partito normale si arriverebbe alla scissione, alla rimozione dei capi, o alla rimozione degli insubordinati da parte dei capi. Cosa accadrà nell’M5S?

I capi, nel nostro caso, sanno che iniziano a disporre di armi spuntate. Non possono continuare a rimuovere chi non obbedisce. Non è un caso che le loro posizioni si siano tutto sommato addolcite, e le espulsioni non sono più continuamente all’ordine del giorno. D’altro canto, chi sta dentro si rende contro che si può essere in linea con i capi rispetto all’orientamento generale, ma decidere autonomamente nei casi particolari e concreti, senza che questo snaturi il movimento.

 

Lei parla di armi spuntate. Non crede che se ci fossero nuove elezioni, Grillo e Casaleggio potrebbero facilmente archiviare l’attuale gruppo parlamentare e scegliersene un altro?

La questione effettivamente è controversa. Indubbiamente, Grillo e Casaleggio potrebbero farli fuori tutti. Dopo un giro, basta, tocca ad altri. Tuttavia, se vogliono avere un gruppo di parlamentari minimamente esperti, buona parte di essi dovrà essere ricandidata.

 

Il meccanismo della parlamentarie, però, è tutt’altro che trasparente…

E’ vero. Ma è presumibile che gli attuali parlamentari siano stati in grado di mantenere un rapporto con chi li ha votati alle consultazioni interne. Tanto più che, in certi casi, si è trattato di poche decine di voti che ben difficilmente possono essere controllati da Grillo e Casaleggio.

 

Come finirà?

Non mi aspetto la rottura. Ci sarà qualcuno che farà la faccia feroce, qualcuno che chiederà l’espulsione di qualcun altro, e qualcuno che, avvilito, se andrà.

 

(Paolo Nessi)