“Anziché andare a pulire i bagni da don Mazzi, Berlusconi venga occuparsi di Ogm nella fondazione che dirigo”. E’ l’invito di Mario Capanna, storico leader del ’68 e presidente della Fondazione Diritti Genetici con sede a Roma. Per Capanna, “nessuno ha il diritto di ergersi a giudice nei confronti di Berlusconi, e la nostra offerta gli consentirebbe di trarre il positivo dal negativo di questa vicenda. Ritengo che sia sbagliato infierire di fronte a un uomo che è stato ed è tuttora molto potente, nel momento in cui si trova in un momento di difficoltà anche dal punto di vista psicologico”.
Capanna, perché ha deciso di invitare Berlusconi ha svolgere i servizi sociali nella sua fondazione?
Comunque la si pensi, questo signore ha esperienza politica. E’ stato un leader politico e ovviamente ha in mano una quantità rilevante di relazioni nazionali e internazionali. Non ha senso mandare un uomo così a svolgere i servizi sociali per pulire i bagni in una comunità di recupero per tossicodipendenti, perché sarebbe sprecato. Sempre per la stessa ragione non ha senso mandare Berlusconi ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada.
E quindi?
La nostra Fondazione ha deciso di proporgli una cosa che fosse all’altezza delle sue capacità, per chiedergli di occuparsi del nostro progetto principale, “GenEticaMente”. Il nostro obiettivo è fare di Roma la capitale euromediterranea della ricerca scientifica partecipata. In questo modo Berlusconi potrebbe fare del bene a sé, a noi e alla ricerca scientifica. Sarebbe quindi una scelta degna delle sue prerogative, della sua capacità e della sua esperienza. Berlusconi ha detto di non avere “bisogno di essere rieducato”.
Lei che cosa ne pensa di questa affermazione?
E’ un’affermazione di orgoglio comprensibile in una persona condannata. Noi non ci proponiamo alcuna opera di rieducazione, bensì offriamo una sorta di terza via. Da noi verrebbe per esempio a imparare che cosa sono gli organismi geneticamente modificati, come funzionano le biotecnologie e come incidono nell’ambiente e nella catena agroalimentare, tutti aspetti che in passato non abbia mai avuto tempo di approfondire.
Ma non le sembra un po’ troppo mite come pena?
Noi non possiamo erigerci a giudici nei confronti di Berlusconi. Di fronte a una persona così, che è stato ed è tuttora molto potente, nel momento in cui si trova in difficoltà anche dal punto di vista psicologico, non bisogna infierire. Sarà il giudice di sorveglianza che, posto che Berlusconi accetti la nostra proposta, valuterà se è una scelta adeguata, per quante ore al giorno dovrà lavorare e con quali modalità. Per il resto Berlusconi potrà avere la giornata libera, continuare a occuparsi delle questioni politiche e della gestione del partito, dei problemi del governo e della maggioranza. Io mi fermo al primo gradino, limitandomi a citare il detto evangelico: “Non giudicate per non essere giudicati”.
Lei ha scritto nel comunicato: “Tra condannati ci si intende meglio”. Che cosa intendeva dire?
Io lì mi riferivo semplicemente alla condizione oggettiva per cui Berlusconi è diventato mio “collega”, cioè a quella di condannato. Io però rivendico con orgoglio i “reati” per cui sono stato incarcerato, cioè le battaglie politiche del ’68, e credo che una sentenza per frode fiscale, anche se lui si dichiara innocente, non sia paragonabile a quella che mi ha riguardato in passato.
L’esperienza della condanna e della pena le ha insegnato qualcosa?
L’esperienza del carcere è a tal punto istruttiva che chi non ci è mai passato non può neanche immaginarlo. Aiuta la meditazione, e io non ho mai studiato tanto come quando ero a San Vittore. Bisogna tirare fuori il positivo dal negativo, questa è una prerogativa dell’intelligenza umana. Il presidente Berlusconi può a sua volta volgere in positivo come sua crescita e maturazione personale, nonché come sua dignità, questa vicenda che lo coinvolge negativamente.
(Pietro Vernizzi)