Due anni di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi. E’ la decisione della Corte d’appello di Milano, che ha ricalcolato la pena accessoria per il caso Mediaset come era stato richiesto dal procuratore generale Laura Bertolé Viale. Una decisione contro cui l’avvocato del Cavaliere, Nicolò Ghedini, ha annunciato che presenterà ricorso di fronte alla Corte di cassazione. Era stata proprio quest’ultima, al momento della condanna definitiva di Berlusconi a quattro anni di reclusione per evasione fiscale, a invitare la Corte d’appello a ricalcolare il periodo dell’interdizione. Inizialmente quest’ultimo era pari a cinque anni, ma la Suprema corte aveva cassato la pena accessoria con rinvio al tribunale competente.



Il procuratore Bertolé Viale aveva sottolineato che gli anni di carcere stabiliti nella sentenza erano pari a due terzi della pena massima prevista dalla legge. Anche la pena accessoria doveva dunque essere pari a due terzi. Ora la Corte d’appello avrà due settimane per depositare le motivazioni, quindi i legali del Cavaliere potranno presentare ricorso di fronte alla Corte di cassazione. La sentenza definitiva sull’interdizione dai pubblici uffici potrebbe arrivare nel prossimo inverno. Nel frattempo però la giunta per le elezioni del Senato e il plenum dell’aula dovranno comunque esprimersi sulla decadenza dell’ex premier. L’avvocato Ghedini ha spiegato che nel suo ricorso chiederà un ulteriore ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici e solleverà le questioni di costituzionalità relative alla retroattività della legge Severino.

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