Enrico Letta ha da poco concluso il suo intervento alla Camera dei deputati per la replica che precede le dichiarazioni di voto finali e il voto di fiducia, previsto intorno alle 21.00. “La questione della riforma dei regolamenti parlamentari è di competenza delle Camere, ma la reputo essenziale, fondamentale, fa parte dell’impianto complessivo delle riforme istituzionali”, ha esordito il presidente del Consiglio dopo che il tema era stato sollevato durante il dibattito da Elio Vito del Pdl. Spazio poi al nodo riguardante la legge elettorale, che secondo il premier “deve trovare un accordo che mette insieme la maggioranza parlamentare della camera e del senato. Se non c’è una maggioranza qui dentro le proposte presentate rimangono solo belle proposte: questo è il motivo per il quale io e il Pd non abbiamo dato il voto favorevole a quella mozione Giachetti, il tema è che se ognuno alza la sua bandiera la legge elettorale rimane ferma e non cambierà mai”. Poi aggiunge: “Sulla riforma della legge elettorale non si può giocare ad alzare ognuno la propria bandiera così non si va da nessuna parte; per fare delle cose si deve trovare una maggioranza”. Il premier, consapevole delle difficoltà, si mostra comunque fiducioso in una risoluzione positiva: “Non abbiamo risolto tutto, ma trovo insopportabile che si dipinga tutto ciò che si è fatto solo con il colore nero, ci sono state delle inversioni di tendenza”, annunciando tutti gli sforzi che l’esecutivo farà per tagliere il gravoso cuneo fiscale: “Voglio ripristinare la verità. Un miliardo e 700 milioni di tagli alle tasse, l’abbattimento di 3 miliardi di pressione fiscale in 5 mesi sono cifre che stanno nei conti”. Così Enrico Letta ha respinto le accuse fatte al suo esecutivo da alcuni senatori, fra cui esponenti del M5S, di avere aumentato le tasse ai cittadini”.



Il capo del governo si è poi rivolto all’onorevole Guidesi: “Non è vero quello che ha detto, noi abbiamo dato soluzione al problema dei testimoni di giustizia, e lo rivendico”. Ancora: “E’ stato detto che abbiamo aumentato le tasse e non abbiamo ridotto la spesa”, ma in realtà “possiamo vantare 3 miliardi di tasse in meno e 1,7 miliardi di spesa in meno. Per i poveri non abbiamo fatto nulla? – prosegue Letta – La carta sull’inclusione sociale è una scelta per la povertà assoluta con risorse importanti e abbiamo intenzione di continuare in questa direzione. Sono fatti e cose concrete. E poi le assunzioni dei giovani: mentre noi parlavamo, altri 1.500 ragazzi hanno trovato un posto di lavoro a tempo indeterminato”. Ancora: “ci sono state inversioni di tendenza. Per la prima volta si sono rimessi soldi sul diritto allo studio e per le borse di studio, risorse per abbassare i costi dei libri di testo, il fondo per la disabilità”. Insomma, “questi non sono discorsi, sono fatti concreti. E li preferisco rispetto ai titoli e alle bandiere”. “Abbiamo messo in campo provvedimenti che hanno un tasso di autoapplicatività superiore alla media degli altri governi, vicino al 75 per cento”, ha dichiarato il premier. “Questo significa che quello che si decide di fare non ha bisogno di mesi, anni” per essere applicato, “e non rischia di essere vanificato” dal fatto che “il governo caschi”. Il Paese, ha quindi concluso Letta, “non ha più pazienza, ma oggi è stato fatto un passo avanti”. “Sono convinto che oggi stiamo facendo un passo avanti molto forte, le nostre istituzioni avranno da guadagnarci dalla possibilità che le riforme si realizzino. Sono anche convinto che non abbiamo più tempo, la pazienza del Paese è finito. C’è un sollievo rabbioso nei messaggi che ho ricevuto rispetto alla giornata di oggi. Percepisco tutta la rabbia e l’attesa smarrita. Il governo è iperdeterminato a fare la sua parte, il governo è coeso”.

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