Era previsto l’incontro tra Berlusconi e Alfano non si è ancora svolto. Era previsto appena dopo il voto della Camera, ma a Palazzo Grazioli con Berlusconi si sono riuniti i falchi. Alfano invece sta partecipando a un incontro con i “dissidenti” e i ministri – neoconfermati – al Governo.
In seguito alle votazioni del Senato e della Camera sulla fiducia al governo, dall’Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica è stata diffusa la seguente valutazione: “L’essenziale è che il governo ha superato la prova, vinto la sfida innanzitutto per la serietà e la fermezza dell’impostazione sostenuta dal Presidente del Consiglio dinanzi alle Camere. In quanto alla prospettiva che si apre in uno scenario politico in via di mutamento, chiaramente il Presidente del Consiglio e il governo non potranno tollerare che si riapra un quotidiano gioco al massacro nei loro confronti”.
La Camera vota la fiducia al governo Letta, che vince con una maggioranza più ampia del previsto: 435 siì e 162 no. Al via il vertice a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi: Alfano non è arrivato, ci sono possibilità che non vi partecipi.
“Parlo a nome di oltre 20 deputati e degli oltre 20 senatori”, questo l’esordio di Fabrizio Cicchitto per iniziare il proprio intervento alla Camera dei deputati, in occasione delle dichiarazioni di voto sulla fiducia all’esecutivo Letta “Alfano ha rappresentato per tutti noi la linea politica rispetto alle contraddizioni che si sono venute a creare. Il nome di Angelino Alfano rappresenta per molti di noi il tentativo di costruire un centrodestra del futuro e che si misuri con i grandi partiti in Europa” Dalla colomba a un falco, le dichiarazioni ai cronisti di Daniela Santanché: “Voto la mia fiducia a Berlusconi non al governo Letta. Berlusconi al quale riconosco l’unica leadership, senza se e senza ma. Credo nel mio leader autorevole”. E alla domanda se il Pdl si sia spaccato ha risposto laconicamente: “Vedremo nelle prossime ore”.
Il cammino verso la creazione di gruppi autonomi dal Pdl si interrompe temporaneamente in attesa di scoprire l’esito del nuovo incontro in programma questa sera tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi. Intorno alle ore 21 è previsto il voto di fiducia alla Camera, subito dopo i due dovrebbero incontrarsi a Palazzo Grazioli. Secondo quanto si apprende da recenti indiscrezioni, sembra che durante l’ennesimo faccia a faccia Alfano andrà a chiedere al Cavaliere il “timone” del partito, o almeno questo è ciò che vorrebbero i tanti parlamentari vicini al vicepremier e al nuovo progetto che sta prendendo il via lontano dal Pdl. La riunione, in tutti i casi, sarà utile per chiarire una volta per tutte le rispettive intenzioni riguardo il futuro del partito e su quella che dovrà essere la linea politica.
Anche Renato Brunetta ha preso la parola in Aula in occasione delle dichiarazioni di voto che anticipano il voto sulla fiducia, previsto verso le 21: “Votiamo sì alla fiducia al governo a testa alta, nella speranza che ci possa essere un nuovo inizio”, ha confermato il capogruppo Pdl alla Camera rivolto a Letta (clicca qui per leggere tutte le sue dichiarazioni). “Abbiamo ancora speranza, al di là dei silenzi e dei distinguo e nonostante le provocazioni in aula, continueremo a darle la fiducia perché abbiamo un dovere nei confronti dei nostri elettori. Può esserci un nuovo inizio? Noi crediamo sia dovere di tutti noi, perciò a testa alta votiamo sì tutti insieme la fiducia al nostro governo, per realizzare il suo programma e il nostro programma, rispetteremo il contratto con gli italiani”.
Il Paese “non ha più pazienza, ma oggi è stato fatto un passo avanti”. lo ha detto il premier Enrico Letta nel corso del suo intervento alla Camera per la replica che precede le dichiarazioni di voto finali e il voto di fiducia, previsto intorno alle 21.00. (clicca qui per leggere tutti i passaggi del discorso di Letta alla Camera). “Sono convinto che oggi – ha aggiunto – stiamo facendo un passo avanti molto forte, le nostre istituzioni avranno da guadagnarci dalla possibilità che le riforme si realizzino. Sono anche convinto che non abbiamo più tempo, la pazienza del Paese è finito. C’è un sollievo rabbioso nei messaggi che ho ricevuto rispetto alla giornata di oggi. Percepisco tutta la rabbia e l’attesa smarrita. Il governo è iperdeterminato a fare la sua parte, il governo è coeso”.
“C’e una novità indiscutibile, che Berlusconi non è più componente indispensabile di questa maggioranza. Praticamente è come se non ci fosse”. Massimo D’Alema, a Bologna per presentare l’ultimo numero della rivista Italiani europei, commenta così il voto sulla fiducia a Letta e il clamoroso dietrofront di Silvio Berlusconi: “Ci saranno altri colpi di coda – ha aggiunto l’ex presidente del Copasir – ma mi sembra che il ruolo centrale e determinante di Berlusconi nella vita politica italiana sia stato molto ridimensionato da questa vicenda”. “Dicono che un uomo politico che non cambi idea vuol dire che non è intelligente, ma Berlusconi ha cambiato idea quattro volte nel corso della mattinata vuol dire che è un genio” (clicca qui per leggere la notizia).
– Il nuovo gruppo parlamentare composto dai “dissidenti” del Pdl potrebbe chiamarsi “Popolo della Libertà per Alfano segretario”. Lo rivelano fonti parlamentari, anche se la richiesta avrebbe suscitato alcuni dubbi soprattutto per il fatto che già esiste il gruppo Pdl “per Berlusconi presidente”. Tra poco, intanto, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo alla Camera, prenderà la parola anche Fabrizio Cicchitto, ormai diventato “capogruppo” della nuova formazione dei dissidenti Pdl. Come ha fatto sapere la presidente della Camera Laura Boldrini, Cicchitto interverrà “a nome di alcuni deputati che ne hanno fatto richiesta nelle more della costituzione di un gruppo parlamentare”.
“La questione della riforma dei regolamenti parlamentari è di competenza delle Camere, ma la reputo essenziale, fondamentale, fa parte dell’impianto complessivo delle riforme istituzionali”, esordisce il presidente del Consiglio, dopo che il tema era stato sollevato durante il dibattito da Elio Vito del Pdl. Spazio poi al nodo riguardante la legge elettorale, che secondo il premier “deve trovare un accordo che mette insieme la maggioranza parlamentare della camera e del senato, se non c’è una maggioranza qui dentro le proposte presentate rimangono solo belle proposte: questo è il motivo per il quale io e il Pd non abbiamo dato il voto favorevole a quella mozione Giachetti, il tema è che se ognuno alza la sua bandiera la legge elettorale rimane ferma e non cambierà mai”. Poi aggiunge: “Sulla riforma della legge elettorale non si può giocare ad alzare ognuno la propria bandiera così non si va da nessuna parte; per fare delle cose si deve trovare una maggioranza”.
Enrico Letta ha ripreso a parlare da pochi minuti alla Camera dei deputati per la replica che precede le dichiarazioni di voto finali e il voto di fiducia, previsto intorno alle 21. Nel dibattito che ha preso il via da poco interverrà anche Fabrizio Cicchitto “a nome di alcuni deputati che ne hanno fatto richiesta nelle more della costituzione di un gruppo parlamentare”, come ha sottolineato la presidente Laura Boldrini. Cicchitto, come detto, dopo il braccio di ferro a Palazzo Madama, si è discostato dalla linea berlusconiana formando un nuovo gruppo forte di 26 deputati esuli dal Pdl. Nell’aula di Montecitorio Cicchitto ha anche ricevuto uno scrosciante applauso da tutti i banchi del centrosinistra, deputati del Partito Democratico in primis, nel completo e indifferente silenzio del settore opposto dove erano seduti i suoi ormai ex compagni di partito del Popolo delle Libertà.
“Berlusconi è stato così generoso per il Paese, ha votato la fiducia e adesso non c’è l’unità? Non ci credo”. Daniela Santanchè, parlando con i giornalisti a Montecitorio, si è detta amareggiata del fatto che molti parlamentari del Pdl vogliano voltare le spalle al Cavaliere e creare un nuovo gruppo. “Dopo l’atto di generosità del presidente Berlusconi, non voglio credere che qualcuno lo stia facendo”, ha detto ancora. Quella di oggi, ha spiegato la Santanchè, “è stata una giornata drammatica, traumatica e non so sarà bella per gli italiani e per il futuro del Paese. Vedremo, il tempo è sempre galantuomo”.
– “Nulla potrà essere come prima. Capisco l’imbarazzo di chi in quest’aula ha provato ad arrampicarsi sugli specchi. Ma nulla sarà più come prima”. Queste le parole del capogruppo del Partito Democratico alla Camera Roberto Speranza durante il suo intervento in Aula, nel corso del quale ha invitato Berlusconi a “chiedere scusa agli italiani”. Nelle ultime settimane si sono sentite “parole pesanti, inaccettabili, come macigni”, tra cui golpe, colpo di Stato, dimissioni dei parlamentari. “Ci sono stati attacchi quotidiani al nostro presidente della Repubblica. Al quale va il nostro più forte sostegno perché lui è il faro vero della nostra democrazia”, ha aggiunto Speranza.
Battibecco nell’Aula del Senato tra Domenico Scilipoti e il presidente dell’Assemblea di Palazzo Madama Pietro Grasso. Il senatore ha cominciato a inveire rumorosamente all’indirizzo del premier Letta che in quel momento stava replicando al termine del dibattito. Scilipoti è stato quindi subito ripreso da Grasso, che ha cercato di zittirlo, ammonendolo: “Lei non ha la parola, senatore Scilipoti”. Imperterrito, però, Scilipoti ha proseguito nella sua invettiva (clicca qui per leggere la notizia e vedere il video).
– L’eventuale formazione di un nuovo gruppo alla Camera è l’iniziativa “dei parlamentari che non conosco. Quello che so è che i membri del governo ne sono estranei e non si sono mossi”. Questo il commento del ministro Gaetano Quagliariello, rispondendo alla domanda dei cronisti a Montecitorio. Sulla stessa linea anche il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo, che su Twitter ha comunicato che “oggi non si è mai parlato di nessun nuovo gruppo parlamentare”. “Sono e resto nel gruppo parlamentare Pdl”, ha aggiunto.
“Penso che sia molto importante essere qui, a patto che il risultato del voto di stamane sia come lo intendo io”. Lo ha detto Enrico Letta durante il suo intervento alla Camera. Il voto di fiducia, ha aggiunto il premier, “ci sarebbe stato comunque, ed è un risultato rispetto al quale ho intenzione di lavorare mantenendo il punto fermo detto stamane: non esiste un collegamento tra le vicende giudiziarie e la vita del governo”. “Ho detto che non avrei governato a tutti i costi, lo dico e lo penso veramente, perché so la complessità degli impegni che abbiamo davanti” e “quindi sapevo che non c’era altra possibilità di chiedere un chiarimento senza se e senza ma”, ha affermato il presidente del Consiglio, secondo cui “l’Italia ha bisogno di un governo nel pieno delle sue funzioni con una chiara maggioranza che lo sostiene”.
La scissione è ormai ufficiale: dalla conferenza dei capigruppo è emerso che il nuovo gruppo formato da deputati del Pdl sarà composto da 26 parlamentari e che potrebbe intervenire già oggi in aula durante il dibattito. Il primo firmatario è Fabrizio Cicchitto, colui che poco fa aveva inviato alla presidenza della Camera la richiesta di costituzione di un gruppo autonomo in vista delle comunicazioni del premier Enrico Letta a Montecitorio (clicca qui per leggere la notizia).
Dopo la fiducia incassata al Senato, è iniziato l’intervento del presidente del Consiglio Enrico Letta in aula alla Camera: “Non voglio esser un premier che sta qui per forza perche non si può votare perchè non c’è una nuova legge elettorale. La democrazia non funziona cosi”, ha detto, spiegando che se si vuole anticipare i tempi è possibile “fare il referendum da qui a 12 mesi e entro la fine dell’anno prossimo avere la formalizzazione della riforma”. Quello che serve è “un impianto equilibrato e funzionante che non deve far paura a nessuno perché non tocca nessuno dei principi fondamentali” ma che agisce sulla riduzione dei parlamentari. “Si può fare subito – ha detto Letta – si può pensare addirittura di anticipare”.
Nonostante il ripensamento di Berlusconi, Roberto Formigoni sembra intenzionato ad ufficializzare la scissione: “Con Alfano ho avuto un rapidissimo scambio di battute” e “ci siamo dati appuntamento a questa sera per esaminare la situazione”, ha detto ai microfoni del Tg3, sottolineando che l’idea del gruppo autonomo rimane tuttora in piedi. Si tratta di una “scelta molto più rocciosa della decisione all’ultimo momento del Pdl di votare per il Governo”, ha spiegato Formigoni, la cui ipotesi “è quella di dare vita a un nuovo gruppo e poi decidere il nome”. Di diverso avviso il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani, il quale si augura “fortemente” che questo non avvenga e “che non ci siano diaspore”.
“Grande”. E’ questa la parola che il premier Enrico Letta sembra sussurrare nel momento in cui Silvio Berlusconi termina il discorso durante il quale ha annunciato di aver “deciso non senza interno travaglio di esprimere un voto di fiducia” al governo. Il presidente del Consiglio, ripreso dalle telecamere interne del Senato, si volta poi sorridente verso Angelino Alfano, seduto al suo fianco, l’unico componente del governo che ha successivamente applaudito Berlusconi.
Brutto episodio stamane nell’Aula del Senato, nelle ore in cui si è deciso il futuro del governo Letta. Tra gli altri è intervenuta anche l’ex senatrice del Movimento Cinque Stelle Paola De Pin, una delle “dissidenti” poi uscita e passata al Gruppo Misto. Dopo aver annunciato di voler votare la fiducia a Letta, i grillini hanno reagito in massa, insultandola: “Venduta”, le hanno gridato (clicca qui per leggere tutta la notizia e vedere il video). La senatrice, terminato il discorso, è scoppiata in lacrime.
Sembra che siano sei i senatori del Pdl che non si sono presentati alle due chiame per il voto di fiducia: Sandro Bondi, Remigio Ceroni, Augusto Minzolini, Alessandra Mussolini, Nitto Palma e Manuela Repetti. Da Palazzo Madama è intanto arrivato il via libera al governo Letta: 235 voti favorevoli, 70 contrari e nessun astenuto. 307 i senatori presenti in Aula.
Silvio Berlusconi contestato all’uscita del Senato. Un gruppo di persone che si trovava dietro le transenne, vedendo il Cavaliere uscire gli hanno rivolto alcuni “buu”, “vai via” e “buffone”. Il leader del Pdl si è reso protagonista anche di un siparietto con Pier Ferdinando Casini. Scherzando, il leader centrista gli si è avvicinato dicendogli: “Pensavo ti fossi rimbambito”. L’ex premier ha quindi replicato: “Metti giudizio tu”.
Il governo Letta incassa la fiducia del Senato. I voti favorevoli sono stati 235, quelli contrari 70, nessun astenuto.
L’improvviso dietrofront di Silvio Berlusconi non fa altro che “nascondere la sconfitta politica, che ha un volto chiaro”. A dirlo è il capogruppo al Senato del Pd Luigi Zanda, il quale durante il suo intervento ha anche sottolineato che “noi viviamo tempi di grande volgarità e così non dovrebbe essere”, rivolgendosi a Sandro Bondi e scatenando la bagarre in Aula. (clicca qui per leggere la notizia) “Oggi si è formata una nuova maggioranza politica – ha detto poi Zanda – indipendentemente da tutte le operazioni tattiche e furbesche che contrastano con le parole e i gesti gravissimi che abbiamo ascoltato in questi giorni. E il voto che si aggiunge ora ha un senso chiaro: nascondere la sconfitta politica che ha un volto chiaro”. Ha commentato l’intervento di Berlusconi anche Maurizio Sacconi, tra i 23 “dissidenti” del Pdl: “Siamo felicissimi di questo esito, evidentemente siamo stati convincenti”, ha detto. “Sono contento: Alfano ha dimostrato il quid e Berlusconi rimane la figura carismatica”, ha aggiunto, ribadendo di essere soddisfatto “che il centrodestra italiano abbia fatto la scelta giusta”.
Silvio Berlusconi ci ripensa: “Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni di Letta. Abbiamo ascoltato i suoi impegni. Mettendo insieme tutte queste aspettative, il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo e di riforme, abbiamo deciso non senza interno travaglio di esprimere un voto di fiducia”, ha detto il Cavaliere intervenendo al Senato.
Mentre Silvio Berlusconi, insieme al gruppo Pdl, ha confermato l’intenzione di votare “no” alla fiducia al governo Letta, la scissione è di fatto compiuta attraverso la nascita di una nuova maggioranza. Sono infatti 23 le firme di senatori appartenente al Pdl e a Gal sul documento per il “sì” alla fiducia al premier, raccolte dal ministro per le riforme Gaetano Quagliariello fotografato a Palazzo Madama con l’inequivocabile lista tra le mani (clicca qui per consultare la lista dei nomi dei dissidenti del Pdl).
“Stanotte non ho dormito, perché avevo la percezione che oggi sarebbe stata una giornata dai risvolti storici, per certi versi drammatici”. Con queste parole, il premier Enrico Letta ha aperto la propria replica, tornato nell’Aula del Senato prima del voto di fiducia. “Oggi siamo ad passaggio che cambia la natura del governo – ha aggiunto – e ci porta davanti a noi obiettivi difficili perché cambiano i numeri, per la situazione economica e perché gli obiettivi sono delicati, a partire dal semestre Ue”. A riguardo, Letta ha espresso il suo desiderio di vedere “un’Italia all’attacco in Europa e non un’Italia che fa la parte di chi sta dietro la lavagna perché non ha fatto i compiti, ma che torni ad avere il ruolo che ci compete” (clicca qui per leggere la notizia).
Sarà Renato Schifani a parlare nell’Aula del Senato per il Pdl. Non interverrà dunque il presidente Silvio Berlusconi, come inizialmente previsto, ma il capogruppo del partito a Palazzo Madama. Secondo quanto riportato sull’elenco degli iscritti a parlare, per il Partito Democratico parlerà il capogruppo Luigi Zanda, mentre per Scelta Civica toccherà al leader Mario Monti. Intanto Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, ha parlato di una “riunione con una discussione seria e approfondita, con molti colleghi senatori che hanno preso la parola, e alla fine è stato deciso di votare la sfiducia, una scelta di coerenza”.
Enrico Letta è tornato a parlare in Aula per la replica: “Stanotte non ho dormito – ha esordito il premier – perché avevo la percezione che oggi sarebbe stata una giornata dai risvolti storici, per certi versi drammatici”. “Se in questi giorni abbiamo tenuto la posizione che abbiamo tenuto”, ha aggiunto, è perché è “meglio cadere che soluzioni di basso profilo” (clicca qui per leggere il discorso integrale di Letta di questa mattina nell’Aula del Senato).
“I destini sono separati. Fine”. Queste le parole della deputata del Pdl Maria Stella Gelmini a commento della risoluzione presentata a favore della fiducia al governo Letta, firmata da 23 senatori Pdl. “È già pronto il nuovo gruppo. Ma di che parliamo?”, ha aggiunto. Intanto, sembra che il gruppo del Pdl abbia deciso di votare per alzata di mano se dare o meno la fiducia all’attuale esecutivo. Nessuno avrebbe optato per il “sì”, quindi è passata la decisione di procedere con la sfiducia.
Silvio Berlusconi, al termine della riunione con il gruppo del Pdl, ha confermato l’intenzione di votare “no” alla fiducia e di non lasciare l’Aula: “Se uscissimo fuori sarebbe un gesto ambiguo e gli elettori non lo capirebbero”, ha detto il Cavaliere bocciando l’ipotesi avanzata da una trentina di senatori Pdl di abbandonare l’Aula al momento del voto sulla fiducia.
Silvio Berlusconi starebbe valutando la possibilità di intervenire personalmente nell’Aula di Palazzo Madama. Il leader di Forza Italia, ancora riunito con i senatori del centrodestra nel vertice di partito, potrebbe pensare di ritornare sui suoi passi e votare la fiducia all’attuale esecutivo. Alla riunione sono da poco arrivati il capogruppo Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e la portavoce del gruppo Mara Carfagna.
Sandro Bondi, senatore e coordinatore del Pdl, attacca il “dissidente” Fabrizio Cichitto: “Non ho mai voluto replicare a Cicchitto avendo cura di conservare vecchi rapporti di amicizia. Visto per che lui non si fa scrupolo di venir meno a ogni memoria di amicizia e non esita ad accusarmi di stalinismo sapendo di mentire e di offendere la mia limpida storia personale, mi auguro solo che la sinistra che ora lo ha assoldato non lo accusi più, di essere un ‘piduista’ come ha fatto finora”.
“Di fatto è stata depositata la risoluzione” a favore del governo Letta. Lo ha annunciato Maurizio Lupi, parlando con i giornalisti al Senato. “Ora decidono”, ha aggiunto Lupi riferendosi al gruppo Pdl riunito insieme a Silvio Berlusconi (clicca qui per leggere la notizia). Il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, ha invece risposto ai cronisti che gli chiedevano se sarebbe contento di un ripensamento del Cavaliere: “Sarei contento. Avremmo risparmiato tutta questa settimana e avrei dormito di più”, ha detto, aggiungendo: “Ci sono anche favole a lieto fine”.
Anche Roberto Formigoni volta le spalle a Berlusconi: “Nel pomeriggio daremo vita a un gruppo autonomo chiamato “I Popolari”, ha annunciato ai giornalisti presenti in Transatlantico, decretando così la sua scissione dal gruppo. E precisa: “Restiamo alternativi al centrosinistra, collocati nel centrodestra”. Certo, ha aggiunto l’ex governatore lombardo, “colpi di scena sono sempre possibili”, ma anche se Berlusconi dovesse ripensarci e votare la fiducia “noi faremmo comunque i gruppi autonomi, per una questione di chiarezza” (clicca qui per leggere la notizia).
“Non parteciperò al voto, sarò in Aula ma non parteciperò. Per coerenza. Non ho votato la fiducia al governo Letta prima non vedo perché dovrei farlo adesso”. A dirlo è Giulio Tremonti, senatore Gal, parlando con i giornalisti a Palazzo Madama. “Ho però l’impressione che l’insieme sia una situazione tragicomica. Non so quanto tragica e quanto comica, ma direi più comica”, ha aggiunto. Iniziato il dibattito in Aula, invece, Pier Ferdinando Casini ha invocato una “risposta chiara, limpida e netta da parte delle Camere”, dicendosi convinto “che il consenso al presidente del Consiglio sarà amplissimo” (clicca qui per leggere la notizia). “Mi auguro – ha aggiunto il leader centrista – che l’ampiezza non penalizzi la chiarezza perché non possiamo più continuare in una sorta di campagna elettorale perenne”.
Sarebbero almeno 23 i sostenitori della risoluzione della maggioranza per sostenere il governo Letta. Le firme, secondo quanto si apprende fino ad ora, sono quelle dei senatori del Pdl e del gruppo Gal (Gruppo grandi autonomie e libertà), ma non si esclude che potrebbero aggiungersene altri. Intanto, dopo circa 48 ore dall’invito di Berlusconi, si sono dimessi soltanto due sottosegretari del Pdl, cioè Michaela Biancofiore, con delega alla Pubblica amministrazione, e Simona Vicari, con delega allo Sviluppo economico. Fonti Sky hanno invece riferito da poco che il gruppo Pdl sembra intenzionato a votare la fiducia.
Il Movimento 5 Stelle ha fatto sapere di aver depositato la mozione di sfiducia al governo Letta. Nel testo si legge che il Movimento “esprime la propria sfiducia al Governo presieduto dall’Onorevole Enrico Letta e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del capo dello Stato”. “È arrivato il momento di cambiare – ha detto invece il senatore grillino Lello Ciampolillo, rivolgendosi a Letta, durante il dibattito in Aula – L’invito è di abbandonare il campo e di andare a casa. L’Italia ha bisogno di una classe politica nuova”. Concluso l’intervento del capo del governo, invece, Silvio Berlusconi ha indetto una riunione del gruppo del Pdl del Senato.
Il presidente del Consiglio, dopo aver annunciato incentivi per assunzioni a tempo indeterminato e sgravi fiscali per le start up, ha ribadito che ci sarà una revisione strutturale delle aliquote Iva e l’introduzione della service tax che garantirà ampi margini di autonomia fiscale ai Comuni. Infine uno sguardo anche sulle privatizzazioni: “Non vi sarà alcuna svendita, ma nuovi capitali”. Enrico Letta chiede quindi “coraggio e fiducia”: “Concentriamoci solo su quello che dobbiamo fare, su quelle riforme che il Paese si sta stancando di chiederci”, ha detto in Aula. “Mi appello al Parlamento tutto, dateci fiducia per realizzare questi obiettivi. Una fiducia che non è contro qualcuno, ma per l’Italia”, ha detto il premier, “per gli italiani e per le italiane”.
Nel discorso del premier a Palazzo Madama c’è spazio anche per parlare di tasse e pressione fiscale: “Questi 5 mesi di governo – ha detto Letta – hanno già determinato un primo significativo sollievo fiscale agli italiani. A chi polemizza, faccio presente che grazie al governo sono state pagate meno tasse per 3 miliardi. Anche questi sono fatti, non rinvii”. “Non vogliamo nuove tasse – ha aggiunto – bensì vogliamo mettere il contenimento della spesa pubblica al centro della Legge di stabilità per il 2014” ricordando come, comunque, non ci siano tagli di spesa facili da attuare. “Con la legge di stabilità opereremo un taglio del carico fiscale sul lavoro per entrambe le componenti, sia a carico del lavoratore, sia a carico dell’impresa: dunque più soldi in busta paga per il dipendente, più margine di competitività per le imprese, più domanda interna”, ha aggiunto, spiegando poi che “la ripresa dell’attività produttiva attenuerà la disoccupazione, ma vanno potenziati gli strumenti a sostegno delle fasce deboli. Non c’è niente di più urgente che continuare a mettere in moto gli strumenti per attenuare la disperazione perche non diventi rabbia e conflitto”.
Mentre Enrico Letta è ancora impegnato nel suo intervento in Senato, arrivano i primi commenti: “Ho ascoltato l’intervento del presidente Letta e non mi pare che abbia detto cose significative che possano farci cambiare idea: confermeremo il voto contrario al governo”, ha detto il segretario della Lega Roberto Maroni a Milano. Anche Roberta Lombardi del Movimento 5 Stelle ha scritto su Twitter che il premier “elenca le tante cose fatte dal suo governo. Peccato che gli Italiani non se ne siano accorti. Un Governo a nostra insaputa”.
Silvio Berlusconi è da poco entrato in Senato dove si svolgerà il voto di fiducia al governo: “Vediamo che succede, sentiamo il discorso di Letta e poi decidiamo”, ha detto il Cavaliere arrivando a Palazzo Madama. Il premier Letta, intanto, prosegue il suo discorso: se si tornasse al voto con il Porcellum, ha detto, “ci troveremmo di nuovo con le larghe intese perché non si produrrebbe una chiara maggioranza”, quindi serve “una legge elettorale in grado di consegnare al Paese vincitori e sconfitti, con una chiara maggioranza in grado di governare, con il coinvolgimento di tutte le forze politiche dentro e fuori la maggioranza”. Il governo, ha assicurato Letta, “intende accompagnare il percorso concreto di riforma, sia in vista della sentenza della Consulta sia per evitare di tornare al voto con questa legge”. “L’ho detto a tutti quelli con cui ho parlato nelle ultime settimane: ce la possiamo fare sia nel campo delle riforme che nel campo dell’economia”, ha proseguito il premier. “Il nostro obiettivo dichiarato da tempo è l’aumento di un punto di Pil nel 2014 e spero che la legge di stabilità sia l’occasione per dimostrare che il cambiamento in atto ma senza arretrare nel risanamento della finanza pubblica”.
“La prima sede deputata al confronto sono le istituzioni. In ogni passaggio anche delicato o doloroso ho coinvolto il Senato e la Camera. Ho risposto dell’operato del governo io stesso in Parlamento 15 volte”, ha detto ancora Enrico Letta nel suo intervento al Senato. “Il governo che guido – ha aggiunto – è nato in Parlamento e se deve morire deve morire in Parlamento, alla luce del sole”. “L’Italia cambia se siamo solidi al punto da non temere che l’incontro con l’avversario sporchi o annacqui la nostra reputazione – prosegue il premier – Io stesso sono in grado di testimoniare la passione che alberga in tutti i settori della politica italiana. Settori che non sono il mio, ma che hanno dato testimonianza di vitalità. Solo chi non ha le spalle larghe finisce per essere ostaggio della paura del dialogo”. E ancora: “Oggi in poco tempo possiamo riformare la politica: i provvedimenti sono all’esame del Parlamento, se rapidamente discussi faremo una svolta con la pubblica opinione. Il tempo di attesa è scaduto”.
E’ iniziato l’intervento di Enrico Letta in Senato, con il vicepremier Angelino Alfano seduto accanto a lui. Ancora non si è visto invece Silvio Berlusconi. “L’Italia – ha detto il premier – corre un rischio che potrebbe essere fatale e irrimediabile. Sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte che faremo in quest’Aula, da un sì e da un no. Poco più di cinque mesi fa il presidente Giorgio Napolitano invitava le Camere unite a dare risposte vere ai problemi del Paese. Quel monito fu accolto da un appassionato applauso e ha avuto l’impegno delle forze del governo per dare soluzioni tangibili ai problemi veri del Paese”. “Uno stato di diritto si basa sul principio di legalità, e in uno stato democratico le sentenze si rispettano si applicano, fermo restando il diritto alla difesa, senza trattamenti ad personam o contra personam, che va riconosciuto a ogni cittadino e senatore”, ha aggiunto Letta, secondo cui “la stabilità va perseguita come un valore assoluto da perseguire e praticare”.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta è arrivato da pochi minuti al Senato per il suo intervento. E’ previsto oggi, mercoledì 2 ottobre, il voto di fiducia sull’esecutivo dopo le dimissioni dei ministri Pdl richieste da Silvio Berlusconi. E’ però scontro aperto tra il Cavaliere e i “dissidenti” del partito, tra cui proprio Angelino Alfano, incontrato ieri sera a Palazzo Grazioli in un colloquio durato appena un quarto d’ora. Le posizioni dei due restano invariate: il segretario del Pdl è pronto a votare la fiducia al governo Letta, l’ex premier è invece intenzionato a sfiduciarlo. “La prima ipotesi è una coalizione tra Pd e Movimento 5 Stelle ma è negata a priori da Beppe Grillo e sarebbe un tradimento del programma di Cinque Stelle: la reputo impossibile – ha detto Berlusconi intervistato da Panorama –. La seconda è talmente indecorosa e avvilente che si scontrerebbe con una ripulsa popolare: un governo a guida Pd con fuoriusciti del Pdl, magari con l`appoggio dei senatori a vita. Non sarebbe una maggioranza, ma un espediente numerico” e “il presidente Giorgio Napolitano non darebbe mai l’avallo a un simile esperimento”. Tra le “colombe” del Pdl c’è anche Fabrizio Cicchitto, ieri sera protagonista di un durissimo confronto con il direttore del Giornale Alessandro Sallusti durante la trasmissione Ballarò. Oggi invece, ospite a La Telefonata di Belpietro, ha ribadito l’intenzione di votare la fiducia, “ritenendo che sia un grave errore fare cadere questo governo per due ragioni: per il fatto che l’economia nelle varie componenti ci chiede di mantenerlo in piedi altrimenti l’Italia va allo sfascio; poi siamo sorpresi della scelta di Berlusconi, anche se gli confermo la stima personale e il sostegno nella difficile battaglia contro l’uso politico della giustizia, ma fare cadere il governo è un grave autogol”.