Nonostante il dietrofront di Silvio Berlusconi e la scelta di esprimere un voto di fiducia al governo Letta, sembra che la scissione nel Pdl sia comunque inevitabile. Lo ha confermato più volte nel corso della giornata Roberto Formigoni, il quale sembra seriamente intenzionato ad ufficializzare l’allontanamento dal Cavaliere, dal Pdl e dal nuovo progetto di Forza Italia. L’ex governatore lombardo ha fatto sapere ai microfoni del Tg3 di aver avuto “un rapidissimo scambio di battute” con Angelino Alfano al termine del voto a Palazzo Madama, durante il quale i due si sono dati appuntamento “a questa sera per esaminare la situazione”. Intanto, dalla conferenza dei capigruppo, è emerso che il nuovo gruppo formato da deputati del Pdl sarà composto da 26 parlamentari e potrebbe intervenire già oggi in aula durante il dibattito.
In tutti i casi, l’idea di creare un gruppo autonomo resta saldamente in piedi, almeno per il momento. L’ipotesi “è quella di dare vita a un nuovo gruppo e poi decidere il nome”, ha detto recentemente Formigoni, mentre questa mattina, prima del voto in Aula e quando il Pdl sembrava intenzionato a votare la sfiducia all’attuale esecutivo, aveva affermato di voler dare vita a un gruppo autonomo chiamato “I Popolari”, composto da parlamentari comunque “alternativi al centrosinistra” e “collocati nel centrodestra”. Anche se Berlusconi fosse tornato sui suoi passi, come poi è effettivamente avvenuto, “noi faremmo comunque i gruppi autonomi, per una questione di chiarezza”, aveva concluso Formigoni.
Pochi minuti fa, invece, fonti parlamentari hanno riferito che Fabrizio Cicchitto ha inviato alla presidenza della Camera la richiesta di costituzione di un gruppo autonomo in vista delle comunicazioni del premier Enrico Letta alla Camera. Altro protagonista della scissione è stato il ministro per le riforme Gaetano Quagliariello, “pizzicato” in Aula con in mano un foglio riportante i 23 nomi di senatori appartenenti al Pdl e a Gal (Grandi Autonomie e Libertà), cioè quelli di Naccarato, Bianconi, Compagna, Bilardi, D’Ascola, Aielo, Augello, Caridi, Chiavaroli, Colucci, Formigoni, Gentile, Giovanardi, Gualdani, Mancuso, Marinello, Pagano, Sacconi, Scoma, Torrisi, Viceconte, L.Rossi e ovviamente quello di Quagliariello. Gli scissionisti, però, potrebbero essere molti di più.
Quando il gruppo del Pdl aveva stabilito di sfiduciare il governo e sembrava si stesse per formare una nuova maggioranza, Angelino Alfano ha mostrato a Enrico Letta un altro foglietto su cui erano riportati i numeri relativi al partito di Berlusconi: “32 per sfiducia, 24 per uscire dall’Aula, 25 per votare fiducia”, quindi già due in più di quelli elencati da Quagliarello. Di fronte a una ormai imminente spaccatura interna, è stato il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani, ad augurarsi “fortemente” che questo non avvenga e “che non ci siano diaspore”.