Pure a sinistra è in corso una guerra tra bande. Forse, a differenza del Pdl, il Pd si sente in dovere di cercare di salvare maggiormente le apparenze. Ma sono dettagli. Le spaccature interne al partito sono, ormai, datate, e sono riemerse in maniera clamorosa ai tempi dell’impallinamento di Prodi durante la votazione per la presidenza della Repubblica. Ultimamente, per lo meno, lo scontro si è limitato a Renzi, da una parte, e a tutti quelli che non sono Renzi, dall’altra. Ieri, intanto, il sindaco di Firenze, interpellato dall’Unità, ha fatto sapere che se vincerà lui, non ci saranno mai più larghe intese. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con il direttore del Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro.
La sortita di Renzi sulle grandi intese può avere ripercussioni sul governo?
Ma no, il fatto è che Renzi è in campagna elettorale per le primarie. Cerca di portare a casa più consensi possibili. Da un lato, sa bene che l’elettorato e i militanti del Pd mal digeriscono questo governo; dall’altro, cerca di attaccare indirettamente il suo competitor più forte, il suo unico vero avversario, Enrico Letta. Dal momento che il premier si identifica con l’attuale esecutivo, attacca l’esecutivo per attaccare il premier.
Nel Pd post-congressuale o post-elettorale Renzi e Letta potranno trovare il modo di convivere pacificamente?
E’ piuttosto difficile. Renzi è ambiziosissimo. Può far finta di appoggiare Letta, ma solo fino a un certo punto, come stiamo vedendo. Vuole conquistare sia la segreteria del Pd che Palazzo Chigi. Del resto, pur essendo molto giovane, non può fare in eterno la riserva. Rischia di diventare una macchietta. Anche se continua a ripetere che ha solo 38 anni, è da 2 che si sta logorando per la segreteria.
E’ possibile che Letta vada in un grande centro con Casini e le colombe del Pdl?
Ma no, questa del grande centro è una velleità di alcune persone che non hanno i voti. Quando si è presentato Casini con questo progetto, ha preso una batosta dalla quale ancora si sta riprendendo. Si tratta di una vecchia storia. Oggi il paese ha bisogno di forme diverse di radicalità. Lo dimostra la vittoria di Grillo e, a suo modo, Berlusconi, la cui radicalità resta pur sempre ad uso personale. Il centro creato artificialmente è un’operazione aritmetica che non porta nulla sul piano politico, salvo ad operazioni di palazzo.
Nel frattempo, Civati, in Sicilia, ha denunciato l’esistenza di un pacchetto di 5mila tessere elettorali in bianco prepagate…
Civati è un battitore libero. Di certo, non è un personaggio di prima grandezza ma, per lo meno, non ha collari e può denunciare queste operazioni, dato che non deve rendere conto a nessuno. Detto ciò, non mi pare una notizia. La notizia sarebbe se non ci fossero irregolarità di questo genere.
I candidati alla segreteria potranno prescindere da queste dinamiche?
Se Renzi andrà a cercarsi i voti in Sicilia, non credo proprio.
Cuperlo, invece, che partita si sta giocando?
Si sta preparando a fare l’oppositore. Ha capito che, salvo colpi di scena clamorosi, Renzi è destinato a vincere, e cerca di diventare il punto di riferimento di tutti gli avversari di Renzi. Ovvero, di tutti quelli che sono stati rottamati o che potrebbero esserlo se Renzi diventasse leader.
Cuperlo, che rappresenta la sinistra del partito, mette in guardia dal rischio di una modifica al regolamento parlamentare che consenta, nel corso del voto sulla decadenza di Berlusconi, di votare a scrutinio palese, definendola contra personam. Perché?
E chi può dirlo? Sono giochini loro… Il Pd, ormai, è un partito bizantino, completamente scollegato da quello che vuole l’elettorato che, dal canto suo, meriterebbe un altro gruppo dirigente.
(Paolo Nessi)