Un altro colpo alle già labili larghe intese. Rosy Bindi (Pd) è stata eletta al ballottaggio capo della Commissione Antimafia. Già in occasione della prima votazione, conclusasi con un interlocutorio nulla di fatto, si era avvertito un certo clima. Oggi, grazie all’appoggio di Sel e dei socialisti, l’esponente Pd ha ottenuto la nomina, scatenando la rabbia del Popolo delle Libertà: “Non c’è condivisione, diserteremo la commissione”. La Bindi ha ottenuto 25 voti, contro gli 8 di Luigi Gaetti del Movimento 5 Stelle che ha ricevuto i voti dai suoi compagni pentastellati, mentre il Pdl ha disertato la votazione.
Il Pd, in una riunione tenutasi nella serata di ieri, aveva ribadito (e all’unanimità) il sostegno alla candidatura della Bindi. Il Pdl, in un primo momento aveva annunciato di non votarla, per poi decidere, come detto, di non presentarsi nemmeno in seduta. Renato Brunetta e Renato Schifani, i due capigruppo pidiellini alla Camera e al Senato minacciano inoltre di disertare non solo quella odierna, ma tutte le sedute della bicamerale fino alla fine della legislatura del governo Letta, in caso fosse stato eletto proprio “il presidente imposto dal Pd e non una personalità condivisa dall’insieme delle forze politiche”. Queste le velenose parole di Franco Giro (Pdl): “l’elezione di Rosy Bindi è un colpo inferto alle larghe intese. Viva Rosy! è nato il governo Letta2? Noi non ne vogliamo far parte”, mentre Maurizio Gasparri affida a Twitter tutta la sua stizza: “Inaccettabile strappo del Pd pur di dare una poltrona a Rosy Bindi”.