Nervi tesi in casa Pdl. Nella serata di ieri ventiquattro senatori “alfaniani” – gli stessi che il 2 ottobre in vista del voto alla fiducia al governo Letta avevano annunciato lo strappo, disobbedendo alla linea di Berlusconi, propenso (salvo clamorosa retromarcia in zona cesarini) alla sfiducia – sono pronti alla fondazione di un gruppo parlamentare autonomo. E’ questa la contromossa di Quagliariello e Alfano alle continue critiche all’esecutivo: “Silvio vuole la crisi con la decadenza, ma sono già pronti i gruppi autonomi. La scissione è inevitabile”. “Berlusconi sappia che molti votano contro di lui per evitare le elezioni” chiosa il vice-premier.
La scissione è davvero a un passo. La resa dei conti finale tra falchi e colombo è incarnata dal documento: “Per un grande centrodestra” che precede quello degli “Innovatori”. Gli scissionisti hanno ormai la sensazione (quasi certezza) che Berlusconi miri solamente a provocare la crisi di governo non appena il Senato voterà la sua decadenza. Le critiche e le frecciatine dei falchi contro la legge di Stabilità si sprecano, così come gli attacchi della Santanché al Presidente della Repubblica Napolitano. Quando Enrico Letta a porrà la fiducia sulla manovra (cosa molto probabile) a quel punto suonerà il gong. “Basta critiche distruttive al governo: senza numeri è inutile minacciare la crisi” questa la protesta del Ministro per le riforme costituzionali sulle pagine del quotidiano romano IlMessaggero. Durissime le reazioni di chi sta dall’altra parte della barricata in casa Popolo delle Libertà. Anna Cinzia Bonfrisco definisce il ministro una sorta di “dottor Stranamore del centrismo” e un “campione imbattibile in fatto di tradimenti”. Un uscita, quella della sanatrice pidiellina, che scatena subito la bagarre: i colleghi  – tra cui Augello, Azzolini, Campagna, Formigomi, Giovanardi, Sacconi – denunciano “non più tollerabili i toni e il linguaggio” usati nei confronti di Quagliariello e degli altri quattro ministri”. In ogni caso, se i 24 “esuberi” del Pdl andranno fino in fondo, riuscirebbero a garantire la maggioranza al Senato all’esecutivo, anche senza il resto di un partito in pieno caos.



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