(Ri)nasce Forza Italia. Dopo quasi due ore è finito il vertice del Popolo delle Libertà. Ecco il verdetto: finisce l’era del PdL e viene rispolverata Forza Italia, ma il governo va avanti lo stesso.
Il summit dell’ufficio di presidenza, tenutosi a Palazzo Grazioli, sancisce il ritorno al vecchio nome, non senza qualche mal di pancia, anzi.
Il partito si era mostrato a un passo dall’implosione in occasione del voto di fiducia all’esecutivo Letta; lo strappo – insanabile – era stato momentaneamente ricucito dal clamoroso dietrofront di Silvio Berlusconi che ha alla fine votato un tormentato e turbolento sì al governo, spinto dall’ala filo-governativa (costituita dalle cosiddette colombe) capeggiata da Angelino Alfano. Oggi, dopo un ulteriore scontro tra i falchi lealisti filo-berlusconiani (trascinati da Fitto e Santanché) e l’ala alfaniana, il PdL ha ufficialmente sospeso le attività. L’ufficio di presidenza del partito è stato convocato a sorpresa da Silvio Berlusconi con l’obiettivo proprio di accelerare l’iter per ritornare al logo di Forza Italia, con l’azzeramento delle attuali cariche interne al PdL. L’incontro è iniziato senza la presenza di Angelino Alfano (vice-premier e ministro degli interni dell’attuale esecutivo) e dei membri pidiellini che appartengono al blocco centrista. Vani i tentativi di mediazione. Lo stesso Alfano aveva parlato di “una sconfitta per tutti”. Più che di sconfitta, forse, per il Cavaliere si tratta di vendetta per il “tradimento” dei suoi. Il documento rilasciato al termine del vertice parla chiaro: “sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di Forza Italia già pubblicamente annunciato dal presidente Berlusconi con un appello a tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi”. Il Cavaliere avrebbe però fatto sapere di non voler creare difficoltà al governo Letta, anche se la mossa sembra porre la prima pietra in vista della campagna elettorale. L’ultimo atto, che probabilmente avrà ripercussioni sull’esecutivo in carica, sarà in occasione del Consiglio Nazionale che vedrà la partecipazione di circa 800 delegati, rispetto ai 24 membri dell’ufficio di presidenza. La data non è ancora stata fissata, ma si parla dell’8 dicembre, giorno in cui si svolgeranno – non a caso – anche le primarie del Partito Democratico.
In giornata, molti esponenti di primo piano del PdL avevano commentato l’accelerazione di Berlusconi, tornando a parlare, ed esplicitamente, di scissione. Carlo Giovanardi lo ha detto chiaro e tondo: “io in Forza Italia non ci voglio stare”. Gli ha fatto coro l’ex presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni che ha fatto subito sapere che non avrebbe preso parte al vertice di Palazzo Grazioli. E anche altri esponenti da sempre vicini a Berlusconi come Maurizio GasparrieRenato Schifani non hanno presenziato al summit auspicando un allentamento delle tensioni che stanno portando il proprio soggetto politico alla dissoluzione.