È iniziato ieri il XXXI congresso nazionale dell’Associazione nazionale magistrati. Il presidente, Rodolfo Sabelli, ha parlato di una rappresentazione della giustizia “piegata a scopi politici” e di un “attacco scomposto alle sentenze” che determinerebbe un “grave pericolo per il sistema democratico”. Sabelli ha avuto parole anche per la controversa legge Severino, accettabile nella prima parte, ma che avrebbe bisogno di “alcuni correttivi” quanto ai reati previsti e alle sanzioni collegate.
Le parole di Sabelli arrivano dopo che giovedì le Sezioni unite della Cassazione avevano deciso che le norme penali anticorruzione previste dalla legge Severino devono colpire più duramente solo chi, in caso di corruzione, limita fattivamente la libertà della persona sulla quale viene esercitata la pressione, anziché semplicemente indurla (“pressione non irresistibile”) nel reato. Una distinzione che è sembrata subito fare al caso di Berlusconi imputato nel processo Ruby. Ilsussidiario.net ne ha parlato con Carlo Federico Grosso, avvocato penalista e docente nell’Università di Torino, già vicepresidente del Csm.
Professore, il quadro delineato da Sabelli è condivisibile?
È un fatto che da una delle parti politiche sono arrivati attacchi pesantissimi alla magistratura, secondo la nota tesi che quest’ultima avrebbe fatto un uso politico della giustizia. Su questo punto sono assolutamente d’accordo con Sabelli: quelle accuse rivolte alla magistratura sono del tutto infondate. La giustizia fa il suo corso punto e basta. Qualunque sia la condizione di chi abbia commesso un reato.
Il presidente dell’Anm ha definito “irrinunciabile” il recupero di una responsabilità istituzionale condivisa. Qual è la strada?
Condivido anche qui l’auspicio di Sabelli. Con lo scontro che si è creato fra una parte del mondo politico e la magistratura, trovare una strada di questo tipo è molto difficile. Credo innanzitutto che una maggiore leggerezza nelle parole e nei toni possa essere il primo passo per recuperare un clima di dialogo. Oltre naturalmente al rispetto delle sentenze.
Secondo lei, parole così dure da parte di Sabelli risentono in qualche modo delle numerose divisioni interne all’associazione?
Questo non lo so. Ma ho l’impressione che sulle istanze di maggior rilievo, come quelle che lei mi ha citato e che sono state al centro della relazione del presidente, tutte le correnti, in misura maggiore o minore, siano comunque concordi.
Sabelli ha parlato di “opportuni correttivi” da apportare alla legge Severino, dato il persistere di gravi fenomeni di corruzione. Quella legge – ha detto – ha dato una risposta “solo parziale” alle esigenze di riforma. Che ne pensa?
Io ho già manifestato una valutazione di apprezzamento della legge Severino. Lo spacchettamento della concussione e la creazione del nuovo reato di induzione indebita mi paiono tutto sommato una soluzione praticabile oltre che essere, va ricordato, l’adeguamento ad un profilo suggerito dall’Europa. Se si fa eccezione per il reato di corruzione per induzione, la legge prevede un incremento di tutte le pene, sia nel minimo che nel massimo, per i reati riguardanti la pubblica amministrazione. E questo è positivo. È vero: ci sono dei nodi che, come giustamente si è fatto notare, avrebbero dovuto essere affrontati.
Quali?
Quello del falso in bilancio e del voto di scambio. Contro il falso in bilancio si poteva ripristinare l’antica durezza, sostanzialmente abrogata quando era sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti (2001-2005, XIV legislatura, ndr). E allargare il reato di voto di scambio anche al caso in cui si dà non denaro ma altra utilità in cambio dell’appoggio elettorale. È anche vero che non si può accusare la legge Severino, dedicata specificamente a fatti di corruzione, di non aver affrontato queste problematiche, che sono certo vicine alla corruzione ma che richiederebbero trattazioni separate. Ora mi auguro che il ministro Cancellieri presenti prontamente un ddl per colmare questa insufficienza.
Per quanto riguarda lo sdoppiamento del reato tra concussione per costrizione e induzione indebita ritiene la distinzione giustificata?
L’ho detto: lo spacchettamento rispondeva a richieste giunte dall’Europa, inoltre è indubbio che l’induzione è comportamento meno grave della costrizione, quindi la differenza di pena tra le due situazioni può trovare una giustificazione. Ciò detto, creando l’autonomo reato di induzione a pagare una tangente cadono nel reato non solo l’induttore, ma anche l’indotto e la punibilità è prevista per entrambi i concorrenti.
Il verdetto della Cassazione di giovedì sera − le norme penali anticorruzione della legge Severino devono colpire più duramente solo chi limita la libertà del soggetto sul quale viene esercitata la pressione − sembra fatto apposta per aiutare Berlusconi nel processo Ruby. È così?
Non ho l’impressione che si possa attribuire alla Cassazione il nesso che lei vuole individuare. La suprema Corte ha detto: dovendo tracciare una linea precisa fra le due fattispecie, la costrizione a pagare e l’induzione a pagare, le pene sono distinte perché il primo reato è più grave. Infatti si ritiene che ci sia costrizione quando c’è vera e propria violenza o minaccia che impedisce quasi ogni reazione da parte del minacciato. Se è così, l’interpretazione restrittiva della prima fattispecie di reato allarga la seconda.
Questo cosa implica?
Che aumenteranno i casi sottoposti alla disciplina meno grave, ma che non per questo non saranno reati. A me quella della Cassazione pare un’interpretazione chiarificatrice, e la soluzione che ne deriva accettabile e anche condivisibile.
Quindi la Cassazione non è venuta incontro alla difesa di Berlusconi?
La Cassazione ha preso la sua decisione in termini generali, dopo di che, se concretamente verrà fuori che Berlusconi anziché una minaccia costrittiva ha usato una pressione non costrittiva, gli sarebbe applicata la stessa pena meno grave che dovrebbe essere applicata ad ogni altro cittadino nella medesima situazione.
“I magistrati siano imparziali nell’esercizio delle loro funzioni” ha detto il ministro Cancellieri intervenedo al convegno dell’Anm. Ne va della “riaffermazione di un rapporto con la politica e i cittadini fondato sulla fiducia ed il consenso”.
È assolutamente condivisibile. È ovvio che i magistrati devo essere e devono apparire imaprziali. È scritto nella nostra Costituzione e penso che qualunque persona ragionevole non possa non essere d’accordo.