Il Popolo delle Libertà sembra davvero a un passo dall’implosione. Dopo aver sventato (solo temporaneamente) il rischio scissione in occasione del voto di fiducia al governo Letta (con clamorosa retromarcia del Cavaliere), negli ultimi giorni la tensione è arrivata a livelli altissimi.
La resa dei conti tra i falchi filo-berlusconiani (capeggiati da Fitto e Santanché) e le colombe filo-governative di Alfano è ormai alle porte. Venerdì l’ufficio di presidenza, convocato da Berlusconi per mettere ai voti il ritorno a Forza Italia, è stato disertato dai ministri, compreso il segretario Alfano, e da altri big del partito come Sacconi e Formigoni. Amaro il commento del vicepremier: “una sconfitta per tutti”. Berlusconi, intanto, prepara le contromosse. Basteranno? Ilsussidiario.net ha chiesto l’opinione di Vittorio Sgarbi.



Quali saranno le conseguenze generate dallo scontro tra i cosiddetti falchi-lealisti (guidati da Fitto) e le colombe governative di Alfano? 

C’è innanzitutto un dato politico: il centrodestra è dissolto. E la prova starà nel risultato delle elezioni provinciali in Trentino, anche se il campione è di soli 100mila votanti. Il centro-sinistra, insieme al centro, prenderà una quota almeno il doppio, forse addirittura il triplo del centrodestra. Che scenderà sotto il 10%, dal 20 che aveva. Tutto ciò è sintomatico.



Di cosa?

Del fatto che il centro-destra non c’è più. Era costituito da tre nuclei fondanti: Bossi, Fini e Berlusconi – con l’aggiunta, se vogliamo, di Casini – ma ora, con l’interdizione a Berlusconi, si è esaurito. Cosa vuole che possa essere un centrodestra con Gasparri, Alemanno e company? Che tra l’altro sono tutti di destra, non certo di centrodestra. Quelli rimasti non si spartiranno più la quota di un tempo, sopra al 25%, bensì quel 10% di spoglie rimaste.

La fine di un’era insomma.

Esatto: dobbiamo considerare finita quell’epoca.Si può quindi parlare di falchi e di colombe, che in realtà si scambiano continuamente di ruolo. Forse il vero falco è Alfano, che stando al governo, avendo un partito ormai al lumicino, è allo stesso tempo la maggiore garanzia che Berlusconi possa avere.



Davvero? Si spieghi.

Quando Berlusconi, all’ultimo, ha dato la fiducia a Letta, lo ha fatto perché ha capito che la posizione dei falchi era debole e meno vantaggiosa per lui che non rimanere al governo. Ciò che vediamo non è più questione di movimenti, gruppi o correnti, bensì di un gioco delle parti in un mondo che è sparito e che non ha più riferimenti reali.

Alfano e i ministri hanno disertato il vertice convocato da Berlusconi per sancire il ritorno a Forza Italia. Quale scenario si prospetta secondo lei? 

Il Pdl finirà come è finito Fini. Qualcuno dei falchi chiama Alfano “Alfini” per il suo tradimento, in realtà quest’ultimo ha fatto semplicemente il gioco delle parti. Berlusconi ha avuto un partito in cui c’era un ala filo-governativa, che ha prevalso, e un’ala minoritaria, che ha perso. Però, alla fin dei conti, per lui è andata meglio così.

Chi ne pagherà le maggiori conseguenze? 

Tutti. Non avranno i voti. Peggio ancora se si votasse con i collegi elettorali, dove il centrodestra ha subito una débacle alle elezioni comunali. In mancanza di Berlusconi tutte le principali città d’Italia, salvo qualche borgo, sono amministrate del centrosinistra. Questo è un indice: se si va allo scontro di collegio la destra sparisce completamente.

 

Per quel che resta del centrodestra sarebbe quindi meglio il proporzionale.

Probabilmente sì, ma quelle vecchie facce ormai chi le vota? Come potrà entrare Quagliariello? Chi lo vota? Forse la Santanchè avrà qualche possibilità in più perché è una cattiva e tosta e ha un elettorato di appartenenza. Ma in generale, ripeto, la partita è finita.

 

Potrebbe nascere un soggetto politico capace di raccogliere i voti appartenenti al bacino elettorale del vecchio Pdl-Fi?

Poteva nascere quando Monti avrebbe potuto – e dovuto – accettare l’investitura di Berlusconi a leader del centrodestra. Era il 16 dicembre dell’anno scorso. Ma l’errore che ha fatto Monti, e qui la storia insegna, è lo stesso che ha fatto Segni quando Berlusconi lo chiamò offrendogli di fare il leader della sua area politica. Dopo vent’anni si è riprodotta la stessa situazione: come Segni, Monti ha detto di no e, proprio come Segni, è sparito. Se avesse invece preso il posto che Berlusconi gli offriva, sarebbe ora leader di un centrodestra con un Berlusconi molto in seconda fila, e avrebbe anche vinto. Questo è chiarissimo. È stato un errore grave.

 

Come si presenterà il panorama politico? 

In questo sistema che per fortuna non sarà più bipolare, con Renzi capiterà di tutto.

 

Cosa intende? 

 L’emblema è Briatore. La destra, come lui ha detto di voler fare, voterà Renzi. La destra non ha più alcuna possibilità se non quella di fermarsi al 20%, e quindi vedremo consolidarsi un tripolarismo fatto da un blocco centrale forte, con Renzi, attorno al 40-50%; uno blocco laterale con Grillo al 20% e un terzo marginale sotto al 20%. La destra, che partiva da una base del 35% con Bossi-Fini-Berlusconi, ora si ritrova con la Santanchè e Gasparri. E’ evidente che non potranno arrivare più ai numeri di prima. Maroni non vale Bossi, Gasparri non vale Fini e i successori di Berlusconi neanche un centesimo di lui. Con Alfano arriva al 5%…

 

Lei Berlusconi lo conosce bene: recentemente ha dichiarato “non sono poi così vecchio”. Cosa voleva intendere? 

Berlusconi è ancora un capo all’antica e fa bene a dirlo, anzi ha ragione: è più giovane di Napolitano.

 

E l’ipotesi della figlia Marina a capo del partito è reale o è solo una suggestione? Potrebbe essere la mossa vincente? 

 L’ipotersi Marina è probabile e potrebbe essere l’unica possibilità di non andare sotto al 20%, ma non certo vincere. Tutto quello che il centrodestra può raccogliere, Marina compresa, non basterebbe: sopra al 25% non ci arrivano. Ripeto, quando Briatore, che rappresenta l’elettorato berlusconiano, dice che voterà Renzi, vuol dire che non c’è più partita.

  

 (Fabio Franchini)