Circa ottocentomila elettori sono stati chiamati alle urne domenica scorsa per eleggere il presidente della Provincia di Trento e per il rinnovo dei consigli provinciali di Trento e Bolzano. In quest’ultimo caso, scrutinate tutte le 487 sezioni, il Sudtiroler Volkspartei si è confermato al primo posto con il 45,70% delle preferenze (131.237 voti), ma perde per la prima volta la maggioranza assoluta dei seggi. A seguire, molto più staccati, compaiono il Die Freiheitlichen al 17,9% (51.504 voti), i Verdi (insieme a Grüne, Verc e Sel) all’8,7% e il Süd-Tiroler Freiheit al 7,2%, una percentuale maggiore di quella ottenuta dal Partito Democratico, fermo a quota 6,7%. Praticamente inesistente la coalizione tra Lega Nord, Forza Alto Adige e Team Autonomie, che in queste regionali non è andata oltre il 2,5%. A Trento stravince Ugo Rossi, candidato del centrosinistra e nuovo presidente della Provincia, giunto quasi al 60%. Detto ciò, il dato che emerge dalle urne è chiaro: da un lato c’è una concentrazione del voto sui partiti dell’autonomia, del territorio, e non a caso il vero vincitore di queste elezioni è il movimento popolare secessionista della “pasionaria” Eva Klotz, della Suedtiroler Freiheit (7,2 %) che è presente nella politica locale ormai dagli anni Settanta. Dall’altro lato è da sottolineare una “deitalianizzazione dell’Alto Adige”. Secondo il sondaggista Alessandro Amadori, fondatore e direttore dell’Istituto Coesis Research, contattato da IlSussidiario.net, “gli italiani sentono meno il voto e non si sono praticamente recati alle urne, mentre molto più numerosi sono stati i tedeschi”. Quanto avvenuto, però, non rappresenta solamente un “ritorno al territorio”, ma anche un vero e proprio disinteressamento nei confronti di un’Italia che agli occhi di molti continua a deludere. “C’è un bisogno di risposte concrete sul piano locale, ma si tratta anche di una evidente identità nazionale che non è mai stata veramente italiana, ma tedesca”, spiega Amadori. Questa regressione al locale, “in qualche modo è un tema molto forte oggi e non riguarderà solo l’Alto Adige: venuta meno la politica dei grandi progetti collettivi, è normale che in molti si sentano maggiormente legati al territorio dove sono nati o dove vivono, come se almeno si volesse salvare il salvabile”. Osservando i dati elettorali e, in particolare, l’evidente crollo del centrodestra, secondo Amadori assistiamo alla “diretta conseguenza dell’instabilità interna al Pdl che si registra ormai da un anno a questa parte: anche se si andasse al voto a livello nazionale, un centrodestra come quello attuale, senza una vera anima e diviso tra falchi e colombe, non andrebbe oltre il 15-16%”.
La Lega Nord, invece, trova come diretto avversario proprio la Suedtiroler Freiheit di Eva Klotz, partito ben più radicato sul territorio che, utilizzando di fatto gli stessi temi, in qualche modo “soffia” al Carroccio i consensi. E proprio questo legame all’area non porta gli elettori del Trentino a votare per il Movimento di Grillo, “percepito sempre di più come un fenomeno mediatico che come qualcosa di progettuale che può effettivamente dimostrare qualcosa di concreto dopo i tanti annunci”. Bisogna poi dire che in Trentino i partiti cosiddetti “tradizionali”, proprio come quello di Eva Klotz, sono ancora molto apprezzati: “Se la politica tradizionale funziona – conclude Alessandro Amadori – perché un abitante delle valli tirolesi dovrebbe dare il proprio voto a Grillo?”.
(Claudio Perlini)