Niente di fatto, almeno per oggi, su quella che dovrebbe essere la decisione della modalità di voto per la decadenza di Silvio Berlusconi. Oggi non ci sarà, la seduta riprende domani mattina alle 9.

La Giunta per il Regolamento del Senato è stata convocata a oltranza finché non deciderà la modalità di voto per pronunciarsi sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Sarebbe questa, secondo fonti di Palazzo Madama, la decisione presa dal presidente Pietro Grasso, una decisione che però non è affatto piaciuta a Renato Schifani, capogruppo Pdl in Senato: “So che la Giunta è stata addirittura convocata per questa sera come se vi fosse domani una scadenza – ha detto -. Mi stupisce e mi dispiace che il presidente Grasso non sia in Aula per potermi ascoltare perchè vorrei chiedergli, con rispetto, per quale motivo ha convocato questa sera, addirittura, la Giunta che per potrebbe lavorare in notturna. Forse perchè si vuole accelerare un voto?”. “La Giunta per il Regolamento – ha poi aggiunto Schifani – sta affrontando l’esame relativo all’interpretazione di una norma, che ha sempre trovato palese applicazione nel voto segreto, e con un parere si sta probabilmente accingendo a procedere a maggioranza per cambiarne il contenuto in maniera radicale violando quelle regole che, poste a presidio della nostra democrazia parlamentare, prevedono che i Regolamenti si cambino secondo le procedure e, cioè, prevedendo un esame in Giunta e poi in Aula”. “Noi rispettiamo le regole, ma non ci faremo sopraffare nella violazione delle regole e nell’accensione dei toni – ha quindi concluso l’esponente Pdl -. Rispettiamo la democrazia, rispettiamo questo Parlamento, ma non accetteremo minimamente che vengano calpestati i diritti di qualunque cittadino, i diritti di qualunque senatore, i diritti del senatore Silvio Berlusconi”.



“Abbiamo sospeso i lavori per permettere all’aula di votare il decreto legge in scadenza sulla Pa. Torneremo a riunirci in serata, ma è improbabile che si arrivi oggi alla decisione”. Lo ha annunciato la capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris, uscendo dalla Giunta. La bagarre è iniziata dopo la pubblicazione delle motivazioni della Corte d’appello di Milano sui due anni di interdizione ai pubblici uffici disposta per Berlusconi, motivazioni che secondo il Pdl “avvalorano la tesi dell’irretroattività della legge Severino”, sulla quale il Senato ha avviato il procedimento per espellere il Cavaliere. Probabilmente si deciderà se utilizzare il voto segreto o palese non prima di domani mattina.



“Il MoVimento 5 Stelle non ha mai mentito ai cittadini. Ci siamo presentati alle elezioni con 20 punti e un obbiettivo: ‘Tutti a casa’. Abbiamo mantenuto fede a questi impegni, non abbiamo fatto alleanze con chi ha distrutto il Paese negli ultimi vent’anni”. Beppe Grillo torna a farsi sentire e interviene in diretta streaming dal Senato.

“Ieri e oggi ero con i cittadini del M5S in Parlamento – prosegue Grillo -. Sono degli eroi. Hanno sommerso la Camera e il Senato di proposte: reddito di cittadinanza, rilancio delle PMI, taglio dell’IRAP. Abbiamo rifiutato 42 milioni di euro di rimborsi elettorali come avevano promesso. Ci siamo dimezzati lo stipendio come ci eravamo impegnati a fare. I partiti si sono coalizzati e hanno bloccato tutte le nostre proposte. Hanno aumentato l’IVA, hanno fatto l’ennesima legge truffa sull’abolizione del finanziamento pubblico, stanno violentando la Costituzione. I partiti mentono sistematicamente ai cittadini con la complicità di tutti i mezzi di informazione a iniziare dal servizio pubblico pagato con il canone da tutti gli italiani. Letta, il presidente del consiglio nipote dello zio, ha mentito in diretta televisiva a milioni di persone. Non hanno parole di verità, dicono una cosa e ne fanno un’altra. Oggi i partiti in giunta per il regolamento hanno ribadito di volere il voto segreto per la decadenza di Berlusconi. Con il voto segreto, un abominio, i partiti hanno licenza di mentire senza dover rendere conto a nessuno, come ha fatto il pdmenoelle impallinando Prodi grazie anche ai 55 parlamentari di Renzie. Questa gente è completamente inaffidabile e continua a rinviare qualsiasi decisione. Vogliono rinviare ancora la decadenza di Berlusconi, per ora a dicembre, poi chissà”. Insomma, “nessun dialogo è possibile. Noi siamo oltre. Andiamo oltre”.



Secondo la portavoce del gruppo Pdl alla Camera dei deputati, Mara Carfagna, è ora di portare la vicenda di Berlusconi davanti alla Consulta: “Di fronte alla interpretazione di un giudice, addirittura di Milano, della vicenda che riguarda Silvio Berlusconi e l’applicazione della legge Severino, sarebbe assurdo tergiversare ancora e non coinvolgere la Corte Costituzionale”. “Comprendiamo bene – prosegue Carfagna – che per taluni si tratta di una battaglia politica decisiva, della quale gonfiarsi il petto di fronte a un’assise congressuale o dalle colonne di un blog, tuttavia in gioco c’è l’applicazione o meno di uno dei principi basilari del diritto di uno Stato democratico. Derogare alle regole del diritto per un mero calcolo politico di natura opportunistica sarebbe intollerabile”.

Respinta la richiesta del Movimento Cinque Stelle di votare già il 5 novembre la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, rimane il dubbio sulla data. La conferenza dei capigruppo ha di recente organizzato il calendario dei lavori dell’Aula fino al 22 novembre, eppure non c’è traccia del voto sul futuro politico dell’ex premier. Qualcuno, quindi, teme che possa finire tutto nel dimenticatoio. Non si dice stupito il deputato dell’M5S, Andrea Cecconi: “Quando loro non sono d’accordo giocano al rimando. Avranno le loro problematiche che non c’entrano nulla con i problemi del Paese”. Più elastico invece il senatore Claudio Martini, vicepresidente vicario del gruppo del Pd: “Io ho partecipato alla Conferenza dei capigruppo e so che in quella sede si è detto che, completato l’esame delle questioni che l’Aula ha alle sua attenzione, si sarebbe riunita di nuovo la conferenza dei capigruppo per decidere sulla calendarizzazione. Io a questo resto fedele e credo che noi dobbiamo muoverci in questa direzione, approvando adesso il calendario”. D’Altra parte, ha poi aggiunto, “se la giunta per il regolamento finirà presto i suoi lavori e la conferenza dei capigruppo sarà in grado di calendarizzare il voto in qualunque data, compreso il 5 novembre, noi siamo pronti. Ma credo che sia giusto seguire la procedura corretta, cioè che finiscano i lavori della giunta e poi la conferenza dei capigruppo metta in calendario una data per il voto in aula”.

“Va diffondendosi, a giustificazione della richiesta Pd di capitolare al diktat di Grillo, la leggenda secondo cui già si sarebbe sancito, anche in Senato, il principio del voto palese su guarentigie parlamentari, nella specie votando l’autorizzazione alla custodia cautelare nel caso Lusi”. Lo ha detto il senatore Enrico Buemi, capogruppo Psi in commissione giustizia e in giunta per le elezioni. “Al riguardo – prosegue Buemi – preciso che: in tema di permanenza del titolare nel seggio (contestazione, decadenza, dimissioni etc.), il Senato ha sempre votato segretamente e che il Presidente, nei casi di opposizione alla proposta decadenziale o di mancata convalida avanzata dalla Giunta, ha sempre precisato che si votava ai sensi dell’articolo 113 comma 3 (“Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede”)”. Inoltre, “in materia del tutto diversa, quella delle immunità parlamentari per l’arresto (sulla quale la Corte ha più volte sostenuto che si tutela l’Istituzione nel suo complesso e non il singolo “beneficiario”), dal maggio 1993 le due Camere in via interpretativa decisero che si sarebbe passati dal voto tout court segreto al voto segreto solo a richiesta del prescritto numero di parlamentari”. Nel caso di Lusi, invece, lui “non trovò il numero minimo di parlamentari disposti a sottoscrivere la richiesta di votare segretamente sulla proposta di concessione della misura cautelare, avanzata dalla Giunta nel 2012; ecco perché, nel suo caso, si voto palesemente”.

La richiesta del Pdl è stata respinta e, dopo un ulteriore stop per permettere la ripresa dei lavori dell’Aula del Senato, la Giunta per il regolamento di Palazzo Madama è tornata a discutere sul da farsi. Hanno preso il via le relazioni di Francesco Russo (Pd) e Anna Maria Bernini (Pdl), al termine delle quali si procederà al dibattito e al conseguente voto, che però dovrebbe arrivare non prima di domani mattina.

Sono ovviamente diametralmente opposti i giudizi su voto palese e segreto di Luigi Zanda, capogruppo del Pd in Senato, e di Roberto Formigoni, senatore Pdl e presidente della commissione Agricoltura di Palazzo Madama. Secondo il primo, “la Giunta del Senato deciderà sulla base del regolamento”, ma “sarebbe preferibile il voto palese”. “Si tratta di un caso totalmente nuovo – ha aggiunto Zanda – perché non è mai accaduto finora che un senatore venisse dichiarato decaduto sulla base di una sentenza definitiva e sulla base della legge Severino”. Ben diverso il commento di Formigoni, secondo cui “il voto palese è un attentato ai diritti dell’uomo. Mi auguro che questo obbrobrio non sia compiuto”. “Se la giunta decidesse per un voto palese – ha proseguito l’ex governatore lombardo – violerebbe qualunque regola della vita democratica. Quando si decide di una persona in tutte le assemblee democratiche del mondo vale il voto segreto. Il voto palese non soltanto sarebbe una scelta contra personam ma sarebbe anche una violazione delle regole”.

Sembrano ripresi i lavori della Giunta per il regolamento. Arrivato in Senato anche il deputato della Südtiroler Volkspartei (SVP) Karl Zeller, adesso l’ago della bilancia rimane il tredicesimo componente, cioè il vice presidente di Palazzo Madama Linda Lanzillotta (Scelta Civica): “Come voterò mi sembra un problema francamente sopravvalutato – ha spiegato proprio lei -. Ho già detto che voterò per la decadenza di Silvio Berlusconi. Sulla modalità del voto confermo che ho studiato il dossier maturando un’idea che completerò e formalizzerò solo dopo aver sentito la discussione nella Giunta per il Regolamento. Come è giusto che sia: non si puo’ affrontare questi temi con pregiudizi, ci sono molti elementi, la conclusione non è scontata”. Poi conclude: “Se qualcuno ritenesse con il voto segreto di fare operazioni poco chiare, comunque diverse da quelle dichiarate pubblicamente, credo che la rottura fra le istituzioni e il Paese sarebbe irrimediabile”.

Anche Matteo Renzi, ospite questo pomeriggio a un videoforum del Messaggero, ha detto la sua riguardo la modalità di voto sulla decadenza di Berlusconi: “Se sei in Parlamento l’idea del voto palese è sacrosanta – ha detto il sindaco di Firenze-. Non ci vedo nulla di male, anzi, preferirei il voto palese per evitare giochini. Ad esempio da parte di qualcuno dei 5 Stelle che nel segreto voti a favore di Berlusconi per creare un elemento di rottura”.

Al momento sembra che i lavori della Giunta per il regolamento del Senato stiano proseguendo, ma dopo la richiesta del Pdl di sospendere la riunione appare difficile che oggi si possa votare per stabilire la modalità di voto sulla decadenza da senatore di Berlusconi. Secondo recenti indiscrezioni, le votazioni dovrebbero tenersi domani mattina.

Proprio mentre nella Giunta per il regolamento del Senato si discute se confermare il voto segreto o se modificare il regolamento e introdurre il voto palese sulla decadenza da senatore di Berlusconi, viene resa nota un’anticipazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, “Sale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza repubblica”, in uscita per  Mondadori, in cui il Cavaliere si racconta proprio al giornalista: “Il voto sulla mia decadenza sarebbe una macchia sulla democrazia italiana destinata a restare nei libri di storia: il leader di centrodestra escluso così, con una sentenza politica che è il contrario della realtà, perchè non si riesce a batterlo nelle urne… Si rende conto?”. Poi aggiunge: “Segnalo che il governo, se volesse, avrebbe un’autostrada per risolvere il problema: è tuttora aperta la ‘legge delega’ sulla giustizia, e basterebbe approvare una norma interpretativa di una riga, che chiarisca la irretroattività, la non applicabilità al passato della legge Severino. Letta dica si o no. Basterebbe rispettare lo stato di diritto, l’art. 25 della nostra Costituzione e l’art. 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Maurizio Buccarella del Movimento 5 Stelle scrive su Facebook: “Il Pdl chiede la sospensione del dibattito prima ancora del suo inizio in virtù della sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha, nelle motivazioni in merito alla decisione sull’entità dell’interdizione per B., fatto riferimento all’incandidabilità come sanzione da determinarsi dagli organismi amministrativi….ci siamo opposti alla sospensione per l’inconferenza della richiesta rispetto all’ordine del giorno della Giunta odierna”. Nonostante le richieste del Pdl, sembra infatti che i lavori stiano proseguendo. Lo hanno fatto sapere alcuni esponenti del Partito Democratico.

Nuovo colpo di scena a Palazzo Madama, dove poco dopo l’inizio della riunione il Pdl ha chiesto di sospendere i lavori. Il motivo sarebbe da ricercare nelle motivazioni della sentenza di interdizione diffuse oggi dalla Corte d’appello di Milano, la quale “ha appena detto – sostiene il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma – che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi dà ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti”. E’ dunque venuta meno “la fretta” di decidere al più presto la modalità di voto, se palese o segreto. La questione dovrebbe quindi tornare alla giunta per le elezioni.

Ha preso il via la riunione della Giunta per il regolamento del Senato, iniziata senza il deputato della Südtiroler Volkspartei (SVP) Karl Zeller: “Guardi ora non posso rispondere perché sto correndo alla stazione di Bologna per prendere almeno il treno delle 13 – ha detto al telefono all’Ansa – se ce la faccio sarò a Roma per le 15 e 30. Altrimenti, molto dopo. Non so che dire, mi hanno cancellato il volo”. 

“La decadenza di Berlusconi in Senato si voterà in aula a metà novembre”, ma “i berlusconiani punteranno a sovrapporre la discussione della legge di stabilità sul voto sulla decadenza”. Lo ha detto a Radio Ies la democratica Stefania Pezzopane, vicepresidente della Giunta delle elezioni del Senato, secondo cui questo “non deve accadere, voteremo prima. Per questo non drammatizzerei il voto di oggi su palese o segreto. Che sia voto palese o voto segreto purchè si voti. E si stia attenti a non dare a Berlusconi un’ulteriore occasione per atteggiarsi a martire”.

Karl Zeller, il componente Svp della Giunta del regolamento del Senato, rischia di non fare in tempo per la riunione di questo pomeriggio che inizierà alle 15. In Trentino Alto Adige è in atto uno sciopero del trasporto aereo che gli impedisce di partire: “Mi hanno cancellato il volo, ora sono in macchina, all’altezza di Rovereto, non so proprio se riuscirò ad arrivare in tempo”. La capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris, ha giudicato come “cosa ridicola” il fatto che il senatore Zeller non riesca con ogni probabilità ad essere presente. Se questo dovesse effettivamente avvenire, oggi potrebbe prospettarsi anche un caso di parità: senza Zeller e il presidente del Senato, Pietro Grasso, il quale ha già detto di non voler votare, i componenti della Giunta saranno 12, ugualmente divisi tra voto palese e segreto. Bisognerà quindi vedere se e chi cambierà idea all’ultimo momento rendendosi decisivo.

Il Pdl-Forza Italia starebbe facendo di tutto per far saltare la Giunta per il Regolamento che dovrà stabilire la modalità di voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Ne è convinta il capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris: “”Il Pdl sta mettendo in atto tattiche dilatorie. Noi oggi chiederemo che in Giunta per il regolamento si voti”, ha detto al termine della riunione dei capigruppo. “Abbiamo discusso a lungo sulla competenza della Giunta a dare interpretazioni sulla questione del voto segreto o palese – ha poi aggiunto – Schifani ha detto che si tratta di una procedura strana e che la Giunta non ha il compito specifico di dare spiegazioni. Il Pdl ha detto in sostanza che la Giunta non ha competenza per interpretare. Noi chiederemo fermamente invece che oggi si voti”.

“Per colpire Silvio Berlusconi non si esita a violare e calpestare norme del Regolamento parlamentare e prassi comprese quelle sul voto segreto quando si tratta di giudicare sulle persone. Se la Giunta del Senato dovesse avallare questo scempio sarebbe un precedente pericolosissimo per la nostra democrazia”. Lo ha detto Elvira Savino, deputata di Forza Italia, secondo cui “se fosse stato un esponente di sinistra ad imbattersi in questa situazione”, “centinaia di sedicenti intellettuali e fior fiori di cultori del diritto si sarebbero mossi per sottoscrivere appelli a difesa della Costituzione e delle regole e invece tacciono mostrando il loro volto vigliacco e senza scrupoli”.

“Sono esterrefatto. C’é un regolamento chiarissimo per cui il voto é segreto, quindi non capisco come si sia incardinato un discorso in Giunta”. Queste le parole del capogruppo di Forza Italia in Senato, Renato Schifani. “Si vota su una persona e quindi non mi capacito come si sia attivato il dibattito che vuole modificare una norma a colpi di maggioranza. Qualora avvenisse sarebbe un fatto estremamente grave. Mi auguro che non ci si arrivi, perché c’é il presupposto per il rinvio della norma alla Corte Costituzionale per un’interpretazione della stessa”.

Tra circa trenta minuti la Giunta per il Regolamento di Palazzo Madama si riunirà per decidere se utilizzare il voto segreto o palese sulla decadenza da senatore di Berlusconi. Si susseguono intanto commenti e dichiarazioni di esponenti politici che si dicono favorevoli a una o all’altra opzione: “E’ masochismo puro da parte del Pd continuare ad alimentare lo scontro attorno a Berlusconi, del tutto inutile per il bene del paese e stucchevole è il dibattito che tiene banco da settimane sulla decadenza del leader del Pdl – ha detto ad esempio il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa – Il regolamento prevede che il voto in Giunta sia segreto, dunque, impegnarsi sull’ipotesi di modificare tale norma rappresenta una esasperazione della quale non si sente il bisogno. Si rischia infatti di destabilizzare di nuovo il governo in una fase ancora estremamente delicata, nella quale molte sono ancora le riforme da realizzare, a partire dalla legge di Stabilità la cui discussione si è aperta in queste ore in Parlamento non senza contraddizioni e clamore”, ha poi aggiunto.

Si riunisce oggi pomeriggio alle ore 15 la Giunta per il Regolamento del Senato per decidere se abrogare o meno il voto segreto in merito alla decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore. La richiesta è stata avanzata del Movimento 5 Stelle che da tempo chiede il voto palese a Palazzo Madama: lo stesso Grillo, poche settimane fa, ha definito Il voto segreto “un abominio, un tradimento degli elettori”. A decidere sarà un organo parlamentare costituito da tredici persone e presieduto dal presidente del Senato, Pietro Grasso: i componenti sono nel dettaglio tre senatori del Pdl, tre del Partito Democratico, due del Movimento 5 Stelle e uno per Sel, Gal, Lega Nord, Scelta Civica e Autonomie. A poche ore dalla decisione, sembra quasi certo che alla fine prevarrà il voto segreto, anche se risulterà determinante ciò che deciderà la senatrice montiana di Scelta Civica Linda Lanzillotta: al momento, infatti, ci sarebbero sette senatori a favore del voto segreto (Pdl, Lega, Gal, Svp e Scelta Civica) e sei a favore di quello palese (Pd, Sel e Movimento 5 Stelle), ma proprio nei confronti della Lanzillotta sono recentemente arrivate da sinitra alcune pressioni affinché alla fine possa cambiare idea. Lei, però, ha già fatto sapere di “essere contro le leggi ad personam, ma anche antro quelle contra personam”, quindi, visto che in passato è sempre stato utilizzato lo scrutinio segreto, “non capisco perché si dovrebbe cambiare proprio ora”. Non dovrebbe invece esprimersi il presidente Grasso: in caso contrario, visto che nelle scorse settimane si è già detto a favore del voto palese, la situazione potrebbe portarsi in assoluta parità.