In Trentino, il centrodestra si è praticamente dissolto nel nulla. Il Pdl-Forza Italia nella Provincia autonoma di Trento ha preso il 5,2%; A Bolzano, assieme alla Lega, meno del 3%. Non che a livello nazionale se la passi meglio. Certo, le frizioni tra i governativi e i lealisti sembrano momentaneamente rientrate. Tuttavia, potrebbe essere la classica quiete prima della tempesta. Ovvero, non si esclude che la scissione sia ormai solo questione di tempo. O no? Ne abbiamo parlato con Mattia Feltri, editorialista de La Stampa.
Come interpreta l’esito delle elezioni in Trentino?
Si parla pur sempre di elezioni in cui il voto delle autonomie è molto forte e in cui il richiamo di Berlusconi si avverte molto debolmente, mentre i rappresentanti del partito vengono percepito come alieni al territorio. Quindi, è indubbio che le negli anni il centrodestra abbia perso buona parte dei suoi voti. Molti, tuttavia, li ha conservati. Non dimentichiamo che prima delle politiche, nella quali Berlusconi è riuscito a far rimontare il suo partito fino a farlo pareggiare con gli altri, c’erano state le amministrative che si erano rivelate una disfatta.
Quanto ha pesato la spaccatura interna al Pdl?
Indubbiamente, non poco.
Nel frattempo, che ne è stato di Alfano?
L’impressione è che Alfano navighi a vista. Non ha strategie. Non è la prima volta che dà l’impressione di volersi ribellare al capo per poi fare delle vistose giravolte. Sul finire del 2012 si fece paladino delle primarie, al punto da pronunciare il famoso “basta con i barzellettieri”, per poi incassare in silenzio la decisione di Berlusconi di candidarsi ancora una volta. C’era da attenderselo. Ciò non significa che sia a tutti gli effetti dentro il partito. Di sicuro, per il momento continuerà a non riuscire a smarcarsi dall’ex premier. Tuttavia, potrebbe prima o poi potrebbe decidere che il rapporto gli crea più problemi che vantaggi. Questo potrebbe dipendere anche, in gran parte, da ciò che gli consiglierà Napolitano.
Finora, in ogni caso, le sue cariche sono state azzerate. Berlusconi ha voluto punirlo?
Indubbiamente. Alfano ha compiuto, del resto, alcuni grandi errori. Il due ottobre, quando ebbe successo nell’operazione che costrinse Berlusconi a votare la fiducia al governo, avrebbe dovuto immediatamente costruire un gruppo parlamentare autonomo. Certo, avrebbe corso il rischio di fare la fine di Fini e di Monti, ma avrebbe avuto il tempo per rendere Berlusconi inutile per le sorti del governo e, quindi, per emarginarlo. Invece, titubando, si è lasciato fagocitare. Ha difettato di fantasia a coraggio.
Da quando i governativi avevano deciso di conquistare il Pdl e trasformarlo, all’abbandono di campo degli ultimi giorni, cosa è successo?
Non hanno abbandonato il campo. Ma la strada si è rivelata particolarmente complicata. Berlusconi, dal momento in cui ha pronunciato il discorso di sostegno al governo, ha iniziato a ragionare su come riprendersi il partito. E’ stato molto in dubbio se scegliere la linea di Alfano o quella di Fitto. Alla fine, ha scelto quella del secondo.
Perché?
Fitto, tra le quinte colonne all’interno del governo e i pirati alla Santanché, è riuscito a farsi interprete di una terza via; inoltre, i compagni di viaggio di Alfano, hanno contribuito non poco a irritare Berlusconi, con le loro continue dichiarazioni e interviste. In pratica, i governativi hanno lasciato a Berlusconi tre settimane di tempo per maturare la decisione.
Che fine faranno le varie ipotesi neocentriste?
C’è poco da fare: l’erede del pentapartito, nonostante i pezzi persi per strada, è tuttora Berlusconi. Finché c’è lui, il centro non esiste.
Marina sarà candidata?
Lei non vuole scendere in campo. Non è ha alcuna intenzione. Questo è vero. Lo è anche il fatto, tuttavia, che negli uffici di Mediaset, la stiano preparando nell’eventualità che questo, prima o poi, si renda necessario.
(Paolo Nessi)