Il governo Letta ottiene la fiducia sia al Senato sia alla Camera dei deputati. A Palazzo Madama votano a favore 235 parlamentari contro soltanto 70 contrari. A sorpresa in mattinata arriva la retromarcia di Silvio Berlusconi, che annuncia: “Il Pdl vota con la maggioranza non senza interno travaglio”. A convincerlo la scissione di una trentina di dissidenti, capeggiati dal vicepremier Angelino Alfano, che avevano annunciato per tempo la fiducia a Letta. Per Piero Sansonetti, direttore de Gli Altri ed ex direttore di Liberazione, “l’Italia si sveglia con due nuovi leader, Alfano e Letta. Il segretario del Pdl dopo avere sfidato il Cavaliere incassa una vittoria strepitosa, che segna la sua ascesa e non certo il suo declino come avvenne per Fini. Mentre il Pd sembra più il vincitore di una lotteria, che neanche di una battaglia politica: incassa quello che voleva, ma non sa neanche dire come e perché sia avvenuto”.



Direttore Sansonetti, qual è il significato politico del voto di fiducia di ieri in Parlamento?

Ieri è nato un nuovo leader politico, Angelino Alfano, che fino a due giorni prima era ritenuto una seconda fila e invece diventa improvvisamente uno dei cinque o sei politici più influenti del Paese. Un altro leader che, sia pure in maniera fortunosa, esce molto rafforzato è Letta. Il premier guadagna punti su Renzi, che ne viene invece suo malgrado indebolito. L’Italia insomma si sveglia con due nuovi leader, Alfano e Letta, che non a caso sono il presidente e il vicepresidente del consiglio.



Con il voto di ieri si apre una nuova era politica per il nostro Paese?

Mi sembra un po’ prematuro affermare questo, in quanto non è ancora chiaro su quali basi possa nascere una nuova era. A mancare sono delle nuove proposte politiche, dei nuovi progetti, delle nuove idee. La conclusione della giornata di ieri è che Letta deve governare, e su questo sono tutti d’accordo. A mancare è però un nuovo disegno politico per l’Italia.

La volontà di Pd e Pdl di lavorare insieme non sono già di per sé una rivoluzione copernicana?

Il governo Letta 2, perché è così che dobbiamo chiamarlo, raccoglie consensi trasversali ma riceve come mandato quello di gestire l’emergenza. Per questo ritengo ancora prematuro parlare di nascita della Terza Repubblica. In secondo luogo non sono chiarissimi i termini della scissione all’interno del Pdl anche perché, diciamoci la verità, una scissione così non si era mai vista.



Che cosa rende unico quanto è avvenuto?

Nessuno degli “esperti” di politica è in grado di prevedere chi starà da una parte o dall’altra. E nessuno degli scissionisti, tranne forse Alfano, in precedenza aveva manifestato dissensi cospicui nei confronti di Berlusconi. A mancare a questa nuova realtà politica all’interno del centrodestra sono quindi un progetto e delle idee comuni. Se Roberto Formigoni è certamente espressione dei cattolici popolari che gravitano intorno al Ppe, è più difficile definire le caratteristiche ideologiche di un leader come Alfano, e quindi capire che cosa lo accomuni a Maurizio Lupi e a Carlo Giovanardi. Ma soprattutto è difficile stabilire, al di là dei toni politici, che cosa differenzi politicamente Alfano da Berlusconi.

 

Per quali motivi il nuovo soggetto politico dei moderati nasce con un’identità poco definita?

Per la gestione padronale del Pdl voluta da Berlusconi fin dalle origini del Pdl. Mentre nel Pd tutti sanno quali sono le divisioni in campo, in che cosa siano diversi Renzi e Cuperlo, Veltroni e D’Alema, per il Pdl non si può dire che sia così. Nella stessa Calabria, realtà che conosco bene, ero convinto che tutti i politici più importanti fossero compatti con Berlusconi, mentre ieri mattina ho scoperto che stanno tutti con Alfano.

 

Dopo avere sfidato Berlusconi, Alfano rischia di scomparire come Fini?

No, questo mi sento di escluderlo con forza. Alfano ha ottenuto una vittoria politica strepitosa, mentre Fini ha iniziato fin da subito con una serie di sconfitte. Tanto è vero che Berlusconi è stato costretto a correre dietro ad Alfano, riconoscendone volente o nolente il successo. Il leader di Futuro e Libertà al contrario non era riuscito a convincere nessuno.

 

Che cosa comporta invece il voto di ieri per il centrosinistra?

Dopo Alfano il secondo vincitore è Enrico Letta, ma il paradosso è che il Pd come al solito resta in balia degli eventi. Il partito di Epifani non ha mosso un dito perché il risultato fosse quello cui abbiamo assistito. Anzi, il centrosinistra non sa neanche spiegarsi come sia successo in quanto hanno fatto tutto gli altri, come documenta lo stesso discorso un po’ stupito del capogruppo al Senato, Luigi Zanda.

 

Insomma il Pd esce vincitore o no?

Il Pd esce vincitore, non però di una battaglia politica bensì di una lotteria. Epifani non sa neanche lui perché abbia vinto, e quando si vince senza sapere il perché c’è sempre qualcosa di preoccupante. Il centrosinistra porta a casa tutto ciò che voleva ma non ha fatto nulla, non ha mosso un dito e non ha la minima idea di che cosa stia per avvenire.

 

(Pietro Vernizzi)