Prima della decadenza senatoriale definitiva, saranno necessari alcuni passaggi formali. Ma, con la decisione di oggi della Giunta per le elezioni e le immunità del Senato, la vicenda, in sostanza, si esaurisce. E’ tutto finito, l’ex premier non sarà più titolato a sedere in Parlamento. Andrea Augello, senatore, membro della Giunta, e autore della relazione (che prevedeva il ricorso alla Corte costituzionale e quella di Giustizia europea) bocciata in prima battuta dai suoi colleghi, ci spiega perché l’esito della votazione di oggi è pressoché scontato.
Cosa succede oggi?
E’ stata fissata, anzitutto, l’udienza pubblica della Giunta, alla quale Berlusconi e i suoi legali potranno partecipare per difendersi. Al termine, si riunirà la Camera consiglio, dove delibereremo la convalida o la decadenza della carica senatoriale per alzata di mano. Tale atto dovrà, poi, essere formalizzato da una delibera che, di solito, è scritta dal relatore e che porta l’approvazione della Giunta. La delibera, normalmente, viene votata il giorno dopo. Essendoci il week-end di mezzo, lo sarà lunedì. Quest’ultimo, tuttavia, è un atto meramente formale. La Giunta, di fatto, oggi conclude il suo lavoro.
Quindi?
Siamo di fronte ad una sentenza già scritta, fissata nel giorno in cui era stata bocciata la mia relazione. Berlusconi decadrà da senatore. Non ci sarà alcuna interazione tra la fiducia votata al governo da Berlusconi e la decisione dei parlamentari che lo faranno decadere.
Eppure, dal punto di vista di Berlusconi sembrava che far cadere il governo, spingere il capo dello Stato a sciogliere le Camere, e anticipare le elezioni fosse l’unico modo per salvarsi.
Anche se votassimo domattina, Berlusconi sarebbe comunque interdetto dai pubblici uffici, per effetto dalla sentenza della Corte d’Appello attesa il 19 ottobre. Inoltre, la legge Severino, prevede l’incandidabilità per sei anni in seguito a condanne come quella inflitta all’ex premier.
Berlusconi, per lo meno, non avrebbe subito l’onta della decadenza senatoriale. Dal voto della Giunta a quello dell’Aula passerà del tempo.
Non direi. Il Senato voterà, al massimo, tra il 15 e il 20 ottobre. Comunque, non ci sarebbe stato il tempo per sciogliere le Camere.
La decadenza che ripercussioni avrà sulla vita del centrodestra?
La questione della decadenza è tutt’altro che una sciocchezza da gestire. Tuttavia, credo che Berlusconi sia perfettamente in grado di svolgere il suo ruolo da presidente anche fuori dal Parlamento.
Crede che ci fosse un’alternativa a tutto ciò?
Anzitutto, il mancato rinvio della questione alla Corte del Lussemburgo rappresenta una palese violazione del Trattato di Lisbona, sottoscritto anche dall’Italia e, quindi, della legge.
Cosa afferma il trattato?
Che il giudice di ultima istanza degli Stati europei ha non solo facoltà ma l’obbligo di rivolgersi alla Corte di Giustizia laddove vi sia il dubbio che ci sia stata una violazione del diritto comunitario. Contestualmente, il mancato rinvio alla Consulta italiana rappresenta una procedura che viola i diritti costituzionali di Berlusconi.
Il Pd continua a ripetere che la legge va rispettata.
Il Pd insiste nell’affermare che la Giunta non sia un organismo dotato di quella natura giurisdizionale che gli consentirebbe legittimamente di rinviare la questione alla Corte di giustizia.
E non è così?
Ci sono diverse sentenze della Corte costituzione e una sentenza della Corte europea dei diritti del’uomo che affermano non solo che gli organi di autodichia di Camera e Senato hanno natura giurisdizionale, ma anche che il fatto di esser stati eletti dal popolo non può essere considerato un fattore in grado di pregiudicarne l’imparzialità.
Che idea si è fatto rispetto alla decisione del centrosinistra di non prendere neanche in considerazione il lodo Violante?
Non credo che il Pd abbia ritenuto che fosse necessario votare la decadenza di Berlusconi per “farlo fuori”. Come ho già spiegato, sarebbe comunque decaduto per effetto della sentenza della Corte d’appello di Milano. Presumibilmente, invece, sta cercando di far intendere ai suoi elettori qualcosa del tipo: «guardate che Berlusconi non l’ha fatto fuori la magistratura, ma noi».
(Paolo Nessi)