“Il Pdl non si spaccherà e a guidarlo non sarà Alfano”. Ne è certo Marcello Veneziani, scrittore ed editorialista de Il Giornale, secondo cui “alla fine preverrà un semplice calcolo politico: se non vuole soccombere al Pd, il centrodestra deve restare unito. E con un ruolo sempre più defilato di Berlusconi lo stesso motivo del contendere è destinato a scomparire”. Dopo che il Pdl ha votato la fiducia al governo Letta, si sono riaperti i giochi all’interno del partito. In un’intervista di ieri al Corriere della Sera, l’ex governatore della Puglia, Raffaele Fitto, ha lanciato la sfida ad Alfano chiedendo “l’azzeramento di tutti gli incarichi di partito e la convocazione di un congresso”.
Veneziani, che cosa accadrà al centrodestra dopo che sul voto di fiducia sono prevalsi gli alfaniani?
Ci troviamo in una fase di passaggio e Berlusconi è destinato a non guidare più la coalizione. Non sappiamo però se nel prossimo futuro assisteremo a una confluenza con l’Udc di Casini, o ad altri equilibri che attualmente sono imprevedibili. Il punto è che non vedo un nuovo leader in grado di rimpiazzare Berlusconi. Finora mi limito a registrare un round a favore di Alfano in un contesto politico che è ancora da definire.
Fitto ha sfidato Alfano ad aprire il Congresso e ad azzerare i vertici. E’ d’accordo con lui?
L’osservazione di Fitto è inappuntabile, ma non credo che l’ex governatore della Puglia possa a sua volta ambire a rappresentare il continente eterogeneo del centrodestra, al cui interno costituisce piuttosto uno dei punti di riferimento interessanti. La partita è ancora aperta, ma non è il favore di cui si gode sui grandi giornali a determinare a chi andrà la leadership del centrodestra.
Perché è convinto che il centrodestra non si spaccherà?
Per un calcolo politico elementare. Piuttosto che avere due partitini perdenti, farà parte del comune buonsenso il fatto di pensare che uniti si possa ottenere un risultato migliore. Alla fine il motivo del contendere, cioè Berlusconi, sarà comunque destinato alla conclusione della parabola, e quindi le divisioni stesse sono destinate a rientrare. Poniamo che il partito di centrodestra invece si spacchi.
Come sarà la nuova Forza Italia che rimarrà fedele al vecchio leader?
Dipende tutto da quando si andrà a votare. Se ci sarà una competizione elettorale in tempi brevi, con Berlusconi che resterà ancora in campo per quanto ferito, avremo comunque un successo di Forza Italia e un forte ridimensionamento degli alfaniani. Non credo che Alfano sarà invece in grado di riscuotere un grande consenso a livello popolare. Se invece parliamo di una prospettiva di qui a qualche anno, potrebbe anche venire fuori un nuovo leader con le qualità del “confederatore” in grado di sintetizzare l’anima più vicina ai berlusconiani e quella più in sintonia con Alfano.
La nuova Forza Italia sarà un partito alla Le Pen?
L’ipotesi Le Pen in questo caso non mi pare un paragone possibile. Anche perché tutto dipenderà chi sarà il nuovo leader di Forza Italia: un conto è se parliamo di Daniela Santanché, un’altra se parliamo di Raffaele Fitto o Mara Carfagna. Non credo si possa ridurre la fedeltà a Berlusconi dei cosiddetti lealisti a una mera logica di estremizzazione ideologica.
E se a guidare il partito dovesse essere Marina Berlusconi?
Non mi pare un’ipotesi oggettivamente praticabile. Lei stessa lo smentisce continuamente e ho una certa difficoltà a pensare che si possa ricevere un partito in eredità. Il caso di Marine Le Pen è diverso, nel senso che si tratta di una leader politica, mentre Marina Berlusconi è soprattutto un’imprenditrice. La “Marina” francese si è affermata sul campo, quella italiana dovrebbe ricevere un’investitura dall’alto che mi sembra improbabile.
(Pietro Vernizzi)