Se fosse previsto l’arresto per vilipendio dell’intelligenza, in Parlamento sui banchi dei grillini si aprirebbero pericolosi vuoti. E ieri si è data l’ennesima prova dell’urgente necessità di una legge elettorale che prima ancora che decidere con certezza chi vince e chi perde nelle urne, ne faccia uscire persone culturalmente e moralmente all’altezza del ruolo che maneggiano, capaci di qualcosa in più in politica dell’invettiva e della delegittimazione degli avversari. 



Verrebbe voglia di commentare così l’ennesima performance politica, fondamentalmente cagnara populista, del Movimento 5 Stelle in occasione del primo messaggio alle Camere del presidente Giorgio Napolitano. Il messaggio, preannunciato durante la recente visita al carcere napoletano di Poggioreale, sottolinea l’inderogabile necessità che il Parlamento affronti la questione delle carceri in tempi stretti, ed ad ogni modo attenti alla scadenza, il 28 maggio 2014, del termine concesso all’Italia per rimettersi in regola dalla Corte europea per i diritti dell’uomo e risolvere “il malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano”, “il carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento carcerario”. 



L’Italia ha l’indice di affollamento carcerario peggiore d’Europa. Con oltre 64mila detenuti rispetto a 47mila posti, l’indice di sovraffollamento è stato pari al 147 per cento nel 2011 e del 140 per cento nel 2012. Già in un convegno del 2011 (organizzato dai radicali), Napolitano affrontò la questione, e richiamando quel convegno, il Presidente ha elencato nel messaggio alle Camere di ieri le possibili soluzioni di lungo periodo per affrontarla, dalla previsione di pene non carcerarie all’aumento degli istituti penitenziari, ma non ha potuto evitare il tema drammatico della situazione in essere nelle carceri italiane oggi. Situazione che richiede la rapida approvazione di “rimedi straordinari”: un indulto o meglio un’amnistia che avrebbero l’effetto di un’immediata riduzione del numero dei detenuti. Fin qui il Presidente, in ossequio alle leggi, ai vincoli internazionali dell’Italia, e più ancora a un elementare senso di giustizia, quello stesso che spinse Giovanni Paolo II nella sua visita al Parlamento nel 2002 a chiedere per analoghi motivi un gesto di clemenza, l’indulto; che venne solo quattro anni dopo, ed anche allora fu cavalcato da uno sciacallaggio politico che costò non poco al governo Prodi. 



Al messaggio del Presidente, con una prontezza che fa presumere una strategia preordinata, il Movimento 5 Stelle è partito all’attacco accusandolo di essere sotto ricatto del Pdl, e di essere alla ricerca di un salvacondotto per Berlusconi. “L’amnistia di Napolitano per salvare il Caimano”: questa la grancassa suonata dai grillini per tutta la giornata; nonostante la dichiarazione del ministro Cancellieri, che l’amnistia non ha mai riguardato reati finanziari, e le prese di posizione del Pd, azionista parlamentare di maggioranza del governo, che non c’è riferimento tra le due vicende – provvedimento di clemenza, se vi sarà, e situazione giudiziaria del Cavaliere. 

Poiché c’è un limite a tutto, credo abbia fatto bene il Presidente da Cracovia ad alzare la voce, dichiarando che quelli che parlano così, i grillini, non conoscono la tragedia delle carceri, l’umiliazione dell’onore e dei valori democratici del Paese che ne viene, e se ne fregano – per un volgare calcolo di bottega elettorale, aggiungo io – dei problemi dell’Italia e della sua gente. Non è un caso che ai grillini si siano affiancati solo esponenti della Lega, tornati a fare gli sceriffi padani. 

Purtroppo con queste dichiarazioni dei 5 Stelle siamo in presenza dell’ennesimo episodio di una politica che anziché parlare alla testa e al cuore del Paese parla alla sua pancia, al risentimento sociale, per eccitarlo all’ingenerosità, a non veder altro bisogno che il proprio disagio. Ma se questo disagio ha molte ragioni dalla sua parte e può essere compreso, e chiede un impegno straordinario, quello che è indecente e politicamente pericoloso è il suo spregiudicato utilizzo per capitalizzare consenso populistico a basso prezzo. Ai grillini non interessa affatto contribuire a risollevare la parte più esposta e angosciata del Paese dal suo disagio, ma trarne vantaggio ed eccitarlo offrendogli un quotidiano nemico da odiare nella politica che cerca di fare qualcosa e nelle istituzioni. E così Berlusconi che non c’entra niente è tirato in ballo per impedire di risolvere il dramma di migliaia di poveri disgraziati, che la pena evidentemente per Grillo&Co non deve rieducare, riavvicinare alla società, ma affliggere. 

Siamo in piena strategia del tanto peggio tanto meglio. Speriamo che gli italiani sappiano trarre le conseguenze, al momento opportuno, del contributo di qualità che i grillini stanno dando a questa legislatura.