Il trauma consumatosi all’interno del centrodestra è destinato a ripercuotersi su tutta la politica italiana. La scissione delle colombe dai falchi e il passaggio di Berlusconi all’opposizione alterano l’aritmetica parlamentare e, di conseguenza, gli equilibri di governo, ma non solo: l’evolversi della situazione a destra implica un ripensamento della sinistra. Tanto più che l’imminente vittoria di Renzi alle primarie destina il Pd ad una profonda metamorfosi. In definitiva, l’intera prospettiva del sistema dei partiti italiani subirà i contraccolpi della spaccatura del Pdl. Abbiamo analizzato la situazione con Piero Sansonetti, diretto de Gli Altri e di Calabria Ora.



Ora che succede?

Nella politica italiana, l’asimmetria  conta. Nel 2008, l’unificazione tra Ds e Margherita comportò l’immediata unificazione tra Forza Italia e An. Si tratta di operazioni che riguardano sia gli equilibri politici che le convenienze elettorali. A prescindere dalla legge.

Quindi?

Il Pd si spaccherà, Renzi e Cuperlo si divideranno. Contribuirà non poco il fatto che il primo vincerà le primarie “popolari”, il secondo i congressi interni; altro fattore fondamentale è rappresentato dall’indebolimento di Vendola in seguito alle intercettazioni delle telefonata con il portavoce dell’Ilva.



Perché dovrebbe contribuire alla scissione?

Sel si troverà in difficoltà sempre maggiore, e per l’eventuale formazione di Cuperlo, si tratterà di una ghiotta occasione per fagocitarlo. Ci sarà, probabilmente, una fusione, resa finora impossibile proprio dall’eccessivo valore di Vendola. Poi, ovviamente, Renzi e Cuperlo saranno alleati alle elezioni. Come, del resto, i falchi e le colombe. Con qualsiasi legge elettorale, storicamente la somma dei partiti divisi ha sempre dato una cifra superiore al valore del partito unito.

E se il partito di Alfano non si alleasse con Berlusconi? Se costruisse una formazione di centro con parte di Scelta civica e l’Udc?



E’ un’opzione verosimile e, ovviamente, inconciliabile con l’alleanza con Forza Italia. Ma non si verificherà nell’immediato. Nell’eventualità di elezioni anticipate, Alfano e Berlusconi correranno insieme. E’ pur vero che l’operazione dei governativi avrà senso esclusivamente se il governo resta in vita ancora a lungo. Per almeno uno, se non addirittura due o tre anni. Ecco, in quel caso, la prospettiva si ribalta, e il grande centro diventa l’ipotesi più realistica. Anche perché, a quel punto, la fine della leadership di Berlusconi rientrerà nelle cose umane: avrà, infatti, più di 80 anni.

La durata del governo, appunto: non crede che la scissione la metta a repentaglio?

Ho l’impressione che Berlusconi non abbia alcune interesse a farlo cadere. Ora è il capo dell’opposizione. Si trova, quindi, in una posizione molto più facile da gestire: può esprimere interamente quei tratti populisti che sono nella sua natura senza dover tenere conto delle diplomazie governative e non è più costretto a portarsi appresso le contraddizioni dell’alleanza con il Pd. Inoltre, è maggiormente protetto persino dagli attacchi della magistratura. Non si è mai visto in nessun Paese occidentale che i giudici se la prendano con il capo dell’opposizione.

 

Tutto questo, vale anche nel momento in cui decade?

Indubbiamente. Aver rotto con Alfano gli consente di avere le mani libere per fare quello che vuole senza assumersi responsabilità e capitalizzare elettoralmente il suo ruolo all’opposizione senza dover far cadere il governo.

 

Il Pd, però, è piuttosto in fibrillazione per il caso Cancellieri. Può venire da sinistra la destabilizzazione dell’esecutivo?

Nel Pd, tutto può creare fibrillazioni. Ho, in ogni caso, il vago sospetto che il ministro della Giustizia si dimetterà prima di un eventuale voto di fiducia. Non è legata ad alcun partito e lascerà l’incarico, semplicemente, dicendo la verità; cioè, che il suo passo indietro è necessario per evitare la caduta dell’esecutivo.

 

Come si muoverà Renzi?

Se ho ragione io, se cioè il governo dura e il Pd si scinde, Renzi è nei guai. Sarà piuttosto dura, per lui, vincere le primarie e non poter andare al voto prima di un certo numero di anni nei quali, da segretario del partito, subirà un lento logorio.  Inoltre, con la scissione di Cuperlo, tra i due non potrà di certo essere Renzi quello che non sosterrà più Enrico Letta.

 

(Paolo Nessi)