Che il Pdl si scinda non è di certo la fine del mondo ma, forse, è il preludio alla fine del governo. O forse no. Berlusconi, esplicitamente, non ha fatto alcuna esternazione di sorta. Non l’ha mai fatta, a dire il vero, neppure in passato. Ci sono state perifrasi, avvertimenti, sottintesi, ma una minaccia vera e propria mai. Eppure, l’ipotesi è nelle cose, dato che la parte più consistente del secondo partito di maggioranza è passata all’opposizione. Oltre alle intenzioni dell’ex premier, resta da capire come potrebbero prendere forma i rapporti tra Forza Italia e il Nuovo centrodestra di Alfano. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Mattia Feltri, editorialista de La Stampa.



Cosa farà, ora, Berlusconi?

Verosimilmente, manterrà la calma. Non è un caso che non abbia voluto minimamente infierire su Alfano. Non ha espresso rabbia, nei suoi confronti, ma delusione. Evidentemente, vuol capire, anzitutto, come si metteranno le cose nei prossimi tempi. Ha ipotizzato una coalizione con le colombe e, probabilmente, spera che prima o poi tornino a casa.



Cosa si aspetta dai governativi?

Non è escluso che speri nello rinvio del voto sulla decadenza. Magari, con la scusa della calendarizzazione della legge di Stabilità. Potrebbe anche sperare che spuntino carte miracolose che gli consentano di riaprire il processo, o in un pronunciamento favorevole da parte della Corte di Straburgo o di quella del Lussemburgo.

Cosa accadrà quando, prima o poi, decadrà per effetto del voto del Senato?

La sua rabbia esploderebbe. Tuttavia, non ne verrebbe e capo di nulla. Anzitutto, comunque vada, i voti per far cadere il governo non ce li ha. All’indomani della decadenza, inoltre, un nutrito gruppo di parlamentari di Forza Italia potrebbe seguire Alfano. Insomma, questo governo è in carica da soli sette mesi. Questa legislatura può sopravvivere ancora quattro anni e cinque mesi. La maggior parte dei senatori e dei deputati si chiede perché dovrebbe rinunciare a un lauto stipendio nell’ipotesi, oltretutto, di non essere ricandidata.



Come si rapporteranno gli alfaniani e Forza Italia? Dicono che staranno in coalizione assieme, ma fino ieri son volati gli stracci tra le due componenti.

Di coalizione, in realtà, ha parlato solo Berlusconi. Tuttavia, è un argomento prematuro, dato che il governo non cadrà.

 

Più passa il tempo e più la possibilità che i governativi si uniscano all’Udc e a Scelta civica diventa realistica?

Indubbiamente, è un’ipotesi che Alfano sta prendendo in considerazione. Tuttavia, non ne vedo l’utilità. Allearsi con Casini non conviene né strategicamente né numericamente. A Monti non ha portato in dote nulla. Inoltre, finché Berlusconi resta politicamente in vita, ci mette poco a mangiarsi l’ennesimo partito di centro. Considerando che l’ex premier decadrà, che a primavera dovrà iniziare a scontare la pena, che potrebbero esserci nuove condanne e che, in ogni caso, sul finire della legislatura avrà più di 80 anni, ad Alfano conviene, semplicemente, starsene immobile. Non deve accelerare né dar vita a nuove composizioni, ma accogliere la mano tesa di Berlusconi e, tra quattro anni e cinque mesi, raccoglierne l’eredità. In caso contrario, farà la fine di Fini che, se fosse rimasto sulla riva del fiume attendendo lo scorrere del cadavere del suo nemico, magari sarebbe persino diventato premier al posto di Monti.

 

Dimentica che Alfano, la scissione, l’ha già fatta.

Sì, ma a differenza di quella di Fini è stata decisamente più soft. Alfano ha mantenuto buoni rapporti con Berlusconi e fino all’ultimo ha espresso solidarietà e affetto nei suoi confronti, nonché indignazione per la persecuzione giudiziaria a cui l’ex premier è stato sottoposto. Ha sottolineato, inoltre, nel corso della presentazione del Nuovo centrodestra, che la spaccatura si è resa necessaria perché con tutto ciò non ci andassero di mezzo gli italiani.

 

Anche le altre colombe ragioneranno in questa maniera?

Come ad Alfano, neanche agli altri conviene andare al centro. Al limite, ci sarà qualche cattolico del Pdl che deciderà di andare con Casini, ritenendosi così a casa. 

 

(Paolo Nessi)