Ora che si sono separati da Berlusconi e, soprattutto, dalle sue fideiussioni e dai suoi voti, cosa faranno, da grandi, i promotori del Nuovo centrodestra? Indubbiamente, l’operazione di messa in sicurezza del governo è stata apprezzata da molti. Ma poi? Nessuno di loro ha intenzione di morire democristiano, ovvero di aggregarsi in soggetti neocentristi, nella convinzione che l’ipotesi ne determinerebbe la scomparsa pressoché automatica; allearsi con Forza Italia, d’altra parte, significherebbe condividere un ambiente politico con almeno altri due partiti: Fratelli d’Italia e la Lega. Un sovraffollamento che rischia di schiacciarli su posizioni minoritarie, e saremmo al punto di partenza. O no? Il senatore Roberto Formigoni ci spiega perché le prospettive del nuovo soggetto sono decisamente più rosee del previsto.
Crede che elettoralmente potrete mai contare realmente qualcosa?
Le nostre dimensioni sono decisamente più ampie di quelle dipinte dai falchi. Non abbiamo solo 30 senatori e 27 deputati, circa un terzo, cioè, della consistenza del Pdl. Fin qui, infatti, parliamo di parlamentari eletti con il Porcellum, ovvero con il sistema delle liste bloccate. Quindi, nominati dall’alto. Se prendiamo, invece, in considerazione quanti sono stati eletti direttamente dal popolo, cioè i consiglieri regionali, provinciali, e comunali, scopriamo che – nelle Regioni finora monitorate nel dettaglio – il Nuovo centrodestra vale la metà del Pdl. In particolare, in Lombardia (la regione berlusconiana per eccellenza) sono passati con noi 9 consiglieri su 19, in Piemonte 6 su 12 e in Veneto 8 su 16. Analoghe percentuali sono state riscontrate tra i coordinatori provinciali eletti dai congressi, tra i sindaci e tra i consiglieri comunali e regionali delle altre parti d’Italia.
Si tratta pur sempre di persone elette in una lista che conteneva il nome di Berlusconi.
Berlusconi è, indubbiamente, un grande raccoglitore di voti. In tutti questi anni, però, tanti voti li abbiamo portati noi. E, con noi, intendo quanti dispongono di un consenso personale, costruito nel tempo e che, se messi alla prova, hanno dimostrato di essere campioni di preferenze; sia nelle competizioni esterne (regionali o amministrative) che interne (congressi). In definitiva, con Berlusconi sono rimasti solo gli eletti con il Porcellum. Vorrei far presente che, negli ultimi giorni, abbiamo ricevuto un profluvio di messaggi di gente entusiasta perché, finalmente, si torna a far politica, a misurarsi con il territorio e le idee.
Dove pensate di arrivare?
Non mi azzardo a fare previsioni. Di certo, ci presenteremo alle Europee da soli e sono convinto che otterremo un ottimo risultato.
Alle amministrative e alla politiche, però, dovrete coalizzarvi. Con chi lo farete?
Beh, non ci siamo chiamati Nuovo centrodestra per caso. La nostra collocazione è ovvia. Mi auguro che anche Forza Italia decida di fare una scelta di coalizione quando, a maggio, si voterà per le Amministrative. In tal senso, le parole di Berlusconi sono state beneauguranti. Ha sedato i falchi, dicendo loro di smetterla di insultarci, dal momento che siamo alleati. Faccio presente che porremo una condizione necessaria: i leader si sceglieranno con le primarie. Dal candidato sindaco al candidato premier. Su questo punto, Fratelli d’Italia e la Lega ci hanno già dato l’ok.
Scusi, ma perché non vi coalizzate con l’Udc e Scelta civica? Non sarebbe un’alleanza più naturale?
Assolutamente no. In tutta Europa, l’alternanza è tra centrodestra e centrosinistra. Se gli amici di Scelta civica e dell’Udc si “convertono” al centrodestra, decidono da che parte stare e abbandonano la presunzione centrista, allora potremo lavorare assieme e costruire la sezione italiana del Partito popolare europeo. Ma devono rendersi conto del fatto che il Ppe di cui parlano loro è una cosa completamente diversa da quello che esiste realmente in Europa.
Ovvero?
In Europa, il Ppe non sta al centro, ma corrisponde al centrodestra. Loro, invece, pensano ad una riedizione della Dc. Solo se capiranno, quindi, che il centro è un’illusione, potremmo realizzare assieme quel soggetto moderato, retto da una cultura democratica ed europeista, capace di pretendere la modifica dell’euro e dell’Europa senza, tuttavia, volerne uscire.
(Paolo Nessi)