Rispetto alla tenuta del governo, i falchi sono stati disinnescati. Un colpo di testa di Berlusconi, laddove una volta decaduto tentasse di staccare la spina, per mero spirito di rappresaglia, non sortirebbe più alcun effetto. Forza Italia non ha i numeri. Ma, d’altra parte, è stato lo stesso ex premier ad ammetterlo, lasciando intendere che, di far perire le larghe intese, non ne ha alcuna voglia. Questo, tuttavia, non vuol dire che Letta sia blindato. L’imboscata potrebbe essergli tesa, a questo punto, dal suo stesso partito. Non è un mistero che Renzi abbia fretta di candidarsi a Palazzo Chigi e che, del Pd, non gliene importi nulla. Userà la segreteria, una volta vinte le primarie, per minare il terreno sotto i piedi del premier? Lo abbiamo chiesto a Paolo Franchi, editorialista de Il Corriere della Sera.



Forza Italia non ha più i numeri per far cadere il governo. Potrebbe pensarci Renzi?

Che abbia fretta di andare a elezioni il prima possibile, è evidente. Tuttavia, le dinamiche, in questi casi, si sviluppano in maniera più complicata di quanto ci si potrebbe aspettare. Non credo, per intenderci, che farà mancare la fiducia al governo su dei provvedimenti specifici. Tanto meno sull’approvazione della legge di stabilità. Assumersi la responsabilità di lasciare l’Italia senza finanziaria rappresenterebbe, infatti, un suicidio elettorale.



Quindi? Cosa farà?

Determinerà un clima politico in cui qualunque episodio potrebbe rappresentare un potenziale casus belli. Esattamente come fece Veltroni nel 2008 quando, dopo esser stato eletto segretario nel 2007, persegui esplicitamente una linea politica diversa se non del tutto contraria a quella dell’Unione di Prodi che, in quel momento, stava governando. Anche lui assunse posizioni del tipo “mai più coalizioni come questa”, esattamente come Renzi osteggia le larghe intese. Insomma, non fu di certo lui a far cadere il governo, ma creò le condizioni per cui il caso Mastella (gli fu arrestata la moglie) poté fungere da detonatore. Insomma, è piuttosto complicato tenere assieme un esecutivo retto da un partito il cui segretario, eletto con una fortissima legittimazione elettorale, vuole invece demolirlo. C’è da dire, poi, che la situazione è ulteriormente complicata da altri fattori.



Quali?

E’ in corso un processo di scomposizione delle forze politiche principali su cui si fonda la compagine governativa; anche nel Pd, a breve, potrebbero esplodere le contraddizioni interne. Venute meno le ragioni dell’antiberlusconismo, i democratici potrebbero ritenere di non avere più ragioni di stare insieme.

La fazione che fa capo a Cuperlo potrebbe scindersi?

E’ difficile prevederlo ora. Tuttavia, è un’ipotesi che non si può escludere. Certo, di norma, chi si scinde è destinato alla scomparsa. Ma ho l’impressione che, in questo caso, le cose potrebbero andare diversamente. Con il Pd retto da Renzi, se il partito di Cuperlo prendesse percentuali risibili ciò significherebbe che siamo l’unico Paese al mondo a non avere una sinistra.

In ogni caso, la vittoria di Renzi alle primarie non modificherebbe la composizione dei gruppi parlamentari del Pd che, in larga parte, non appartengono alla sua corrente

I gruppi parlamentari, benché siano stati eletti in quota Bersani, probabilmente si adegueranno al nuovo corso. Se il capo diventa Renzi, in tanti – almeno tra quelli che coltivano la speranza di essere confermati nella prossima legislatura – si scopriranno più renziani del previsto.

Il caso Cancellieri può ricompattare il fronte di chi vorrebbe andare al voto?

Il Pd, ufficialmente, sostiene il ministro della Giustizia. Di sicuro, una buona fetta del partito potrebbe votare la mozione di sfiducia assieme al Movimento 5 Stelle. Per conoscere l’ampiezza dell’eventuale spaccatura nel Pd, occorrerà sapere quanto sarà larga questa fetta. Credo, comunque, che la Cancellieri sceglierà di dimettersi.

Se il governo dovesse realmente cadere per mano di Renzi, Letta potrebbe a quel punto allearsi con il centro e il Nuovo centrodestra?

E’ del tutto evidente che se c’è una scomposizione delle forze politiche, ci sarà anche una ricomposizione; in quest’ottica, il passaggio di Letta è un’ipotesi di cui, effettivamente, si sta discutendo anche se le probabilità che si avveri sono vicine allo zero. A quel punto, infatti, nel nuovo soggetto di centro ci sarebbe un sovraffollamento di potenziali leader.  

 

(Paolo Nessi)