Tutto poteva aspettarsi Enrico Letta, fuorché l’esistenza del proprio governo fosse messa a repentaglio dal caso Cancellieri. Che dal centrodestra sarebbe potuto provenire qualche brutto scherzo, lo aveva ben presente; ma che uno tra i suoi ministri più specchiati e autorevoli potesse dare a Renzi un pretesto per metterlo in difficoltà, era del tutto imprevedibile. Nelle prossime ore capiremo se le larghe intese riusciranno a superare indenni anche questo scoglio; cioè, se la mozione di sfiducia contro il ministro non passerà, oppure se il ministro si dimetterà prima del voto. Nel frattempo, abbiamo fatto il punto sulla situazione con Paolo Cirino Pomicino.
Qual è la sua lettura di tutta la vicenda?
Il caso Cancellieri rappresenta la classica occasione che alcuni vorrebbero cogliere per aggredire il governo.
Chi è che vuole far cadere il governo?
Chi ha interesse, evidentemente, non facendo parte della compagine governativa, ad andare a elezioni anticipate. Quindi, le opposizioni, ma anche chi, in questo momento, all’interno del Pd rappresenta l’opposizione interna all’esecutivo. Purtroppo, da vent’anni a questa parte, le circostanze e gli atti della politica non vengono valutati nel merito ma, semplicemente, in virtù del vantaggio che possono produrre.
Quindi?
La Cancellieri è un ex prefetto della Repubblica che mai avrebbe pensato di fare il ministro. A questo punto, credo che non le resti alternativa se non quella di disarmare quanti vogliono danneggiare il governo, sottraendogli l’arma della sfiducia; in sostanza, dovrebbe dimettersi. Sottolineando che è stata chiamata per rendere un servizio al Paese, che non è mai stata un politico di professione, che ha sbagliato nel far prevalere l’amicizia sul senso dell’opportunità politica e che il suo passo indietro, semplicemente, è finalizzato al bene del Paese.
Nel merito, crede che abbia sbagliato?
Ma per carità, al massimo ha commesso una leggerezza nel telefonare alla famiglia Ligresti; da qui, a puntare tutte le frecce al proprio arco contro di lei, nella speranza che la sua sfiducia faccia cadere l’esecutivo, ce ne passa. Francamente, mi pare che non abbia fatto niente di sconvolgente o scandaloso. E lo sanno tutti. A partire da quelli che ne chiedono le dimissioni. Il problema è che sta emergendo, in maniera drammatica, come in Italia manchino sempre più il senso delle proporzioni e il senso dello Stato. Chi pensa che ogni occasione sia buona per mettere in difficoltà il Paese, sbaglia se crede che questo significhi fare opposizione. Insomma, si tratta di una sbavatura populista che non si addice, anzitutto, a chi pensa di avere i numeri per fare lo statista.
Si riferisce a Renzi?
Guardi, io non so se Renzi, effettivamente, persegua l’obiettivo delle elezioni anticipate. Di certo è contornato da persone che ne capiscono di politica quanto io di letteratura cinese. Diciamo, quindi, che se sarà condizionato in tal senso, dimostrerà fin da subito di non avere, appunto, il senso delle proporzioni e dello Stato di cui le ho parlato. In ogni caso, mi limito a registrare che un conto è dare un giudizio personale. Un altro, pretendere con forza, come sta facendo, le dimissioni del ministro.
Durante la prima Repubblica, non accadevano episodi di questo genere?
Le mozioni di sfiducia nei confronti di un ministro erano all’ordine del giorno. Peccato che le opposizioni responsabili le presentassero esclusivamente quando sapevano che sarebbero state respinte. Insomma, si trattava, più che altro, di un rito. Ma niente di più.
Qui il governo rischia di cadere sul serio?
Bisognerà capire come si muoverà il Pd. Indubbiamente, al suo interno è diviso. Resta il fatto che, in Italia, come nel resto del mondo, chi si rende artefice delle elezioni anticipate, si danneggia da solo.
Crede che, in Italia, chi si occupa di Giustizia sia destinato, prima o poi, a subire tiri mancini?
Non lo so, ma come diceva un mio caro e grande amico, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
(Paolo Nessi)