Il Movimento 5 Stelle non è in splendida forma. Anche le regionali in Basilicata si sono rivelate una disfatta. Il partito si è fermato al 13 per cento. Il paragone con le precedenti consultazioni, in questo caso, non si può fare, perché nella scorsa tornata, in Basilicata, non si presentò. Sappiamo, tuttavia, che alla Camera ottenne più del 25 cento dei voti, affermandosi come primo partito. I grillini dicono che, in parte, è colpa del complotto pluto-masso-partitocratico eccetera, e che, in parte, il loro boom non si è arrestato affatto.  Nel senso, probabilmente, che l’M5S è esploso. Con il V Day di Genova, il primo dicembre, probabilmente Grillo tenterà di recuperare quello che ha perso. Con i personaggi che ha mandato in Paralamento, tuttavia, sarà un’ardua impresa. Mauro Suttora, giornalista esperto delle vicende grilline, ci spiega l’involuzione dei 5 Stelle.



Come interpreta il tracollo subito in Basilicata?

E’ l’ennesimo di una serie che comprende i flop in Friuli, in Sicilia alla amministrative, e in Trentino. Il bello, è che i grillini dicono che nelle consultazioni locali si vota il conoscente, l’amico, il parente, o l’amico dell’amico. Se così fosse, la metà dei voti che hanno perso dalla Politiche, si sarebbe dovuto ridistribuire tra gli altri partiti. Invece, i voti persi dall’M5S hanno ingrossato le fila dell’astensionismo. Ha votato, infatti, solo il 47,57% degli aventi di diritto, contro il 56,35% del 2010.



Questo da cosa dipende?

Evidentemente, dallo loro azione parlamentare. Chi ha provato a votare i grillini la prima volta, dopo averli visti all’opera, non li voterà mai più. Insomma, c’è da dire che sono divertenti: una parla di Pino Chet, e dei colonnelli argentini, un’altra dell’esistenza delle sirene. Sono simpatici. Ma non conoscono la differenza tra un disegno di legge e un decreto legge. Buona metà degli eletti si sono rivelati inadeguati al compito che gli è stato affidato.

I parlamentari dell’M5S sono stati selezionati attraverso un meccanismo on line di cui non sono del tutto noti i criteri. Sarà anche per questo che sono così inadeguati?



Indubbiamente. Per dirla tutta, Casaleggio non vuole mollare il “giocattolino”. Come in qualunque altro partito, del personale più colto e preparato potrebbe metterlo in difficoltà. Resta il fatto che pare che stia facendo di tutto per alienarsi la base: aveva promesso una piattaforma on line di partecipazione diretta dei cittadini ma, dato che lui non continuava a non realizzarla, l’avevano messa a punto i militanti del movimento, autofinanziandosi e mettendo a disposizione le proprie capacità; ma, poco prima che il progetto partisse, è intervenuto, impedendo che il nuovo strumento fosse  utilizzato per votare sulle decisioni del partito e imponendo come unica forma di espressione i commenti. Praticamente, Facebook. Va anche detto degli oltre 150 parlamentari grillini ne avrà incontrati, al massimo, 20 o 30.

Lo fa per circondarsi di un’aurea di impenetrabilità?

Ha, piuttosto, dei tratti paranoidi. E’ decisamente timido. Per carità, è in buona fede e crede nelle sue visioni apocalittiche. Tuttavia, come “organizer”, come dicono loro, è inadeguato. Resta il fatto che tutti questi fattori hanno determinato, nel movimento, un clima di estrema tensione.

A questo punto, ci sarà la scissione?

Ci saranno 10 o 20 senatori, e altrettanti deputati, che se ne andranno. Ma non combineranno nulla. Faranno dei gruppi autonomi, in Parlamento, per sparire. Non hanno, del resto, alcun alter ego da opporre a Grillo.

I voti che perderà Grillo che fine faranno?

Se i partiti continueranno a comportarsi così, finiranno tutti nell’astensionismo.

 

(Paolo Nessi)