Un addio “doloroso”, capace di togliere il sonno, ma per molti frutto di un tradimento covato per mesi, forse anni. Berlusconi e Alfano si dicono addio, ma senza troppe lacrime. Il vicepremier ha evitato di partecipare al Consiglio nazionale di sabato scorso durante il quale è stato ufficializzato il passaggio alla nuova Forza Italia, tornata quasi vent’anni dopo l’ormai celebre messaggio televisivo del 26 gennaio 1994, e ha annunciato la contemporanea nascita del Nuovo Centrodestra. Eppure, quello tra Berlusconi e l’ex delfino, più che un drammatico addio, sembra essere un pacato arrivederci: “Abbiamo bisogno di rinforzi”, ha detto l’ex premier, chiedendo ai suoi di mettere da parte “dichiarazioni contro questa nuova formazione, perché dopo le larghe intese dovremo fare una coalizione insieme”. Sulla stessa linea il commento di Alfano, convinto che “in futuro saremo accanto a Forza Italia in una grandissima coalizione che superi la sinistra”, anche se non è ancora chiaro chi la guiderà. E se è vero che tra i due litiganti il terzo gode, Enrico Letta si ritrova a capo di un governo uscito rinforzato dalla scissione del centrodestra: “Considero quello che è successo una applicazione pratica della decisione del 2 ottobre scorso – ha detto il premier -. Oggi c’è più stabilità”. In attesa di scoprire eventuali sviluppi, abbiamo fatto il punto della situazione con Franco Frattini, ex ministro degli Esteri e attuale presidente della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI), nonché attento osservatore politico. Tra i fondatori di Forza Italia, nel dicembre 2012 ha lasciato il Popolo della Libertà in netto contrasto con la decisione del partito di ritirare la delegazione al governo.



Presidente Frattini, come giudica l’esito del recente Consiglio nazionale?

Quanto avvenuto sabato dimostra innanzitutto la volontà di Berlusconi di non rompere definitivamente con il gruppo degli “innovatori” guidato da Alfano, ma anche che si continuano ad utilizzare toni e modi già largamente ascoltati che però non hanno mai prodotto grandi risultati pratici.



A cosa si riferisce?

Ad accuse molto generiche all’Europa o a quelle rivolte alla Germania, una retorica che potrà anche affascinare qualcuno ma che ormai è trita e ritrita. Il Consiglio nazionale ha purtroppo consegnato una forza politica che si è sempre proclamata moderata ed europeista nelle mani di persone che tali non sono.

Berlusconi ha detto: “Siamo rimasti quelli del ‘94”. E’ davvero così?

E’ un’affermazione che mi riempie di tristezza, perché proviene da una persona che sta attraversando un vero e proprio dramma umano. Ovviamente dobbiamo rispettare situazioni di questo tipo, che coinvolgono gli affetti e addirittura la libertà personale, ma non si può negare che oggi sia tutto diverso. Basta mettere a confronto il messaggio televisivo di vent’anni fa e quello di sabato scorso per accorgersi delle evidenti differenze.



Vale a dire? 

Nel ’94 Berlusconi era sorridente, parlava di speranza, di futuro, e le sue parole catturarono l’attenzione di milioni di persone. Oggi invece non sorride più, non parla mai di speranza ma solo di qualcuno contro cui combattere, di nemici e ostacoli da superare. Messi a confronto, questi due messaggi ci fanno chiaramente capire che non si tratta della stessa Forza Italia.

 

Quali sono i principi fondanti che oggi appaiono per certi versi traditi?

Prima di tutto la centralità della persona umana, i suoi diritti, i suoi doveri e quindi la sua libertà, uno dei maggiori principi espressi nel ’94. Mi viene poi in mente il messaggio di apertura al resto del mondo, una caratteristica spiccatamente europeista che ha contraddistinto anche il mio mandato da ministro degli Esteri. Forza Italia parlava poi di del principio per cui è lo Stato che deve essere al servizio del cittadini, non viceversa, cioè la base di uno Stato veramente liberale, ma definiva in modo decisamente diverso anche parole come fisco e giustizia.

 

Cosa è cambiato?

Oggi parliamo di fisco e giustizia come fossero strumenti destinati ad opprimere il cittadino, ma in passato venivano considerati entrambi servizi a favore della popolazione. Credo siano questi i grandi principi e valori della Forza Italia originaria che in parte siamo riusciti a realizzare durante l’esperienza di governo. Ciò che non abbiamo fatto sono invece le riforme costituzionali, a partire dalla separazione delle carriere tra i magistrati, in cui credo profondamente, scegliendo di concentrarci su riforme esclusivamente settoriali.

 

Come mai ha deciso di lasciare il Pdl nel dicembre del 2012?

Come dissi molto chiaramente in Parlamento, non permettevo che si votasse con il mio consenso per la caduta di un governo sulla base di pulsioni oggettivamente antieuropeiste e populiste. Questa è anche una delle idee da cui nacque il progetto di “Italia Popolare” che trovò riuniti intorno a un tavolo proprio persone come Alfano, Lupi, Quagliarello e Mario Mauro. E’ allora evidente che coloro che si ritrovarono a dire che populismi ed estremismi non potevano essere accettati, sono gli stessi che oggi hanno compiuto un passo politicamente molto importante, che ho apprezzato e in cui mi riconosco, esattamente come avvenne un anno fa.

 

Le ragioni della sua scelta sono quindi ancora valide?

Lo sono ancora di più. Oggi il governo Letta è l’unica opzione possibile per consolidare la ripresa in Italia, soprattutto con questa legge elettorale e con le riforme ancora non fatte, quindi sarebbe folle immaginare una crisi di governo al buio. Occorre fare tutto il possibile per evitare questo scenario, ma credo che sia la scelta del 2 ottobre che il passo di Alfano vadano proprio in questa direzione.

 

Quindi non considera Alfano un “traditore”? 

Assolutamente no, visto che mi trovo in accordo con le sue posizioni proprio come un anno fa. Lo stesso non si può dire invece di molti altri che, dopo aver fatto nascere un governo e aver rivotato la fiducia, oggi vogliono di nuovo farlo cadere dimostrando veramente poca coerenza.

 

Lei aderirebbe al Nuovo Centrodestra di Alfano?

Non aderirei ad alcun partito per rispettare la mia scelta di rimanere fuori dalla militanza politica, ma certamente mi riconosco nelle proposte e nei progetti illustrati di recente da Alfano. Credo siano questi i propositi che la vera Forza Italia portava avanti nel 1994, mentre quella del 2013 è effettivamente irriconoscibile.

 

I guai giudiziari di Berlusconi hanno comportato una crisi di governo e la scissione del Pdl. Quali conseguenze avranno i prossimi processi in cui il Cavaliere è coinvolto?

Come ha detto Alfano, credo sia necessario continuare una seria azione politica per la riforma costituzionale, anche per una giustizia più rapida ed equa, ma è altrettanto opportuno separare il caso personale di Berlusconi dalle sorti del governo. Stiamo dunque parlando delle due facce della stessa medaglia: da un lato si continua l’azione politica sui principi fondamentali, mentre dall’altro il governo rimane al riparo dalle conseguenze di un caso certamente drammatico sotto il profilo umano ma che non può interferire con il bene del Paese.

 

Poco fa accennava alla Germania: cosa crede sia cambiato, nei confronti dell’Italia e di un governo come quello Letta considerato “vicino” alla Merkel, dopo le elezioni tedesche?

Il nuovo governo che si sta formando in Germania, molto probabilmente di grande coalizione Cdu-Spd, sarà certamente vicino al governo di Letta. Oltre ad avere un buon rapporto personale, i due leader potranno contare su una coalizione tedesca improntata non solo all’austerità ma anche alla crescita, quindi è evidente che la sintonia con il governo Letta sarà probabilmente maggiore rispetto al primo governo Merkel che abbiamo conosciuto.

 

(Claudio Perlini)