Il caso Cancellieri, in fondo, era solo un pretesto. Il governo è salvo, ma non per questo gli elementi che rischiavano di sancirne la fine sono stati rimossi. Sarebbe stato necessario, infatti, rimuovere tutti coloro che speravano che la vicenda del ministro della Giustizia potesse rappresentare l’incidente per archiviare le larghe intese. Questo non era, ovviamente, possibile, mentre tutti quelli che, nel Pd, hanno dovuto ingoiare il sostegno al Guardasigilli per disciplina di partito, responsabilità e via dicendo, potrebbero essersi particolarmente irritati. Nel partito quindi si è forse aggiunta tensione alla tensione? Lo abbiamo chiesto a Luciano Violante, ex presidente della Camera.
Epifani ha duramente criticato la Cancellieri, per poi affermare che il Pd le avrebbe confermato la fiducia. Non crede che il suo partito abbia assunto un atteggiamento schizofrenico?
Nella riunione del gruppo Pd, il problema è stato posto in altri termini: Enrico Letta ha fatto presente che era in gioco non tanto la fiducia al singolo ministro, quanto all’intero governo. Attaccare la Cancellieri ha significato mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’esecutivo. Tale considerazione ha rappresentato il vero tema politico e l’intero gruppo ha aderito.
Per inciso, lei cosa ne pensa della vicenda?
Credo che sia stata montata mediaticamente: non c’è nulla di rimproverabile, infatti, nell’operato della Cancellieri. Il ministro si era già rammaricata in Aula per gli equivoci che sono nati dalla sua telefonata. Le altre telefonate non sono state “scoperte” dai magistrati, perché è stata lei stessa a riferirle; inoltre, sono personalmente a conoscenza di molti casi analoghi, ma ignoti alle cronache, in cui il Guardasigilli si è mosso per evitare che il carcere rappresentasse un surplus di sofferenza. Insomma, se mettiamo insieme queste considerazioni, è evidente – lo ripeto – che è stata solamente un’operazione contro il governo.
Da parte di chi? Si riferisce forse a Renzi?
E’ una campagna contro il governo creata da alcuni mezzi di comunicazione che hanno assunto questo caso come pretesto. E’ naturalmente del tutto legittimo essere contro un governo, ma sarebbe meglio usare argomenti onesti. Quanto alle prese di posizione di politici, non del solo Renzi, devo osservare che una volta erano i dirigenti politici a formare l’opinione pubblica ora è l’opinione pubblica che forma i dirigenti politici.
Resta il fatto che, nel Pd, in tanti sono tuttora convinti del fatto che la Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere.
E’ una opinione che rispetto, ma che non condivido.
Il governo è più debole, come ha detto Epifani?
Se sarà più forte o più debole di prima, ora non possiamo prevederlo. Ha superato uno scoglio.
Se Renzi, che vuole andare al più presto alle urne, vince le primarie, il governo sarà nuovamente a rischio?
Spero di no. Non si butta giù un governo perché si vuole andare a votare il prima possibile. Si fa cadere se non fa il bene del Paese. Renzi ha importanti responsabilità politiche, è il sindaco di una grande città internazionale, e non anteporrà le proprie legittime ambizioni al destino del Paese. Ha detto esplicitamente che continuerà a sostenere l’esecutivo e non ho ragioni per credere che non sarà così.
Cosa ne sarà del suo partito, se Renzi diventerà segretario?
Io credo che il partito debba essere un soggetto capace di svolgere un’opera di integrazione tra la società e la politica, in modo da tenere unito il Paese. Non so se Renzi abbia questo obiettivo. Credo, in ogni caso, che dovremmo vederlo all’opera. Resto convinto del fatto che il segretario, una volta eletto, vada aiutato e sostenuto anche da chi non lo ha scelto.
E’ verosimile che Renzi e Cuperlo possano convivere nello stesso partito?
Il conflitto, dentro regole precise, e accompagnato dal rispetto reciproco, è necessario alla democrazia. Detto questo, non credo che andranno d’amore e d’accordo. E’ probabile, tuttavia, che ciascuno terrà conto della legittimazione popolare dell’altro. Escludo, in ogni caso, il rischio di scissione. Non conviene né al Paese, né al Pd, né a loro due. Tanto più che la geografia politica del Paese è attualmente un magma in consolidamento: noi, l’8 dicembre, celebreremo il congresso, mentre entro la fine dell’anno la Lega avrà scelto proprio capo, Scelta civica avrà stabilito che futuro vuole avere, Forza Italia e il Nuovo centrodestra avranno definito i loro rapporti, e l’M5S avrà capito se i conflitti interni sono sanabili. A gennaio le cose saranno più chiare. Almeno me lo auguro.
(Paolo Nessi)