Esistono profonde analogie tra il Movimento 5 Stelle e il Movimento di Comunità fondato da Adriano Olivetti nell’immediato dopoguerra. Ne è certo il professor Paolo Becchi, ideologo del M5S, che sottolinea come la diffidenza dei confronti della politica e della partitocrazia e la fiducia verso un impegno che nasca dalla base accumunano Olivetti da un lato e Beppe Grillo dall’altra. “Non v’è dubbio che tanto in Olivetti quanto in Grillo ci siano dei tratti utopistici – sottolinea il professor Becchi -. Se è vero che sono finite le ideologie, per le utopie non c’è mai una fine. E questo, ecco, è un nuovo elemento che accomuna i due diversi Movimenti”.
In che cosa consistono le analogie tra la proposta di Adriano Olivetti e quella del Movimento 5 Stelle?
Nell’immediato dopoguerra Adriano Olivetti fondò il Movimento di Comunità che lo portò a diventare prima Sindaco di Ivrea (alla testa di una giunta monocolore comunitaria) e poi ad essere eletto nel Parlamento nazionale come unico deputato del suo Movimento. Ma lì si sentì come un pesce fuor d’acqua, tanto che poco dopo si dimise deluso dall’esperienza.
Che cosa accomuna il Movimento di Olivetti al M5S?
Tutti e due sono nati per criticare la partitocrazia. Ai tempi di Olivetti si trattava di quella della Prima Repubblica (il centrismo democristiano e le ideologie totalitarie dei partiti-Stato), ora è invece la partitocrazia della Seconda (e Terza) Repubblica. Quindi si può dire che il primo ad aver criticato lo Stato dei Partiti sia stato proprio Adriano Olivetti, che ci ha lasciato uno splendido pamphlet del 1949 dal titolo, che è tutto un programma: La democrazia senza partiti, nel quale viene proposta una forma di “democrazia integrata” in cui il compito dei partiti sarà esaurito, perché “la struttura dello Stato e della società giungeranno ad un’integrazione, a un equilibrio per cui sarà la società e non i partiti a creare lo Stato”. Quando Grillo parla di un parlamento senza partiti e dice che lì “ci saranno in movimenti, i comitati, tutti espressione di esigenze che provengono dalla società civile” (Il Grillo canta sempre al tramonto), non fa che riallacciarsi al filo del pensiero di Olivetti.
Senza corpi intermedi quali i partiti, i sindacati e le associazioni, la democrazia non rischia di essere un’utopia?
Non v’è dubbio che tanto in Olivetti quanto in Grillo ci siano dei tratti utopistici. Se è vero che sono finite le ideologie, per le utopie non c’è mai una fine. E questo, ecco, è un nuovo elemento che accomuna i due diversi Movimenti, ma si tratta in entrambi i casi di una “utopia concreta”, per nulla avulsa dalla realtà. Il fatto che si critichino i partiti non significa che non esistano più i corpi intermedi: essi semmai cambiano forma. Olivetti lo aveva intuito, per questo aveva fondato un Movimento. Ha anticipato i tempi. Oggi il futuro sta nei movimenti, mentre i partiti si sfaldano. Il nostro Paese lo sta mostrando in modo eclatante. Le comunità di cui parlava Olivetti erano il luogo fisico in cui avveniva la mediazione e l’elaborazione politica, oggi grazie alla Rete quelle comunità possono essere anche virtuali. E così quello che allora non riuscì a diffondersi al di là del Canavese oggi è diventata una realtà che si è irradiata in tutto il paese.
Qualora si riuscisse davvero a realizzare una democrazia senza partiti, nel momento delle elezioni come si fa a votare? E a presentarsi come candidato?
Semplice, come ha fatto il M5S con le sue “parlamentarie” e poi restituendo ai cittadini la possibilità di votare e di farsi votare. Ma v’è di più. Le leggi, attraverso il nuovo sistema operativo già in funzione, saranno sottoposte al vaglio dei cittadini e approderanno in Parlamento dopo essere state discusse in Rete. Per la prima volta nella storia saranno i cittadini a “scrivere” le leggi a cui sottoporsi. Grazie alla Rete questo oggi è possibile e il M5S sta realizzando questa possibilità. Attraverso l’applicazione del Sistema operativo del M5S, attiva da alcune settimane, gli iscritti certificati al Movimento possono già discutere online le proposte di legge parlamentari. Su quella per il reddito di cittadinanza sono arrivati già oltre 6000 commenti da poter valutare prima che venga depositata in Parlamento. Di queste rivoluzioni ahimè non si trova quasi traccia nei media tradizionali.
Se i sindacati smettessero di esistere, in che modo i lavoratori potrebbero interloquire con le aziende?
I sindacati ormai hanno già cessato di esistere. La loro funzione era quella di fare gli interessi dei lavoratori, ora fanno gli interessi dei partiti. Come i partiti hanno tradito i cittadini, così i sindacati hanno tradito i lavoratori. Per questo abbiamo bisogno di altre forme di organizzazione che facciano gli interessi tanto dei cittadini quanto dei lavoratori. Del resto come in politica stanno nascendo movimenti alternativi ai partiti, nel mondo sindacale si stanno diffondendo comitati di base alternativi ai sindacati.
Ritiene che da quando il M5S è entrato in Parlamento, abbia avviato una fase di trasformazione da movimento a partito?
Non mi pare proprio che il M5S abbia perso il suo carattere “movimentista”. Lo perderà nel momento in cui farà accordi politici di governo con il centro-destra o il centro-sinistra; in quel momento cesserà di essere movimento “contro la casta” e diventerà un partito come gli altri. Questo però sancirebbe la sua fine.
Olivetti cercava la crescita e lo sviluppo, mentre Grillo è per la decrescita felice. Come si conciliano le due cose?
Olivetti esprima la realtà del suo tempo. Crescita e sviluppo nell’immediato secondo dopoguerra erano nella “natura della cosa”. Centrale era la fabbrica e Olivetti voleva dimostrare che la fabbrica era un “bene comune” e non un interesse privato e per farlo non c’era che un modo: “rendere la fabbrica e l’ambiente circostante economicamente solidale”. Oggi al posto della fabbrica c’è la Rete. Al posto di Olivetti, Casaleggio.
La vita di Olivetti è stata tesa a superare le contrapposizioni di allora tra imprenditori e mondo dei lavoratori. Il M5S non trae invece la sua linfa vitale proprio nel gusto dialettico per la contrapposizione?
Nella visione di Olivetti il tentativo era di superare la lotta di classe socializzando i mezzi di produzione. Non dimentichiamo che il sottotitolo alla prima edizione della sua opera fondamentale – L’ordine politico delle Comunità – era “Le garanzie di libertà in uno stato socialista” (nella terza edizione avrebbe voluto sostituire “stato socialista” con “stato comunitario”). Quando parlando del M5S si insiste sul suo carattere di opposizione, l’accento è posto invece sulla dimensione politica. Il M5S aspira al governo politico del Paese e io credo che al momento sia questa la nostra unica speranza. La contrapposizione del Movimento 5 Stelle è nei confronti di PDL e PD-L: per costruire qualcosa di nuovo bisogna “mandare a casa” entrambi. Del resto ormai è evidente che tra PDL e PD-L non c’è più alcuna differenza. Si stanno “ristrutturando” per continuare sotto l’egida di Re Giorgio il governo delle “larghe intese”.
Ci riusciranno?
Chissà, quello che è certo è che non riusciranno ad impedire il successo del M5S alle prossime elezioni europee e questo non potrà non avere anche ripercussioni interne.
In che modo è possibile costruire un capitalismo dal volto umano, come lo voleva Olivetti, ora che la crisi economica rischia di distruggere questa possibilità completamente?
Oggi più che di un capitalismo migliore avremmo bisogno di qualcosa di meglio del capitalismo. La centralità del lavoro di fabbrica è finita, in futuro il lavoro umano sarà ridotto principalmente ai servizi verso altri uomini e il principio dovrà essere: “lavorare per vivere e non vivere per lavorare”, insomma recuperare il significato del lavoro oltre quello che ha avuto per lo sfruttamento capitalistico. La questione umana e la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta dovranno essere poste al centro di un’economica postindustriale, postcapitalistica, un’economia subordinata ai bisogni dei cittadini e non viceversa.
(Pietro Vernizzi)