“Qualora i nuovi testimoni presentati da Berlusconi dovessero fare emergere degli elementi realmente nuovi rispetto al processo Mediaset, la Corte d’appello potrebbe riaprire un processo di revisione. Nel frattempo però la sentenza della Cassazione continuerà a sortire tutti i suoi effetti, inclusa la decadenza del Cavaliere dal Senato”. Ad affermarlo è Carlo Federico Grosso, professore di Diritto penale all’Università di Torino. Silvio Berlusconi ha annunciato: “Contiamo di avere 12 testimonianze di cui più della metà, credo sette, completamente nuove”. Il Cavaliere si è inoltre lamentato in quanto il fatto di fissare a mercoledì il voto sulla sua decadenza rappresenterebbe la violazione di un principio legale.



Professor Grosso, come valuta la mossa di Berlusconi dal punto di vista giuridico?

Dal punto di vista strettamente giuridico la legge prevede che se emergono dei fatti nuovi non considerati nel corso del processo, ciò possa giustificare una richiesta di revisione nonostante la sentenza passata in giudicato. Il punto è se si tratti realmente di fatti nuovi, reali e credibili, oppure no. Se dovessero emergere dei fatti effettivamente nuovi, il processo potrebbe essere sottoposto a una valutazione migliore.



Perché Berlusconi presenta i nuovi testi solo ora dopo anni di processi?

Soltanto ora chi conosceva o disponeva di questi elementi si è fatto vivo e li ha rivelati. Dal processo Agrama negli Stati Uniti sarebbero emersi alcuni dati sulla base dei quali il senatore Berlusconi intenderebbe fare appello per mostrare che la situazione era diversa rispetto a come era emerso nel processo.

Per il processo Mediaset si prospetta una revisione infinita?

Questo è presto per dirlo. Bisognerà vedere se ci sono effettivamente degli elementi nuovi, in quanto la richiesta di Berlusconi non vuol dire che si apra automaticamente un processo per revisione. Quando ciò avviene, la prima valutazione che la Corte d’appello è chiamata a svolgere riguarda l’ammissibilità della richiesta. Quest’ultima è dichiarata ammissibile se appaiono effettivamente degli elementi nuovi, sulla base dei quali si può fondare una valutazione.



Quali sono i requisiti perché ciò avvenga?

Poiché gli elementi nuovi normalmente non sono altro che una riproposizione di qualcosa che è già stato valutato, la Corte d’appello dichiara inammissibile la richiesta. Sono poche le istanze di revisione che sono ammesse a una valutazione di merito. Poiché normalmente gli elementi definiti come nuovi in realtà sono già stati considerati, le corti d’appello quando rilevano questo dichiarano inammissibile l’istanza.

 

La richiesta di Berlusconi nel frattempo sospende la pena?

No, l’istanza di revisione significa sottoporre a una corte d’appello la possibilità di modificare una sentenza passata in giudicato. Finché non c’è un nuovo pronunciamento giudiziario, quello precedente esercita i suoi effetti normali.

 

Intanto Berlusconi è tornato a polemizzare sul voto di mercoledì…

L’esistenza di queste eventuali testimonianze potrebbe giustificare una richiesta di revisione, ma finché quest’ultima non è accolta e non produce una modifica della sentenza, il giudizio passato in giudicato conserva tutta la sua efficacia. Produce quindi tutti gli effetti stabiliti dalle diverse leggi che fanno parte del nostro ordinamento giuridico.

 

Con quali conseguenze?

Poiché esiste una sentenza passata in giudicato, e una legge stabilisce che il condannato con sentenza passata in giudicato vada incontro a decadenza, non vedo proprio perché il parlamento votando la decadenza violerebbe il principio di legalità. Al contrario il Senato non fa altro che rispettare le leggi. L’applicazione della legge Severino nel caso di una sentenza passata in giudicato non comporta nessuna retroattività, in quanto la sentenza è passata in giudicato dopo l’approvazione della legge. Non si tratta di retroattività, ma di una legittima applicazione della legge dello Stato.

 

(Pietro Vernizzi)