Tutti sanno che Renzi non vede l’ora di sedere a Palazzo Chigi ma, così esplicito, non è mai stato: «se vinco le primarie e il governo non fa quel che diciamo, finish» ha dichiarato accusando, altrettanto esplicitamente, Letta di fare il gioco sporco: «mentre io parlavo di contenuti, di legge elettorale da cambiare, lui mandava in giro i suoi ad attaccarmi, a dire che non avevo i numeri nei gruppi parlamentari». C’è da temere che, non appena diventerà segretario del Pd l’8 dicembre, per l’esecutivo le cose si metteranno male. A meno che non stia bluffando. Abbiamo chiesto a Peppino Caldarola, giornalista, scrittore ed esperto di sinistra italiana, cosa passa realmente per la testa del sindaco di Firenze.
Come interpreta l’ultimatum di Renzi?
Semplicemente, è in campagna elettorale per le primarie, tutto qua. Ha colto il profondo malessere degli elettori di centrosinistra verso il governo e cerca di intercettarlo.
Una volta eletto segretario, non crede che, come ha fatto Berlusconi finché faceva parte della maggioranza, tenterà di creare le condizioni affinché ogni incidente possa rappresentare uncasus belliper aprire la crisi?
Non credo cercherà una scusa per rompere. Farà quello che ha detto, ovvero porrà delle questioni e si aspetterà che Letta gli dia delle risposte. Letta, dal canto suo, essendo dotato di un sano pragmatismo, di fronte alle richieste di Renzi cercherà in parte di soddisfarle e, in parte, di tenere a bada il nuovo segretario.
Eppure, Renzi ha la necessità di andare a elezioni il prima possibile, per non restare logorato dalla segreteria del partito.
Certo, ma di sicuro non si potrà andare a votare a primavera. Le Camere dovrebbero essere sciolte, infatti, entro fine dicembre. Il che non è realistico. Renzi, quindi, prima delle Politiche ha il problema delle Europee. L’astensionismo potrebbe rivelarsi nuovamente molto alto, mentre il Pd potrebbe subire un insuccesso che gli sarebbe immediatamente addebitato. Per scongiurare questo rischio, il sindaco di Firenze dovrà, in particolare, evitare di giungere alla consultazioni nelle stesse condizioni in cui apparve Bersani nel febbraio scorso, dopo che per mesi aveva sostenuto un governo del tutto inviso al proprio mondo.
Cosa dovrà fare?
Dovrà strappare al governo alcuni risultati. D’altra parte, da quando Forza Italia è passata all’opposizione, l’esecutivo ha cambiato natura. Ci si attende un cambio di marcia sul quale Renzi (come del resto Alfano) tenterà di piantare la propria bandiera.
Concretamente, quindi, Renzi cosa vuole?
La realizzazione delle misure da lui indicate come prioritarie: la legge elettorale, il taglio ai costi della politica, e nuovi provvedimenti per il lavoro.
Superato lo scoglio delle Europee, per Renzi sarà il momento buono per far cadere il governo?
Non ancora. Le Europee sono a giugno, mentre a luglio inizia il semestre di presidenza europea dell’Italia. E Renzi sa bene quanto Letta ci tenga a presiederlo. Non gli farà uno sgarbo del genere, anche perché si metterebbe su un terreno di scontro con il Pd. Sia Letta che Renzi, del resto, sono abbastanza prudenti da capire che se nei prossimi mesi il dibattito politico si incentrerà sullo scontro tra loro due, si faranno male entrambi. Volenti o nolenti, dovranno stringere una sorta patto. E aspettare, probabilmente, il termine della presidenza italiana per andare e nuove elezioni.
A quel punto, cosa ne sarà di Letta?
In molti immaginano che mentre Renzi siede a Palazzo Chigi, Letta, sempre ovviamente che abbia raggiunto i 50 anni di età, possa essere candidato al Quirinale. Potrebbe anche ricoprire un ruolo europeo di grande importanza. In tal caso, tuttavia, dovrà tenere conto di altri concorrenti, primo tra tutti D’Alema.
A proposito di D’Alema, la scissione dei cuperliani è un’ipotesi verosimile?
Escludo che Cuperlo possa capeggiare una scissione o che possa volerla D’Alema. D’altro canto, gli scissionisti non saprebbero dove andare, dato che l’immagine di Nichi Vendola risulta particolarmente sbiadita dopo la vicenda dell’Ilva.
(Paolo Nessi)