Mercoledì, abbiamo assistito al consumarsi cupo e grigio delle circostanze per vederne, infine, lo spegnersi in tutta mestizia. No, non ci riferiamo al voto sulla decadenza, quello era scontato, ma al discorso di Berlusconi davanti a Palazzo Grazioli. Ci si aspettava fuoco e fiamme, ma ha dominato la noia. L’unico guizzo, il Cavaliere decaduto lo ha avuto quando ha azzardato un paragone tra la magistratura e le Brigate rosse. Per il resto, la stessa litania ripetuta centinaia di volte, compresi gli interminabili minuti dedicati ormai in ogni occasione pubblica a spiegare quanto sia lungo e complicato l’iter di approvazione di una legge. C’è, in ogni caso, un dato politico non sottovalutabile: Berlusconi, a dispetto di quanto accaduto e delle eventuali future condanne, ha inaugurato la campagna elettorale. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Piero Sansonetti, direttore de Gli altri e di Calabria Ora.



E’ stato un discorso un po’ giù di corda.

In effetti, ha scelto un profilo basso e, tutto sommato, rispetto a quello a cui ci ha abituati, sobrio. E’ stato ancora una volta imprevedibile. Quando te lo aspetti cattivo fa il buono e viceversa. Insomma, il suo discorso non è stato di certo violento come ci si poteva aspettare. E, francamente, non saprei dire con quale obiettivo strategico.



Non crede che, in realtà, il suo declino lo abbia condotto ad essere ormai del tutto privo di strategia?

Beh, Berlusconi doveva essere già finito nel gennaio del ’95, quando cadde il suo primo governo. Si è dimostrato più resistente di quanto immaginavamo. Anche oggi, ha pur sempre un partito ancora piuttosto forte. Verosimilmente, uno dei tre più forti d’Italia. Ripeto, il fatto che abbia tenuto un discorso poco appassionato, non significa nulla. In un modo o dell’altro continuerà a fare politica.

Come?

Anzitutto, potrebbe non aver rinunciato del tutto a fare cadere il governo Letta.



Con che numeri?

Al Senato, anche dopo la separazione del Nuovo centrodestra, la fiducia al governo potrebbe non essere sempre del tutto scontata. Strada facendo, in ogni caso, Renzi diventerà segretario del Pd  e pure lui potrebbe accelerare non poco la fine delle larghe intese. Insomma, gli eventuali siluri non mancano.

A che gioverebbero, a Berlusconi le elezioni anticipate?

Non essendo lui più candidabile, a questo punto potrebbe candidare la figlia. E sarebbe come se ad essere candidato fosse lui. Certo, ufficialmente l’ipotesi è esclusa. Ma non dobbiamo dimenticare che una carta del genere si rivela esclusivamente nel momento in cui le elezioni ci sono effettivamente, non prima.

 

I centristi dell’Udc e di Scelta civica continuano a sostenere che devono essere i moderati del centrodestra a convergere al centro. In realtà, finché c’era Berlusconi, non potevano tornare a destra. Ora?

Ora sì. Mi pare che una ricomposizione del centrodestra che includa il centro sia l’opzione più naturale. 

 

Anche se Berlusconi resisterà, un ciclo pare essersi compiuto. A differenza della prima Repubblica, tuttavia, non si vede all’orizzonte un nuovo Berlusconi.

Beh, ma neanche all’epoca si capiva cosa ci sarebbe stato dopo. Insomma, a Berlusconi non ci credeva nessuno. Resta il fatto che, per i magistrati e per il forcaiolismo italiano, le cose si complicano.

 

Perché?

Finora, ha funzionato il “tiro al piccione”. Ora che il piccione è stato centrato, il gioco non può più reggere. Decaduto e condannato Berlusconi, è stato quindi centrato il bersaglio. Ora che fanno? E, soprattutto, che fa chi, per anni, ha fatto della lotta al conflitto d’interesse (ora che non ha più nessuna importanza) la propria bandiera? Insomma, quelle forze che hanno puntato tutto sul forcaiolismo, avranno qualche problema.

 

Lei dice, quindi, la sinistra?

Buona parte della sinistra. Ora che non ha più senso essere giustizialisti, quelli del Pd dovranno inventarsi qualcosa di nuovo che superi le due anime in cui attualmente il partito è diviso: Renzi, e Travaglio. Ovvero, l’antiberlusconismo e l’imitazione del berlusconismo.

 

Perlomeno, Renzi non è un forcaiolo.

Vedremo. Finora, ha dimostrato il contrario. La cartina di tornasole è stata la vicenda Cancellieri.

 

A questo punto, le contraddizioni del Pd rischiano di esplodere?

Ma no, le contraddizioni ci sono quando c’è della sostanza, delle linee politiche contrapposte. Insomma, che differenza c’è tra la linea politica di Renzi e quella di Citati? Per me, è un mistero. 

 

(Paolo Nessi)