Rimosso il rischio di rappresaglie da destra, incombe sul governo la quasi certa vittoria di Renzi alla primarie del Pd. Enrico Letta ne è ben consapevole e ha spiegato che, all’indomani del congresso, sarà necessaria, con ogni probabilità, una verifica: «Sulla fiducia valuteremo insieme al capo dello Stato il percorso che sono certo consentirà un chiarimento tra le forze politiche, dove ognuno si assumerà le responsabilità. Proporrò al capo dello Stato di andare in Parlamento. Ritengo di aspettare le primarie del Pd l’8 dicembre, poi subito dopo, di chiedere il voto di fiducia». E, a quel punto, cosa accadrà? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.



Il governo, con la richiesta di fiducia di Letta, inizia a traballare?

Il governo, semplicemente, prende atto del fatto che sono cambiati i partner della maggioranza e che soprattutto, dopo l’8 dicembre, il Pd sarà diverso da adesso. Sarà necessario, quindi, ricontrattare durata, programma e scadenze dell’esecutivo con Renzi, con Alfano, e con i due rami scissi di Scelta civica. Mi pare, d’altra parte, naturale. Non è pensabile, in particolare, che Renzi, una volta diventato segretario, non possa mettere bocca su Palazzo Chigi. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che cambierà completamente lo scenario relativo alla riforma della legge elettorale.



In che senso?

Fino a prima della scissione, si è tentato di varare la riforma assieme al Pdl. Ora che è evidente che sia Grillo che Berlusconi vogliono tenersi il porcellum, va trovato, con rapidità, un nuovo accordo tra le forze della maggioranza che, in tal senso, potrebbero essere più coese di prima.

In particolare, come si svilupperà la negoziazione tra Letta e Renzi?

Se si raggiunge un accordo tale da tradursi in una fiducia, anzitutto, la vita del governo ne risulterà notevolmente allungata. Non è verosimile, infatti, che il sindaco di Firenze, siglato un patto, si impegni un secondo dopo per farlo saltare. A quel punto, al contrario, si impegnerà pure lui nel preservare l’esecutivo in salute.



Concretamente, Renzi cosa potrebbe pretendere?

Sicuramente, la legge elettorale.

Non è un argomento decisamente poco alettante per l’elettorato? Ovvero, non è forse più probabile che punti su questioni come l’occupazione per intercettare più simpatie possibili?

Certo, lui ha parlato di queste tematiche. In merito, tuttavia, non è che abbia queste grandi proposte rivoluzionarie. Rispetto al mercato del lavoro, in particolare, ha detto che ci sono troppe norme e che  bisogna semplificare. Cosa vuole che gli rispondano? Gli diranno di sì…

A che gli gioverebbe impuntarsi sulla legge elettorale?

Beh, è vero che, con la legge elettorale, gli italiani non ci mangiano. Ma è anche vero che sanno benissimo che è anni che nessuno riesce a cambiarla. Se arriva Renzi e viene riformata, gli elettori se ne accorgeranno. Contestualmente, potrebbe essere interessato a un cambiamento della Costituzione volto, quantomeno, a superare il bicameralismo perfetto, a ridurre il numero dei parlamentari e rafforzare i poteri del premier. D’altro canto, anche con una legge elettorale nuovo potrebbe non essere assicurata una maggioranza e, nella prospettiva di governare, alcune riforme di questo genere potrebbero tornargli utili.

 

In ogni caso, prima delle politiche, ci sono le Europee. Se, in seguito, vorrà candidarsi a Palazzo Chigi con qualche chance di successo, gli converrà vincerle. In tal senso, che partita potrebbe giocarsi?

Dovrà, probabilmente, agitare la retorica dell’europeismo critico. L’antieuropeismo spinto, infatti, non si addice all’elettorato del Pd ed è un terreno già presidiato da Grillo e Berlusconi (mentre quello dell’ortodossia di Bruxelles, da Letta). 

 

Tornando alla trattativa in vista della fiducia, qual è la strategia dell’Nuovo centrodestra?

Alfano vuole rappresentare quel centrodestra moderato che sa ottenere risultati al governo, e riconquistare i voti perduti alle scorse elezioni a causa della deriva estremista del Pdl. 

 

Che consistenza ha il patto programmatico di Alfano?

Pure lui intende, ovviamente, prender parte alla contrattazione: il programma del governo all’indomani della fiducia, infatti, non potrà essere quello di Renzi, ma il frutto di un compromesso tra Renzi e Alfano. Se questo compromesso non ci sarà, salterà il governo. Non dimentichiamo, del resto, che l’Ncd è realmente indispensabile alla sua sopravvivenza. Il Pd, infatti, da solo non ha la maggioranza al Senato, ma neppure alla Camera, dove i suoi deputati sono 292. 

 

Che farà Berlusconi?

Non è che può fare tanto: aizzerà il Paese contro il governo e l’Italia contro l’Europa, sperando che, nell’ingranaggio che si è messo in moto, si rompa qualcosa. 

 

(Paolo Nessi)