Tra chi non si accalora particolarmente alle vicende del Pd, pochi, probabilmente, hanno contezza della sua esistenza, tanto meno del fatto che è in corsa per la leadership del Pd. Eppure, Gianni Pittella è convinto di potercela fare. Attualmente è vicepresidente del Parlamento europeo. Il che induce un certo interesse su quale prospettiva potrebbe dare al suo partito e, soprattutto, all’Italia rispetto alla collocazione in ambito comunitario. Gli abbiamo chiesto, quindi, come si comporterebbe in caso di vittoria.
Anzitutto, lei crede di avere qualche chance?
Ho il coraggio che mi deriva dalla volontà di cambiare il Pd. Ho la competenza europea, il respiro internazionale, il radicamento sul territorio necessari per poterlo trasformare.
Sì, ma i sondaggi attribuiscono a Renzi una vittoria schiacciante.
I sondaggi non hanno alcuna affidabilità. Pochi sanno, infatti, che il congresso si svolge in due turni. Il primo, che è decisivo, si svolge dal 7 al 17 novembre. Allora, gli iscritti decideranno chi, tra i quattro candidati, resterà in lizza. Nella seconda fase, i tre rimasti, gareggeranno per le primarie aperte dell’8 dicembre. Ebbene, i sondaggi che circolano oggi dovrebbero essere stati effettuati attraverso le interviste agli iscritti del Pd. Tuttavia, nessuno dispone dell’elenco.
Se lei vince, come trasformerà il Pd?
Diventerà un partito federale, in cui contano in territori, e non Roma.
Oggi conta Roma?
Indubbiamente. Contano i burocrati romani, un gruppo ristretto di dirigenti.
Scusi, ma non conta chi ha le tessere?
No, conta il gruppo romano. Ovvero chi ha guidato il partito fino a qualche mese fa.
Cosa intende con partito federale?
I poteri saranno trasferiti dal centro alle periferie; le candidature saranno decise a livello locale e regionale; gli iscritti saranno chiamati a votare dei referendum consultivi sulle grandi scelte programmatiche del partito; ci metteremo in rete con le grandi associazioni dei commercianti, del terzo settore, degli imprenditori; ogni anno, presenteremo un resoconto su quanto è stato fatto nei territori in cui qualcuno di noi è stato eletto.
Lei cos’ha di sinistra?
Destra, sinistra, centro sono termini desueti. Valgono i contenuti d’avanguardia. Come la riforma del fisco nel senso dell’equità: dobbiamo spostare l’imposizione fiscale dall’impresa e dal lavoro alla speculazione finanziaria, legandola al reddito. Non è più accettabile che chi è ricchissimo subisca un’imposizione bassissima, quando il ceto medio è stato sfracellato dall’austerità. Dobbiamo, inoltre, puntare su un welfare delle capacità, concentrandoci su formazione, educazione, ricerca e innovazione, fattori indispensabili per garantire il futuro del capitale umano del nostro Paese.
A proposito di austerità, come pensa di giocarsela con l’Europa?
Dobbiamo spiegare alla Merkel che abbiamo già dato. Saremo fedeli agli equilibri di bilancio, ma pretendiamo una modifica al patto di stabilità; non si può mantenere un’ottusa e dogmatica osservanza del tetto del 3% al rapporto deficit/ Pil anche in merito alle spese per investimenti nei settori che trainano lo sviluppo e creano occupazione.
Chi decide quali voci di spesa sono investimenti?
Lo decideranno le istituzioni europee, onde evitare che dietro una generica voce figurino, in realtà, spese assistenziali e clientelari.
Ci hanno provato in tanti a convincere la Merkel
Dovremo stare in Europea con autorevolezze e senza subalternità, rivendicando i sacrifici che hanno fatto i nostri cittadini. Se, poi, si intende continuare di questo passo, si farà presente alla Merkel che l’Ue diventerà un mercato morto.
La Bce dovrebbe batter moneta?
Certo. Dovrebbe essere prestatore di ultima istanza.
Se vince, cosa ne sarà del governo Letta?
Il problema di Letta è Berlusconi, non di certo il Pd.
Come si comporterà con gli altri candidati?
Sono favorevole ad una leadership inclusiva e collettiva. Le migliori intelligenze del partito, dovranno essere cooptate per trasformare il partito.
Che legge elettorale propone?
Una legge che preservi il bipolarismo e salvaguardi il diritto dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti, attraverso le preferenze o i collegi molto piccoli. Escludo le larghe intese dal mio orizzonte politico.
Cosa ne pensa di Renzi?
E’ una risorsa e una ricchezza per il Pd, ha grande capacità energetica, un forte impatto mediatico, e allarga il consenso del Pd. lo invito a dettagliare meglio i contenuti della sua proposta.
(Paolo Nessi)