Benché la sua carica sia stata azzerata da un ufficio di presidenza che aveva scongiurato di rinviare, e benché lo stesso ufficio abbia annullato la sua prospettiva politica, cancellando il Pdl e ricostituendo Forza Italia, Alfano, evidentemente, non si considera sconfitto. Non del tutto, almeno. Per questo, intervistato da Bruno Vespa per il suo ultimo libro, ha spiegato: «La mia idea non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie. Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti». Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, ci spiega cosa sta succedendo nel centrodestra.
Cosa ne pensa della proposta di Alfano?
Le primarie rappresenterebbero uno strumento opportuno, efficace e consolidato dato che, in Italia, il Pd le ha ripetutamente indette; grazie alle elezioni dal basso, introdurrebbero inoltre un principio di democrazia che sarebbe un fattore decisamente positivo per un partito tanto verticistico. Va anche detto che la proposta di Alfano è tardiva.
Perché?
In passato, avrebbe dovuto perseguire la strada delle primarie con più determinazione. L’operazione avrebbe premiato la sua leadership.
Il 2 ottobre, quando Berlusconi fu costretto a votare la fiducia al governo, sembrava che Alfano e i suoi avessero qualche chance di conquistare il partito e affermare la propria prospettiva. Cos’hanno sbagliato?
Hanno concesso troppo tempo ai loro avversari. Alfano, in particolare, sia per riconoscenza nei confronti di Berlusconi che per senso di responsabilità, ha voluto evitare strappi eccessivamente bruschi, che avrebbero portato alla rottura. Tuttavia, avrebbe dovuto difendere e promuovere con molta più forza e convinzione quella linea di sostegno al governo che stava emergendo e si stava affermando rispetto a quella di chi intende tuttora legare la vicenda giudiziaria di Berlusconi alla caduta dell’esecutivo. Il rallentamento di Alfano, quindi, ha rappresentato una sorta di trappola nella quale tutto il fronte delle colombe è caduto.
Quale trappola?
Erano convinti che il tempo avrebbe giocato a loro favore, alla luce dell’imminente decadenza di Berlusconi e della convinzione che un suo passo indietro sarebbe arrivato di lì a poco.
In ogni caso, se Alfano parla di primarie, dà forse per scontato che a questo punto il partito resterà unito?
La scissione mi pare improbabile. Anzitutto, perché si tradurrebbe nella nascita di un nuovo gruppo parlamentare al Senato di consistenza non particolarmente rilevante; inoltre, sarebbe giustificata esclusivamente nel caso in cui il partito si spaccasse seriamente sull’appoggio al governo. Quel che è certo, tuttavia è che, a Berlusconi, farlo cadere non conviene. Salvo non voglia trasformare il partito in un una sorta di ridotta “falchista”.
Crede che Berlusconi potrebbe concedere realmente le primarie?
Non è possibile azzardare previsioni. Presumibilmente, la sua scelta sarà dettata più da ragioni psicologiche e personali che politiche. D’altro canto, è pur sempre il padrone del partito. Anche tecnicamente, essendone il principale finanziatore. Di certo sarebbe ragionevole che le concedesse. Sarebbe funzionale a sancirne l’immagine di politico di alto livello. Creerebbe così le condizioni per un ricambio e per la successione. Ciò non rappresenterebbe necessariamente un abbandono della scena pubblica. Il partito, infatti, di cui potrebbe fare il padre nobile, continuerebbe ad aver bisogno di una guida e del suo patrimonio elettorale.
Berlusconi potrebbe concedere le primarie ma prendervi parte?
No, l’eventuale partecipazione di Berlusconi le annullerebbe. Si tratterebbe di una finta.
Crede che Alfano avrebbe buone chance di vittoria nel caso in cui lo sfidante fosse Raffaele Fitto?
Penso che Alfano, in teoria, potrebbe sconfiggere Fitto anche perché, a differenza sua, rappresenterebbe una maggiore garanzia di ricambio. Questo, a patto che Fitto non diventi il candidato di bandiera di Berlusconi. In tal caso, la vittoria di Alfano sarebbe tutt’altro che scontata.
(Paolo Nessi)