In difesa del ministro Cancellieri è intervenuto in Aula anche Renato Brunetta, il quale ha confermato la linea del partito a favore della Guardasigilli. Il capogruppo Pdl alla Camera ha inoltre parlato del caso Ligresti citando il caso Ruby, quando Silvio Berlusconi chiamò la Questura per far liberare la marocchina: Brunetta ha quindi chiesto al ministro “di non farsi intimidire e di fare 12.350 telefonate, una per ogni persona sottoposta in regime di custodia. Una persona sta male e cosa deve fare un ministro? Deve esercitare la pietas e non può discriminare nessuno, neanche un Ligresti odiatissimo da De Benedetti e dai suoi giornalisti. Abbiamo letto come Repubblica ha ricostruito la storia ma lei ha fatto bene ed è andata avanti”. Dati alla mano, ha aggiunto Brunetta, “sono 10.000 i reclusi che risulteranno innocenti e questo è uno scandalo, non per una telefonata per la quale ha dovuto fornire spiegazioni alla procura di Torino, con il procuratore Caselli che ha difeso il suo operato mentre il funzionario a cui si è rivolta ha confermato di non aver subito pressioni”.



Concluso l’intervento in Aula a Palazzo Madama, il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri è arrivata a Montecitorio per l’informativa alla Camera sul caso Ligresti. La Guardasigilli si è presentata in Aula insieme al premier Enrico Letta e ha preso la parola.

Renato Schifani conferma la linea del Pdl e, intervenuto in Aula, difende il ministro Cancellieri: “Lei ha parlato di possibilità istituzionali. Da garantista spiace come sia declinato il caso. Lei ha parlato di suo figlio, grazie ministro ma noi non glielo avremo mai chiesto. Il tema della Ligresti fa riflettere sull’uso della carcerazione preventiva. L’attuale impianto priva preventivamente la libertà di un soggetto. Mi chiedo c’era bisogno di tenere in stato detentivo Scaglia?”. Il problema, quindi, “è di legislazione, ministro lei deve intervenire sulle maglie. La libertà è un bene primario”. Ovviamente diverso il commento degli esponenti del Movimento 5 Stelle, tornati a chiedere a gran voce le dimissioni della Guardasigilli: secondo il senatore grillino Alberto Airola, “la signora ministra dovrebbe cominciare a dare il buon esempio e dimettersi”. “Può un ministro della Giustizia, la Dea bendata, mettersi a disposizione di un’intera famiglia per cui ha lavorato anche suo figlio? – si chiede – Per noi non può e ciò rivela che c’è un tessuto di potere in Italia che è un intreccio che andrebbe definitivamente bonificato”.



“Considero la fiducia del Parlamento decisiva per il prosieguo del mio mandato”, ha ribadito in Aula il ministro Cancellieri. Quindi, se dovesse essere chiaro che “è venuta meno o si è incrinata la stima istituzionale su cui deve fondarsi il mandato ministeriale”, allora “non voglio essere d’intralcio e pertanto non esiterò a fare un passo indietro”.

Mentre la Cancellieri stava ancora parlando in Senato, Vito Crimi tornava a protestare dal suo profilo Facebook: “Ministro – ha scritto il senatore del Movimento 5 Stelle -, perchè i ricchi e i potenti appena mettono piede in carcere stanno subito in condizioni di salute tali da essere incompatibili con il regime carcerario? E trovano subito un medico che lo certifica e un giudice che accoglie la richiesta di arresti domiciliari. Perchè rimangono invece inascoltate le mille istanze di detenuti cittadini normali? 
Per loro forse il regime carcerario è sempre compatibile con il loro stato di salute…qualunque sia la loro condizione di salute?”.



Il ministro Cancellieri ha ricordato la sua amicizia con Antonino Ligresti, ma “in nessun modo la mia carriera è stata influenzata da rapporti personali”, facendo poi notare che il medico del carcere di Vercelli segnalò la gravità del caso di Giulia Ligresti il 12 agosto. “Le mie segnalazioni, invece, sono del 19, cinque giorni dopo”. Inoltre, nella telefonata con Gabriella Fragni “esprimevo un sentimento di vicinanza e mi rendo conto che qualche espressione possa aver ingenerato dubbi, mi dispiace e mi rammarico di avere fatto prevalere i miei sentimenti sul distacco che il ruolo del ministro mi dovevano imporre”, ma “mai ho derogato dal mio dovere”. Poi il ministro ha aggiunto: “La scarcerazione di Giulia Ligresti non è avvenuta a seguito o per effetto di una mia ingerenza, ma per indipendente decisione della magistratura torinese”. “Ogni vita che si spegne in detenzione è una sconfitta per lo Stato e per il sistema carcerario. Io ne sento il peso e per questo ho dedicato parte rilevante mio impegno al problema carcere”.

E’ iniziato il discorso del ministro della Giustizia, in una seduta presieduta dal presidente del Senato Pietro Grasso: “Non ho mai sollecitato nei confronti di organi competenti la scarcerazione di Giulia Ligresti e non ho mai indotto altri ad agire in tal senso”, ha ribadito in Aula la Cancellieri, secondo cui “la scarcerazione non è avvenuta a seguito di alcuna mia pressione”. “Mi faccio carico personale delle segnalazioni – ha poi aggiunto -. L’applicazione delle regole così ha voluto. Si è molto idealizzato sul trattamento carcerario di Giulia Ligresti e si dirà che non a tutti è concesso a bussare al ministro della giustizia. Vero, ma posso garantire sul mio onore che nessuno più di me nota questa disparità”.

Inizierà a minuti il discorso che il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri terrà nell’Aula del Senato per chiarire quanto avvenuto nel caso della scarcerazione di Giulia Ligresti. La Guardasigilli è arrivata poco fa a Palazzo Madama, seguita pochi minuti più tardi dal presidente del Consiglio, Enrico Letta.

“Ad oggi sono per le dimissioni, come mi ha confermato Roberto Castelli il suo è stato un comportamento scorretto”. A dirlo è il governatore lombardo Roberto Maroni. “Noi non diamo giudizi affrettati o pregiudiziali – ha poi aggiunto il segretario della Lega – vogliamo sentire quello che ci dirà. Se non ci convincerà, appoggeremo la richiesta di dimissioni”. Anche il Movimento 5 Stelle continua a chiedere a gran voce le dimissioni della Guardasigilli: “La Idem a causa dell’Ici non pagata ha dato le dimissioni in dieci giorni – si legge sul blog di Beppe Grillo – La Cancellieri forse non le darà mai. Il motivo è semplice. La Cancellieri fa parte di quel mondo composto da politici, banchieri, istituzioni, finanzieri, inestricabile come una foresta pietrificata. Nessun monito da parte di Napolitano per questo scandalo per l’ingerenza di un ministro su una detenzione, avvenuta grazie a rapporti di lunga data con Ligresti. Non un fiato da Capitan Findus Letta. Hanno paura di essere travolti e credono che il silenzio li salverà, ma sono già condannati”.

“Noi invitiamo calorosamente e convintamente il ministro Cancellieri a rimanere a fare il ministro della Giustizia, come lo sta facendo”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, oggi alla fiera di Rho-Pero per l’inaugurazione del salone Eicma. “Il ministro Cancellieri – ha poi aggiunto il vicepremier – è una persona perbene, un funzionario dello Stato di altissimo pregio, con una carriera brillante che non può essere oscurata da un gesto che noi riteniamo compatibilissimo con i suoi doveri d’ufficio. Il fatto che tale gesto sia stato compiuto in tantissime altre circostanze per tantissimi altri detenuti, rende chiaro il suo comportamento, per cui da parte nostra c’è il massimo sostegno”.

Il ministro Cancellieri ha da poco preso l’aereo che da Strasburgo la riporterà a Roma dove questo pomeriggio riferirà in Parlamento sul caso Ligresti. Poco prima di imbarcarsi, la Guardasigilli si è detta “serena”, “una serenità per la coscienza limpida”. Intanto dalla sua parte si è recentemente schierato anche il ministro della Difesa, Mario Mauro, il quale ha detto a margine di una conferenza stampa che la Cancellieri “è persona onesta e trasparente. Credo che non debba vergognarsi di ciò che ha fatto e che il momento doveroso del chiarimento parlamentare possa fare uscire il governo più forte”. Meno chiara la posizione del Pa, che attende i chiarimenti alla Camera e al Senato: “Ascolteremo e valuteremo – ha detto il leader democratico Guglielmo Epifani intervistato da La Stampa – Ciò detto conosciamo la Cancellieri da tanti anni. Ovunque ha lavorato, da prefetto, in funzioni delicate, lo ha sempre fatto con grande serietà e tutti ne hanno sempre parlato bene”.

Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri è atteso questo pomeriggio in Parlamento dove risponderà alle richieste di chiarimento sulla scarcerazione di Giulia Ligresti. Alle ore 15 sarà in Senato, mentre alle 17.30 terrà il discorso alla Camera, dove ieri il gruppo del Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti per chiederne le dimissioni: “Un ministro della Giustizia che si sia lasciato condizionare nel suo operato dai suoi rapporti personali con la famiglia Ligresti – si legge nel testo presentato dai grillini e diffuso dall’Adnkronos – agendo, oltretutto, con una marcata disparità di trattamento verso gli altri detenuti ‘non eccellenti’ e utilizzando i magistrati che operano all’interno del ministero è un’ombra indelebile sulla sua figura istituzionale da un punto di vista etico, morale e politico”.

Il ministro Cancellieri era quindi tornata a difendersi, spiegando in una intervista al Messaggero di non avere affatto intenzione di dimettersi: “No, assolutamente. Anzi, combatto, querelo e vado avanti. Non mi faccio intimidire. Personalmente sono una roccia. Il metodo Boffo lo abbiamo ben conosciuto in altri tempi. Bisogna reagire”. Se però fosse proprio Letta a chiederle di fare un passo indietro, allora “sì, lo farei – ha detto la Guardasigilli – ma dovranno anche spiegare al Paese il perché di ciò. Non consento che si passi sopra il mio onore”. Cancellieri ha inoltre confermato la sua versione: “Il mio interessamento ad una donna anoressica, che rischiava il suicidio, non ha di certo inciso sulla decisione della magistratura, come ha spiegato lo stesso procuratore Caselli – ha detto -. E poi, ricordo che il magistrato che ha valutato quelle intercettazioni non vi ha trovato nulla di penalmente rilevante. Questa è malafede. È accanimento”. Qualche ora più tardi da Strasburgo, dove è in programma l’incontro con i vertici del Consiglio d’Europa e della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, il ministro è anche passato all’attacco, dicendo di avere intenzione di rimanere al proprio posto ma solo se le verrà accordata “piena fiducia”: “O mi chiedono di rimanere con piena dignità e pieno rispetto – ha chiarito – o non sarò mai un ministro dimezzato. Devo affrontare temi molto delicati, o me li fanno affrontare a testa alta o se ne trovino un altro”.