Dopo un lungo incontro con Raffaele Fitto e una successiva telefonata con Alfano, Silvio Berlusconi ha annunciato ieri di voler anticipare il Consiglio Nazionale a sabato 16 novembre (inizialmente era in programma l’8 dicembre). Come annunciato già da Roberto Formigoni nelle scorse settimane, i governativi hanno messo a punto il loro documento in otto punti da sottoporre proprio al Consiglio.
Riconoscimento “della leadership di Berlusconi. Riteniamo che il nostro partito debba affrontare questa nuova sfida del passaggio a FI senza smarrire lo slancio delle origini. Siamo convinti che un partito liberale sia tale anche nel suo regime interno, che l’esercizio della leadership insieme all’introduzione di criteri di meritocrazia sia in continuità con il grande cambiamento impresso nel 1994”.
“Noi abbiamo testa, cuore e entrambi i piedi ben piantati nel centrodestra. In continuità con la nostra storia, intendiamo perseguire l’obiettivo di un centrodestra inclusivo, maggioritario e vincente”.
“Siamo convinti che l’uso politico della giustizia sia da 20 anni a questa parte il nodo gordiano che impedisce all’Italia di diventare una democrazia matura. E riteniamo che una guerra giudiziaria senza esclusioni di colpi scatenata contro Berlusconi rappresenti il paradigma di questa esiziale anomali”.
“Crediamo che l’impegno sulla giustizia sia prioritario tanto sul fronte della lotta al suo uso politico quanto sul versante delle riforme. Riteniamo però che lottando per lo Stato di diritto non dobbiamo mai smettere di rappresentare le istanze e i bisogni di un Paese in difficoltà. Non vi è contraddizione alcuna”.
“Tutti noi abbiamo chiesto il voto dei cittadini per realizzare il nostro programma con un governo di centrodestra. Ma una legge elettorale inadeguata e l’attuale contesto ha determinato un ingovernabilità e di fronte ad una crisi senza precedenti abbiamo voluto assicurare al paese un governo. Per primo lo ha voluto Silvio Berlusconi».
“Riteniamo che disattendere istanze di stabilità significherebbe tradire l’Italia, marginalizzare il centrodestra e allontanare la prospettiva di un governo del Paese a tutto vantaggio della sinistra”.
“La contingenza oggi ci impone di condividere la responsabilità di governo con i nostri avversari tradizionali. A questa esperienza non ordinaria noi prendiamo parte con le nostre idee, i programmi e la nostra identità e storia. Ma centrodestra e centrosinistra restano alternativi. Per questo noi vogliamo che il governo abbia respiro sufficiente per realizzare con un’ampia condivisione quelle riforme costituzionali che sole possono dare all’Italia sviluppo. Raggiungere questo obiettivo significherebbe istituzionalizzare la novità portata da Berlusconi nel sistema politico italiano”.
“Interrompere oggi il cammino delle riforme significherebbe porre le premesse per una nuova situazione di ingovernabilità e debolezza politica e per nuove probabili larghe intese. Noi non lo vogliamo. E non vogliamo finire sotto le macerie del Paese magari addirittura condividendo questa sorte con gli avversari per paura di concorrere a riscrivere insieme le regole del gioco. Noi vogliamo essere innovatori nella politica e nel Paese per tornare a vincere e vincere per l’Italia”.