La stella di Renzi brilla come non mai e, con un Berlusconi impossibilitato a candidarsi alle prossime elezioni per gli effetti della legge Severino e per la condanna a due anni di interdizione dai pubblici uffici, pare destinata a brillare ancora più forte; il sindaco di Firenze si accinge a vincere a mani basse la competizione per la leadership del partito e, alle prossime elezioni, se sarà il candidato del centrosinistra alla presidenza del Consiglio, potrebbe facilmente replicare. Senza che un ostacolo imprevisto non gli si metta tra i piedi. Attualmente, nel centrodestra non si vede un leader in grado di tenergli testa. Se, tuttavia, l’ipotesi di una candidatura di Marina Berlusconi dovesse concretizzarsi (cosa molto improbabile), allora Renzi potrebbe trovarsi in difficoltà; certo, i sondaggi sostengono che sia dieci punti avanti all’Ad della Mondadori. Ma i sondaggi non tengono conto del fatto che si è contrapposta una realtà a ciò che, attualmente, realtà ancora non è. Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè,ci spiega perché la chance di vittoria di Marina non sono così remote.



Finora, Renzi è in testa rispetto a Marina di svariati punti.

E’ veramente troppo presto per dirlo. Anzitutto, perché Renzi, in questo momento, beneficia della spinta mediatica delle primarie e nell’immaginario collettivo è il prossimo candidato del centrosinistra. Marina, invece, rappresenta un’ipotesi sospesa, un pagina da scrivere interamente. Non è, quindi, possibile fare il confronto tra qualcosa che esiste e qualcosa che non esiste. Detto questo, per comprendere il reale potenziale di Marina, occorre cogliere il senso dell’operazione di Berlusconi nel far ripartire Forza Italia.



Ci spieghi.

L’ex premier, rifondando il suo primo partito, non intende certo vincere le elezioni, ma perimetrare la sua area di consenso; che non coincide con quello del Pdl e neppure con il berlusconismo. Si tratta, invece, degli elettori che lo seguirebbero sempre e comunque. Ecco, Marina non va analizzata tanto in qualità di ipotetica sfidante di altri candidati quanto per la sua capacità di raccogliere l’eredità del padre, un’eredità che corrisponde a circa il 14-16 per cento dell’elettorato.

Fatto 10 Berlusconi, Marina a quanto ammonta?

A dire il vero, i voti di Berlusconi sono paragonabili ad pacchetto di azioni che può essere tranquillamente e interamente trasferito. Attenzione, però: solo ed esclusivamente a Marina. Con chiunque altro, il tentativo fallirebbe.



 

E se Berlusconi si scegliesse, per davvero, un delfino e lo indicasse come suo successore?

Neanche in quel caso funzionerebbe. L’eventuale successore, di cognome, deve far necessariamente Berlusconi. Ciò non significa che un Alfano sia destinato a prendere meno voti di Marina: il primo, pur non disponendo del pacchetto di voti della seconda, è maggiormente in grado di aggregare il consenso e recuperarlo altrove. Resta il fatto che è chiaro che Marina, rispetto a Renzi, non può essere considerata così indietro. I dieci punti di distacco, se la sua candidatura diventasse reale, potrebbero essere facilmente colmati. Tanto più che l’ad Mondadori ha un ulteriore vantaggio.

 

Quale?

La base elettorale da cui parte è un fattore di cui Renzi, attualmente, non dispone. Gode, infatti, di un consenso d’opinione che non si è ancora tradotto in realtà. Il suo zoccolo duro ancora non esiste. Se la sfida, quindi, fosse tra di loro, ci troveremmo di fronte a due competitor estremamente diversi. Di sicuro, la discesa in campo di Marina renderebbe la vittoria di Renzi tutt’altro che scontata.  

 

(Paolo Nessi)