Roberto Calderoli ha fiutato l’inganno. La maggior parte delle forze politiche, dietro il paravento di improbabili riforme, cela una volontà perversa: mantenere intatto l’attuale sistema elettorale. «Basta con i giochini. Chi chiede il doppio turno sapendo che non c’è una maggioranza» in grado di sostenerlo «sta richiedendo il Porcellum», afferma il senatore leghista. Lui che, del Porcellum, è il padre. Ma che, in realtà, ha ormai da tempo disconosciuto. Gli abbiamo chiesto di spiegarci come stanno realmente le cose.



Perché dice che tutti, in realtà, vogliono il Porcellum?

Registro che, in questi anni, noi della Lega ci abbiamo messo tutta la volontà possibile per cambiare la legge elettorale. I lavori in Commissione hanno lasciato intendere, a più riprese, che si fosse a buon punto. Eppure, dopo 8 anni in cui si sono avvicendati un governo di sinistra, uno di destra, uno dei tecnici, e un altro di larghe intese, ancora non è stata cambiata. Ora, se ne vengono pure fuori con la pregiudiziale del doppio turno. E’ evidente, quindi, che nessuno la vuole cambiare.



Perché l’ipotesi di un doppio turno rende impossibile varare una nuova legge?

E’ stato sufficiente parlare con diversi esponenti di tutti i gruppi parlamentari per rendersi conto che una legge elettorale che includa un doppio turno non la vuole nessuno. Quindi, è evidente che non esiste la maggioranza per vararla.

Sta dicendo che la vuole solamente il Pd, che in commissione Affari costituzionali si è fatto promotore di una legge a doppio turno?

Neanche tutto il Pd, ma solo un parte. Di sicuro, la parte renziana vuole il Porcellum. E, sapendo benissimo che il doppio turno non passerà, preme perché il Parlamento perda tempo a studiare l’ipotesi, per poi rendersi conto che non potrà fare altro che bocciarla.



Lei, in ogni caso, sarebbe favorevole al doppio turno?

Con la Costituzione vigente, no. Si determinerebbe il rischio, altamente probabile, di coalizioni differentemente composte nei due rami del Parlamento. Per intenderci, è possibile che alla Camera, al doppio turno, si alleino A e B, e al Senato, C e D.

La Corte costituzionale, tuttavia, potrebbe bocciare il premio di maggioranza. A quel punto, non avremo più il Porcellum, ma un proporzionale.

L’obiezione sollevata presso la Corte è irricevibile. Nasce, infatti, dall’iniziativa di un singolo cittadino il cui ricorso, in primo e in secondo grado è stato respinto, ma accolto in Cassazione. Si dà il caso che la nostra Costituzione preveda l’accesso diretto alla Consulta esclusivamente nel caso in cui il governo ritenga che una Regione abbia legiferato in materie eccedenti le proprie competenze o nel caso in cui una Regione ritenga che una legge dello Stato leda la sua sfera di competenza. Se passasse il principio in base al quale un singolo cittadino può adire la Corte, avremmo una totale paralisi del sistema giudiziario. Peraltro, ci si dimentica che i giudici supremi già in passato si sono espressi negativamente sul referendum per abrogare la legge elettorale.

 

Ci spieghi.

La Corte ha già respinto i quesiti, dichiarandoli illegittimi, perché avrebbero determinato un vuoto normativo rispetto ad una legge obbligatoria. La Corte, inoltre, fece presente che la legge elettorale, nel caso fosse stata bocciata, non sarebbe diventata incostituzionale dall’istante della bocciatura stessa in avanti, ma fin dalla sua origine. In sostanza, il sistema elettorale si sarebbe dovuto ritenere illegittimo da sempre.

 

L’ipotesi, quindi, che effetti potrebbe sortire?

L’incostituzionalità della legge determinerebbe l’illegittimità dei Parlamenti di tre legislature consecutive, di tutte le leggi che hanno approvato, delle due elezioni del presidente della Repubblica e pure della Corte costituzionale stessa, la cui composizione è nata, in parte, da quei Parlamenti dichiarati illegittimi.

 

Mettiamo, per astratto, che la Corte dia un’indicazione generica di abolizione del premio di maggioranza.

A quel punto, saremmo “cornuti e mazziati”. Avremmo un proporzionale puro. Ma con le liste bloccate. Peggio della Prima Repubblica.

 

Lei cosa propone?

Tutti propongono il ritorno al Mattarellum ma, in realtà, nessuno ipocritamente lo vuole. Che escano allo scoperto: noi abbiamo fatto presente che è sufficiente un articolo di due commi per abolire la legge vigente a tornare a quella precedente. Magari, con alcuni correttivi, quali l’introduzione dei collegi uninominali e l’eliminazione dello scorporo che, nelle passate legislature, congiuntamente al fenomeno delle liste civetta, determinò una condizione tale per cui non si era riusciti a raggiungere il plenum delle Assemblee.

 

(Paolo Nessi)

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