Lo scontro interno al Pdl sembra ormai inevitabile. Al Consiglio nazionale, si fronteggeranno la posizione degli alfaniani e quella dei falchi. I primi stanno raccogliendo firme per un documento che ribadisce la fedeltà al governo e chiede regole democratiche per il partito. Affermano di aver superato le 312 adesioni, conquistando così più di un terzo degli 800 delegati nazionali, cifra sufficiente per impedire ogni modifica alla statuto (servono almeno i due terzi); il documento dei secondi, invece, promuove la ratifica dell’ufficio di presidenza, disertato dai governativi, in cui è stata approvata la rinascita di Forza Italia; il loro testo sarebbe stato siglato dal 75% dei delegati. Si dà il caso, tuttavia, che i due manifesti non siano incompatibili, e che i delegati che hanno firmato l’uno, potrebbero anche aver firmato l’altro. Difficile, quindi, dire come andrà a finire. Nel frattempo, alcuni, tra cui i senatori Paolo Romani, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, stanno lavorando per l’unità del partito. Non sono né falchi né colombe, ma si sono autoproclamati “pontieri”. Abbiamo chiesto proprio a Matteoli di spiegarci come sta evolvendo la situazione.
Lo scontro finale è imminente?
Francamente, da quello che vedo, non mi pare che le distinzioni siano così profonde e una scissione mi sembrerebbe del tutto immotivata.
Perché?
Perché sia i cosiddetti falchi che le cosiddette colombe condividono due principi di fondo: tutti si riconoscono nel leader Berlusconi. Ogni volta che parlo con Alfano, mi ribadisce che lui non ha nessuna intenzione di mettere in discussione il fatto che Berlusconi è il punto di riferimento del centrodestra; entrambe le anime, inoltre, sono convinte della necessità di cambiare questa legge di stabilità.
Non tutti, nel suo partito, sono convinti della legittimità di staccare la spina al governo se la legge non sarà approvata definitivamente con le misure che avete chiesto fin dall’inizio.
Indubbiamente, su tale questione, il dissenso c’è. Mi pare evidente, in ogni caso, che non potremmo più far parte di questa maggioranza, laddove la legge di Stabilità fosse approvata senza che contenga la cancellazione definitiva dell’Imu sulla prima casa. L’abolizione, infatti, era la condizione necessario richiesta dal Pdl per stare nel governo di larghe intese.
In ogni caso, le due componenti stanno raccogliendo firme per due documenti contrapposti che saranno poi votati al Consiglio nazionale.
Guardi, uno dei due testi, non è altro che il documento approvato dall’Ufficio di presidenza, sottoscritto dai falchi, in cui si approva la rinascita di Forza Italia; l’altro, è un documento in 8 punti, 7 dei quali sono del tutto identici a quello dei falchi. L’unico differenza che, effettivamente, non è da poco, è quella relativa al governo: i moderati affermano che vada sostenuto sempre e comunque.
Quindi?
Quindi, su questo punto, ci confronteremo.
A dire il vero, c’è anche la questione della democrazia interna: i falchi hanno azzerato tutte le cariche, gli alfaniani vogliono che tutti i ruoli siano su base elettiva.
Non riesco a immaginare un partito privo di regole democratiche. Credo che alla fine, su questo, troveremo un accordo.
Gli alfaniani, infine, chiedono un partito inscritto nel solco della tradizione popolare e del Ppe. I falchi sembrano di tutt’altro avviso.
No, assolutamente. Anche sul fatto che Forza Italia farà parte del Ppe, non ci sono dubbi.
Dicevamo del sostegno al governo: mettiamo che Berlusconi decida di farlo cadere, e le colombe di continuare ad appoggiarlo: cosa succede?
Beh, a quel punto, ci sarebbe la scissione. Benché sarebbe come ho già detto irragionevole, se il rischio non ci fosse, non mi sarei dato il ruolo di pontiere… Per questo motivo sto facendo la spola tra una componente e l’altra per convincere tutti dell’importanza dell’unità.
Ha sentito anche Berlusconi?
L’ho sentito oggi (ieri, ndr) attorno alle 14.00. Ovviamente, come tutti i leader, sta lavorando per l’unità. Anche perché, evidentemente, le scissioni nascono contro i capi. Figuriamoci, quindi, se vuole una scissione contro se stesso.
(Paolo Nessi)