Tra le altre cose, la riforma della legge elettorale era la condizione necessaria posta da Napolitano per accettare un secondo mandato presidenziale; le forze politiche stanno lavorando per cambiarla e tutto lascia indurre a un certo ottimismo. Eppure, in tanti sospettano che, per l’ennesima volta, la politica troverà degli espedienti per lasciare tutto invariato. Roberto Calderoli, per esempio, ha affermato su queste pagine che l’introduzione del doppio turno di coalizione di cui si sta discutendo, in realtà, non la vuole nessuno. Di conseguenza, si sta esaminando un elemento rispetto al quale non esiste la maggioranza necessaria per approvarlo; questo, perché ai partiti fa comodo tenersi il Porcellum. L’attuale sistema potrebbe essere comunque abrogato se la Corte costituzione, il 3 dicembre, dichiarasse l’attuale premio di maggioranza illegittimo. Tuttavia, non è escluso che l’obiezione sulla quale dovrà pronunciarsi sia irricevibile. Oltre a Calderoli, Nicolò Zanon aveva fatto presente che, essendo stata presentata da un singolo cittadino, manca il requisito dell’incidentalità. In sostanza, se chiunque potesse rivolgersi alla Consulta, il nostro sistema giudiziario si paralizzerebbe. Abbiamo affrontato tali questioni con Luciano Violante, ex presidente della Camera.
Secondo Calderoli, non esiste una maggioranza per introdurre il doppio turno
Ho notizie diverse. Il Pd, Scelta civica e Sel hanno presentato avant’ieri un documento che ne propone la introduzione. Alla Camera, la maggioranza è ampia. Il problema, casomai, è al Senato, dove la legge andrà costruita, ponendo anzitutto la questione nei seguenti termini: è necessario disporre di una legge che garantisca una maggioranza di governo. Se il sistema per ottenerla con certezza non sarà il secondo turno di coalizione, non è un problema. Se ne trovi un altro, se c’è. Tale garanzia, tuttavia, rappresenta un fattore non negoziabile, così come non lo sono la possibilità per i cittadini di scegliere i propri candidati e l’assicurazione della parità di genere. Non si tratta di pretese, ma di una necessità per il Paese che ha bisogno di certezze.
Il ritorno al Mattarellum è un’opzione praticabile?
No, perché è studiato per un sistema bipolare. Nel nostro Paese, invece, i poli sono attualmente tre. Non è praticabile neppure il correttivo proposto da Calderoli e da alcuni esponenti del centrodestra al Porcellum, ovvero l’introduzione di una soglia del 40-45 per cento per ottenere il premio di maggioranza. Verosimilmente, infatti, nessuno riuscirà ad avvicinarsi a questa percentuale. Di conseguenza, ci troveremmo con un sistema proporzionale puro che ci precipiterebbe nuovamente nell’attuale situazione frammentata.
Non crede che il doppio turno, con il sistema bicamerale vigente, rischi di determinare coalizioni eterogenee (ad esempio, A e B alleati alla Camera e C e D alleati al Senato)?
I soggetti politici determinanti, attualmente, sono tre; non c’è insomma il soggetto D. Posto che l’M5S continuerà a correre da solo, chi si allea, alla Camera, con il Pd o con il Pdl, si comporterà al Senato in maniera analoga.
Scelta civica potrebbe allearsi alla Camera con un partito e al Senato con un altro.
E’ impensabile. Chi desse luogo ad un’operazione di questo tipo, perderebbe qualsiasi credibilità davanti ai cittadini. Inoltre, poiché nel secondo turno, evidentemente, gli elettori si esprimeranno in base al candidato premier, verrà votato sia alla Camera che al Senato il medesimo leader.
E’ possibile che la Corte costituzionale non accolga l’obiezione sulla legge elettorale, ritenendo che manchi il requisito dell’incidentalità?
La Corte non sta esaminando solamente la legge elettorale nazionale: il Tar di Milano, infatti, ha rinviato alla Consulta il sistema vigente in Lombardia sulla base delle medesima obiezione sollevata nei confronti della legge Calderoli, ritenendo cioè che il premio di maggioranza assegnato in Regione sia sproporzionato rispetto ai voti effettivamente ottenuti. Ora, posto che non so dirle come si esprimerà sulla legge nazionale, quel che è certo è che il Tar può adire legittimamente la Corte e che quest’ultima, verosimilmente, potrebbe dichiarare tale premio illegittimo.
Quindi?
Se la Corte accoglie l’obiezione sollevata dal Tar, le sue osservazioni, per analogia, si potrebbero facilmente applicare alla legge Calderoli. Insomma, non siamo di fronte ad un problema formale, ma sostanziale. Che il centrosinistra abbia conquistato il 55 per cento dei seggi con pochi voti in più delle formazioni avversarie stride con ogni principio, di questo siamo consapevoli.
In ogni caso, per anni il Parlamento non è riuscito a varare la riforma. Senza un pronunciamento della Corte, non crede che il rischio sia che tutto resti invariato?
Andiamo con ordine: martedì il Senato voterà gli ordini del giorno sulla legge elettorale presentati dalle forze politiche. Chi presiede la commissione Affari costituzionali dovrà, a quel punto, imporre tempi estremamente rapidi entro i quali i partiti dovranno trovare un’intesa sui suddetti punti di fondo. Se i partiti non saranno in grado di trovare un accordo, la palla passerà alla Camera. A Montecitorio c’è una maggioranza in grado di approvare la legge. Poi si costruirà una maggioranza anche al Senato.
Se la Corte bocciasse il Porcellum, ne conseguirebbe l’illegittimità di tutti i Parlamenti eletti con questo sistema, delle leggi da essi varati, e persino dell’elezione del presidente della Repubblica?
Ho l’impressione che la Corte non possa bocciare interamente le legge, perché si determinerebbe il vuoto rispetto a un principio fondamentale dello Stato: ogni istituzione deve sempre avere una legge che ne consenta il rinnovo. La Corte potrebbe eventualmente limitarsi a bocciare solo una parte dell’attuale legge elettorale. Il che, non darebbe adito ad alcuna situazione paradossale.
Anche nel sistema di elezione dei segretari provinciali del Pd c’è qualcosa che non va…
Personalmente, non ho condiviso la possibilità che chi non si fosse iscritto nel 2012 potesse iscriversi per il 2013 fino a un secondo prima del voto; a suo tempo, ho fatto presente che un sistema del genere avrebbe indotto i fenomeni a cui stiamo assistendo. E’ inevitabile che nel momento in cui si consente a chiunque di eleggere il segretario del partito (e non, attenzione, il candidato premier), si determinano delle forzature. Il nodo della questione, quindi, è legato alla concezione del Pd: è il partito degli elettori, dei simpatizzanti e dei passanti, oppure è il partito degli iscritti? E’ questa la distinzione di fondo tra Renzi e Cuperlo. Fermo restando che sono avvenuti fenomeni inqualificabili che vanno sanzionati pesantemente, mi piacerebbe che anche gli altri partiti accogliessero la sfida di celebrare pubblicamente un congresso come stiamo facendo noi, magari cercando di fare meglio di noi.
(Paolo Nessi)